La confessione del capo spirituale della Chiesa anglicana Justin Welby: «A volte mi chiedo se esiste veramente»
Vatican Insider - «Ci sono dei momenti in cui pensi: c'è un Dio? E dov'è Dio?». Se a fare queste affermazioni davanti all'occhio indiscreto delle telecamere della Bbc è l'arcivescovo di Canterbury, cioè il primate della Chiesa anglicana, il clamore è assicurato. L'arcivescovo Justin Welby ha infatti «confessato» davanti ai fedeli di essere talvolta assalito da «dubbi» sull'esistenza di Dio.Il primate anglicano era presente nella cattedrale di Bristol e rispondendo alla domanda di uno dei presenti a proposito dei dubbi di fede, ha ricordato che il dubbio è presente nelle stesse Scritture: «Io amo i Salmi e c'è il salmo 88 che è pieno di dubbio».
Poi Welby ha ammesso: «L'altro giorno stavo pregando mentre correvo e ho finito per dire a Dio: "Guarda tutto questo va benissimo, ma non sarebbe ora che Tu faccia qualcosa, se ci sei"... Una cosa che probabilmente l'arcivescovo di Canterbury non dovrebbe dire», ha aggiunto subito dopo. Il primate della Chiesa d'Inghilterra ha quindi spiegato che il dubbio è un'esperienza accettabile per un cristiano: «La cosa straordinaria di essere cristiani è che Dio è fedele anche quando noi non lo siamo».
Anche se a prima vista potrebbe apparire curioso e forse bizzarro che a fare questa ammissione sia un pastore e il responsabile di una Chiesa, non bisogna dimenticare che proprio l'esperienza del dubbio, del buio, della notte spirituale, si rintraccia di frequente nella vita di grandi mistici e di grandi santi oggi canonizzati e venerati.
I teologi ricordano a questo proposito anche il grido di Gesù sulla croce, poco prima di morire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Sono le parole di un salmo, un appello - commentava in proposito Benedetto XVI - rivolto a un Dio «che appare lontano, che non risponde e sembra averlo abbandonato».
Un buio spirituale durato molti anni è stato quello vissuto da Madre Teresa di Calcutta, l'apostola dei più poveri tra i poveri beatificata da Papa Wojtyla. In una lettera al suo confessore, pubblicata postuma, scriveva: «Nella mia anima sperimento proprio quella terribile sofferenza dell'assenza di Dio, che Dio non mi voglia, che Dio non sia Dio, che Dio non esista veramente». Anche Padre Pio, il santo del Gargano, mentre era circondato da folle di fedeli, scriveva lettere nelle quali confessava di non «sentire» più Dio. È quella che san Giovanni della Croce chiamava «notte oscura dell'anima». L'affermazione di Welby è molto meno drammatica. In ogni caso il primate anglicano può ben dire di essere in buona compagnia.
di Andrea Tornielli
Vatican Insider - «Ci sono dei momenti in cui pensi: c'è un Dio? E dov'è Dio?». Se a fare queste affermazioni davanti all'occhio indiscreto delle telecamere della Bbc è l'arcivescovo di Canterbury, cioè il primate della Chiesa anglicana, il clamore è assicurato. L'arcivescovo Justin Welby ha infatti «confessato» davanti ai fedeli di essere talvolta assalito da «dubbi» sull'esistenza di Dio.Il primate anglicano era presente nella cattedrale di Bristol e rispondendo alla domanda di uno dei presenti a proposito dei dubbi di fede, ha ricordato che il dubbio è presente nelle stesse Scritture: «Io amo i Salmi e c'è il salmo 88 che è pieno di dubbio».
Poi Welby ha ammesso: «L'altro giorno stavo pregando mentre correvo e ho finito per dire a Dio: "Guarda tutto questo va benissimo, ma non sarebbe ora che Tu faccia qualcosa, se ci sei"... Una cosa che probabilmente l'arcivescovo di Canterbury non dovrebbe dire», ha aggiunto subito dopo. Il primate della Chiesa d'Inghilterra ha quindi spiegato che il dubbio è un'esperienza accettabile per un cristiano: «La cosa straordinaria di essere cristiani è che Dio è fedele anche quando noi non lo siamo».
Anche se a prima vista potrebbe apparire curioso e forse bizzarro che a fare questa ammissione sia un pastore e il responsabile di una Chiesa, non bisogna dimenticare che proprio l'esperienza del dubbio, del buio, della notte spirituale, si rintraccia di frequente nella vita di grandi mistici e di grandi santi oggi canonizzati e venerati.
I teologi ricordano a questo proposito anche il grido di Gesù sulla croce, poco prima di morire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Sono le parole di un salmo, un appello - commentava in proposito Benedetto XVI - rivolto a un Dio «che appare lontano, che non risponde e sembra averlo abbandonato».
Un buio spirituale durato molti anni è stato quello vissuto da Madre Teresa di Calcutta, l'apostola dei più poveri tra i poveri beatificata da Papa Wojtyla. In una lettera al suo confessore, pubblicata postuma, scriveva: «Nella mia anima sperimento proprio quella terribile sofferenza dell'assenza di Dio, che Dio non mi voglia, che Dio non sia Dio, che Dio non esista veramente». Anche Padre Pio, il santo del Gargano, mentre era circondato da folle di fedeli, scriveva lettere nelle quali confessava di non «sentire» più Dio. È quella che san Giovanni della Croce chiamava «notte oscura dell'anima». L'affermazione di Welby è molto meno drammatica. In ogni caso il primate anglicano può ben dire di essere in buona compagnia.
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