In Iraq bisogna “scongiurare un genocidio”, lo ha ribadito il presidente degli Stati Uniti, Obama, rivendicando il successo dei primi raid aerei contro il cosiddetto Stato islamico. Bombardamenti per la cui conclusione - ha specificato – non è ancora prevista una data. Intanto continua l’allarme per la situazione dei civili e delle minoranze religiose. Il servizio di Davide Maggiore: ascolta
Radio Vaticana - “Non è un problema che si risolverà in poche settimane”, ha dichiarato Obama riferendosi ai jihadisti. “Continueremo a fornire assistenza militare all’esercito iracheno e alle truppe curde”, ha spiegato il presidente, confermando che però nelle operazioni sul terreno non saranno impiegati soldati statunitensi. Resta drammatica, in queto contesto, la situazione degli oltre 200 mila civili in fuga, in particolare quella della minoranza religiosa degli yazidi: 50 mila sono intrappolati sul monte Sinjar, nonostante i combattenti curdi abbiano dichiarato di aver aperto una strada per raggiungerli. Altri 4 mila – ha avvertito un attivista – sono a rischio di essere uccisi dagli islamisti se non si convertiranno. “Siamo concentrati sull’evitare un genocidio” sulle montagne, ha detto Obama, ricordando però che innumerevoli altri civili – compresi molti cristiani – hanno dovuto lasciare le proprie case. Intanto, secondo l’agenzia Reuters il Consiglio di Sicurezza dell’Onu prepara una risoluzione contro i fondamentalisti e i raid proseguono, ma la chiave della questione, ha avvertito Obama, non è solo nelle mani degli Stati Uniti. “Continuiamo a chiedere agli iracheni - ha concluso il presidente americano - di unirsi e formare quel governo inclusivo” di cui il Paese “ha bisogno in questo momento”.
Radio Vaticana - “Non è un problema che si risolverà in poche settimane”, ha dichiarato Obama riferendosi ai jihadisti. “Continueremo a fornire assistenza militare all’esercito iracheno e alle truppe curde”, ha spiegato il presidente, confermando che però nelle operazioni sul terreno non saranno impiegati soldati statunitensi. Resta drammatica, in queto contesto, la situazione degli oltre 200 mila civili in fuga, in particolare quella della minoranza religiosa degli yazidi: 50 mila sono intrappolati sul monte Sinjar, nonostante i combattenti curdi abbiano dichiarato di aver aperto una strada per raggiungerli. Altri 4 mila – ha avvertito un attivista – sono a rischio di essere uccisi dagli islamisti se non si convertiranno. “Siamo concentrati sull’evitare un genocidio” sulle montagne, ha detto Obama, ricordando però che innumerevoli altri civili – compresi molti cristiani – hanno dovuto lasciare le proprie case. Intanto, secondo l’agenzia Reuters il Consiglio di Sicurezza dell’Onu prepara una risoluzione contro i fondamentalisti e i raid proseguono, ma la chiave della questione, ha avvertito Obama, non è solo nelle mani degli Stati Uniti. “Continuiamo a chiedere agli iracheni - ha concluso il presidente americano - di unirsi e formare quel governo inclusivo” di cui il Paese “ha bisogno in questo momento”.
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