mercoledì, settembre 03, 2014
Solidarietà agli operai Tyhssenkrupp di Terni: "Col lavoro non si gioca!" 

di Paolo Fucili 

Quando il “Papa del sorriso” Albino Luciani osò affermare che Dio “è papà; più ancora, è madre”, la storia di quel tanto breve quanto frizzante pontificato racconta che non pochi teologi storsero la bocca. Quasi 36 tondi anni dopo quell'insolita affermazione (era il 10 settembre del 1978), nessuno però avverte ancora il bisogno di spendere una parola chiara ed autorevole, con un pronunciamento che risolva (o almeno ci provasse) coi crismi della "ufficialità" il dilemma "Dio Padre-Madre".

Il che fa pensare, per inciso, che tutto sommato non sia poi così disdicevole o scandaloso attribuire al buon Dio e al suo infinito amore anche qualche carattere femminile-materno; se d'altra parte è davvero "trascendente", come insegna il catechismo, come potrebbe definirsi secondo categorie delle differenze tra i due sessi? Poi è vero, anche Gesù, figlio primogenito, lo ha sempre chiamato "Padre" insegnando pure a noi a fare altrettanto. Ciò non toglie che da ultimo anche Francesco, narrano le cronache, argomentò una volta che Dio ci ama in un modo tutto "materno", con una "compassione", tema dell'Angelus del 9 giugno 2013, che per la terminologia biblica utilizzata "richiama le viscere materne: la madre, infatti, prova una reazione tutta sua di fronte al dolore dei figli".

Altro discorso, assai più pacifico e meno controverso, è quello invece sulla Chiesa che mai nessuno ha pensato di chiamar “padre”, al posto della "madre" consueta, appunto, come se non avesse alcun connotato di carattere maschile- paterno. E chissà quali curiosità svelerebbe una circostanziata indagine sui “perché”, primo dei quali verosimilmente è quello accennato oggi da Francesco ai fedeli riuniti in san Pietro all'udienza generale. Vale a dire, posto che "non si diventa cristiani da sé, con le proprie forze, in laboratorio", Bergoglio ha ripetuto oggi, e che anche la fede ha bisogno di "genitori", è Maria il modello "più bello e più alto" dell'essere "madre" per la Chiesa; "madre" e necessariamente non "padre", essendo donna il modello in questione.

Questione non solo, par di capire, di "concordanze" linguistiche e grammaticali. "Guardando a Maria", son parole ancora del Papa oggi, "scopriamo il volto più bello e più tenero della Chiesa"; quello di "mamma premurosa", proprio così, che "ci fa crescere nella fede". Come le mamme danno alla luce ed allevano i figli, così la Chiesa è "impegnata, come una madre, ad offrire ai suoi figli il nutrimento spirituale che alimenta e fa fruttificare la vita cristiana". Una madre che sa di "dover difendere i propri figli dai pericoli che derivano dalla presenza di satana nel mondo", esortandoli a "vigilare contro l'inganno e la seduzione del maligno".

"Questa", inutile dirlo, "è la Chiesa che tutti amiamo, questa è la Chiesa che amo io", è la logica conclusione: "una madre che ha a cuore il bene dei propri figli e che è capace di dare la vita per loro". Segue un ammonimento certo non nuovo, ma evidentemente utile sempre, nella predicazione del papa argentino: "la Chiesa", ovvero, "non sono solo i preti o i vescovi... tutti i battezzati insieme siamo la Chiesa". Tutti noi indistintamente, sottinteso donne e pure uomini, siamo "figli ma anche madri di altri cristiani"; e però "quante volte nella nostra vita non diamo testimonianza di questa maternità della Chiesa, di questo coraggio materno della Chiesa! Quante volte siamo codardi...". Non resta perciò che invocare la "mamma" per antonomasia, "madre del nostro fratello primogenito Gesù", perché ci insegni lei "ad avere il suo stesso spirito materno nei confronti dei nostri fratelli, con la capacità sincera di accogliere, perdonare, dare forza, infondere fiducia e speranza...".

Tra le note di cronaca spicca la presenza di un gruppo di fedeli iracheni salutati dal Papa con l'assicurazione che "come tutte le madri", la Chiesa sa anche "difendere i figli indifesi e perseguitati. [...] Siete nel cuore della Chiesa, la Chiesa soffre con voi ed è fiera di voi, fiera di avere figli come voi".

Un altro conflitto evocato dal Papa, nel salutare i polacchi presenti, è la seconda guerra mondiale che appunto scoppiò in Polonia 75 anni fa esatti, ad inizio settembre, con l'invasione nazista: "invochiamo il dono della pace per tutte le nazioni dell'Europa e del mondo. Oggi specialmente", ha esclamato il Papa, "abbiamo bisogno di pace!".

Ai lavoratori delle acciaierie Thyssenkrupp di Terni che rischiano di perdere il posto di lavoro è stato quindi dedicato a sorpresa un appello "affinché non prevalga la logica del profitto, ma quella della solidarietà e della giustizia"; con l'aggiunta significativa a braccio che "col lavoro non si gioca! E chi per motivi di denaro, di affari, di guadagnare di più toglie il lavoro, sappia che toglie la dignità alle persone".

Ultimo saluto alle coppie fresche di matrimonio presenti come ogni mercoledì sul sagrato della basilica, con l'estemporaneo e significativo riconoscimento che "voi siete i coraggiosi, vi dico, perché bisogna avere coraggio per sposarsi oggi": e forse per incoraggiare qualche fidanzato titubante, sarà Francesco in persona a celebrare domenica 14 alle 9.00 in san Pietro alcuni matrimoni, come ufficializzato stamane dalla sala stampa vaticana.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa