I corsari hanno condizionato la navigazione e le coste del 'Mare nostrum’ tra XVI e XIX secolo: le coste di Romagna, per esempio videro passare solo due decenni tra le ultime incursioni del 1820 e i primi stabilimenti balneari del 1840.
Almanacco della Scienza - CNR - Una mostra al Museo della marineria di Cesenatico, in corso fino al 7 settembre, racconta al pubblico questa storia così varia e affascinante attraverso immagini, carte nautiche e documenti, esplorandone in sintesi i vari aspetti: il Mediterraneo, piazza e crocevia di popoli, merci, culture; le incursioni e il sistema difensivo costiero; i suggestivi ex voto che illustrano con vivacità scene di attacchi e inseguimenti; il complesso fenomeno della schiavitù e del riscatto, folclore, racconti e musica ispirati alle loro scorribande.
I corsari furono una presenza costante e pericolosa soprattutto nel quadro della contrapposizione, ma anche della convivenza e del reciproco interesse e curiosità, tra il mondo degli stati cristiani e quello dell’Impero ottomano, che dopo Lepanto vedono le loro forze e insediamenti in equilibrio sulle opposte sponde del Mediterraneo. 'Guerra inferiore’, come la definì il grande storico Fernand Braudel, che vide protagoniste le navi corsare che avevano le loro basi nelle 'reggenze barbaresche’ di Algeri, Tunisi, Tripoli, senza dimenticare la miriade di piccole imbarcazioni che trovavano rifugio un po’ ovunque nei tantissimi anfratti delle coste, come ad esempio in Adriatico, a Dulcigno e Valona.
Corsari, non pirati: perché i primi agivano sempre grazie alla 'patente di corsa' o 'lettera di marca' rilasciata da uno stato sovrano - in questo caso le potenze contrapposte degli stati cristiani e dell’impero ottomano – che li 'autorizzava' a depredare navi nemiche e catturare persone come schiave. Legato strettamente alle azioni corsare era il fenomeno della schiavitù che, oltre agli equipaggi messi ai remi sulle galee, coinvolgeva anche i pescatori e le popolazioni costiere, abituate per secoli a temere l’arrivo dei 'Turchi' sulle spiagge; e che ha dato vita anche a una ricca produzione folclorica e artistica.
info mostra
Almanacco della Scienza - CNR - Una mostra al Museo della marineria di Cesenatico, in corso fino al 7 settembre, racconta al pubblico questa storia così varia e affascinante attraverso immagini, carte nautiche e documenti, esplorandone in sintesi i vari aspetti: il Mediterraneo, piazza e crocevia di popoli, merci, culture; le incursioni e il sistema difensivo costiero; i suggestivi ex voto che illustrano con vivacità scene di attacchi e inseguimenti; il complesso fenomeno della schiavitù e del riscatto, folclore, racconti e musica ispirati alle loro scorribande.
I corsari furono una presenza costante e pericolosa soprattutto nel quadro della contrapposizione, ma anche della convivenza e del reciproco interesse e curiosità, tra il mondo degli stati cristiani e quello dell’Impero ottomano, che dopo Lepanto vedono le loro forze e insediamenti in equilibrio sulle opposte sponde del Mediterraneo. 'Guerra inferiore’, come la definì il grande storico Fernand Braudel, che vide protagoniste le navi corsare che avevano le loro basi nelle 'reggenze barbaresche’ di Algeri, Tunisi, Tripoli, senza dimenticare la miriade di piccole imbarcazioni che trovavano rifugio un po’ ovunque nei tantissimi anfratti delle coste, come ad esempio in Adriatico, a Dulcigno e Valona.
Corsari, non pirati: perché i primi agivano sempre grazie alla 'patente di corsa' o 'lettera di marca' rilasciata da uno stato sovrano - in questo caso le potenze contrapposte degli stati cristiani e dell’impero ottomano – che li 'autorizzava' a depredare navi nemiche e catturare persone come schiave. Legato strettamente alle azioni corsare era il fenomeno della schiavitù che, oltre agli equipaggi messi ai remi sulle galee, coinvolgeva anche i pescatori e le popolazioni costiere, abituate per secoli a temere l’arrivo dei 'Turchi' sulle spiagge; e che ha dato vita anche a una ricca produzione folclorica e artistica.
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