Gli USA non disdegnano nella coalizione Turchia, il Qatar e l'Arabia Saudita che hanno avuto un ruolo nell'ascesa al potere di Isis, mentre è tenuta fuori la Siria (obiettivo di ISIS).
Alla coalizione internazionale guidata dagli USA per sconfiggere lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (o della Siria)”ISIS", partecipano Qatar, Arabia Saudita, e Kuwait: sono i paesi più ostili alla Siria, da sempre sostenitori del proseguimento della sovversione con ogni mezzo. Sono proprio loro che per realizzare questo progetto, hanno permesso all' ISIS di arrivare a realizzare il califfato islamico con una lungua scia di sangue. Ma paradossalmente, mentre questi paesi hanno avuto riconosciuto il diritto (stabilito dagli USA ma non dall'Onu) di bombardare l'Iraq e la Siria, il governo siriano deve starne fuori
Sembra illogico ma sebbene lo scopo è dichiarato è distruggere ISIS, quello recondito, mai accantonato, è il 'regime change' in Siria. Barak Obama ha detto comunque che Assad "terrorizza il suo popolo" e quindi non può far parte della colizione. Solo uno slogan, ma tant'è: nessuno 'che conta' farà domande... Così accadrà che gli USA combatteranno ISIS ma armeranno i ribelli 'moderati' (gli jadisti che hanno accettato di seguire le indicazioni di Washington) perché possano continuare la guerra contro Assad.
Tra i foschi 'volenterosi' che partecipano alla coalizione, in quando a perfidia, c'è l'imbarazzo della scelta. Vediamo perchè, iniziando dalla Turchia: il movente di Ankara è la caduta di Assad e la lotta contro i curdi. Per raggiungere i suoi obiettivi ha supportato ISIS in modo rilevante e spregiudicato.
I combattenti di Isis hanno sempre trovato basi sicure ed inaccessibili ai militari siriani in Turchia. La Cnn ha trasmesso un video sulla “ rotta segreta del contrabbando jihadista attraverso la Turchia”. I turchi hanno offerto molto di più di un semplice valico di confine: essi hanno fornito all’Isis la maggior parte dei fondi (Erdogan ha ricevuto il 'banchiere' di Al-Qaeda), della logistica, della formazione e delle armi. Ponti aerei sono stati organizzati dai paesi reclutatori degli jadisti in Turchia (qui video CNN " Turkey s secret jihadi smuggling route").
Inoltre, i jihadisti di ISIS feriti sono stati curati negli ospedali turchi (Turkish government of 'protecting ISIL and al-Nusra militants). Il giornalista turco Kadri Gursel ha chiamato la frontiera turca come “un’autostrada jihadista a doppio senso di circolazione”.
Paradossalmente mentre la Siria non può esportare petrolio per opera delle sanzioni internazionali, la Turchia compra quello che i terroristi di ISIS estraggono dai pozzi rubati in Siria ed in Iraq (al Monitor: "ISIS is selling oil in Turkey"). Si stima che ISIS abbia un patrimonio di 2 miliardi di dollari i jihadisti ed hanno in mano petrolio, opere d’arte e caveau di banche razziati nel conflitto. Si autoalimentano anche con i sequestri. L' esercito turco ha provveduto direttamente all'addestramento dei militanti dell'ISIS .
E gli altri partecipanti alla 'coalizione'? Negli negli ultimi due mesi, il premier iracheno Nuri al-Maliki ha più volte accusato Qatar e Arabia Saudita di supportare l' Isis. Il premier iracheno ha spiegato che ognuno ha i propri interlocutori: Riad agirebbe assieme a Emirati Arabi e Bahrein, entrambi ostili al Qatar. Il Kuwait invece si occuperebbe delle triangolare le transazioni finanziarie. Comunque il Califfato riceve la parte più cospicua dei finanziamenti dal Qatar. L'appoggio della Turchia di Recep Tayyep Erdogan è stata comunque importante. L'agenzia russa Ria-Novosti ha pubblicato uno studio in cui si dimostra che i fondi donati dal Qatar, hanno consentito l'acquisto di armamenti pesanti in Europa dell'est (Croazia, Romania, Bulgaria) ed il reclutamento di volontari in Kosovo e Bosnia. Uomini e mezzi sono poi transitati in territorio siriano dalla Turchia.
Recentemente, il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel e il ministro dello Sviluppo Gerd Mueller hanno rilasciato dichiarazioni nelle quali si afferma che i miliziani dell’Isis vengono pagati dal Qatar. Il giornalista Maurizio Molinari, inviato in Medio Oriente per La Stampa, dimostra con un dossier, la via dei finanziamenti dell'ISIS da parte dell'emirato. Gli stessi USA sono al corrente che il Qatar finanzia l'ISIS: David Cohen, vice-segretario Usa al Tesoro, ha detto che: “donatori del Qatar raccolgono fondi per gruppi estremisti in Siria, a cominciare da Isis e al-Nusra".
Non si tratta di 'punti vista' ma di fatti. Come può l'Arabia Saudita (culla del wahabismo, l'interpretazione più severa del sunnismo) ed il Qatar, paesi implicati in diversa misura nel supporto al terrorismo fondamentalista, far parte di una coalizione contro il terrorismo? Gli USA lo sanno: lo stesso segretario di stato Kerry ha più volte invitato l'Arabia Saudita a far cessare le attività di appoggio al terrorismo in suolo siriano ma il principe saudita Bandar bin Sultan ha risposto sempre picche.
Anche se in occidente la Chiesa non è stata perfettamente compatta (a causa di una vasta campagna mediatica che ha fatto i suoi effetti), la Chiesa orientale ha fatto sentire sempre chiara la propria voce. Nei giorni scorsi Mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme ha detto: “ISIS è stata supportata da USA ed Europa. La comunità internazionale non ha sentito la nostra voce” (qui video)
Kerry ha parlato con tutti, ed è volato nelle ultime ore ad Ankara per supplicare Erdogan (sponsor di ISIS) di far parte della coalizione. Ha parlato con tutti, c'è solo un paese che non ha contattato: la Siria. Ai suoi cittadini da tre anni non è mai stato chiesto un parere da chi dice di voler portare la democrazia. Chi si è rivolto al popolo ed ha chiesto sul suo futuro, è stato criticato: le elezioni siriane sono state giudicate da Obama una 'parodia' (dimenticando che si sceglie sempre tra le opzioni possibili). Lo ha fatto mentre i ribelli 'moderati' bombardavano la gente in fila per votare.
Eppure, per colmo di ambiguità si fa ancora tutto in nome del popolo siriano, mentre meno che mai ha diritto di parola: altri decidono le priorità. E se è la vita la loro priorità, per altri è più importante un progetto ideologico e di interesse.
Al danno si aggiunge la beffa: come abbiamo visto, è dimostrato che i membri della coalizione sono gli unici responsabili della situazione attuale; sono paesi assolutistici che non hanno mai accantonato di mettere le mani sulla Siria e di 'plasmarla' a loro modo. Ed allora? Essere liberi non è solo vivere in un paese democratico ma è porsi delle domande: è normale che gli Stati Uniti abbiano formato una coalizione in questo modo? E' normale che si decida unilateralmente ed all'esterno della Siria cosa fare della vita dei siriani? Gli unici non interpellati sono proprio loro: i siriani ed il loro governo. Ma per la 'comunità internazionale' non è un problema.
di Patrizio Ricci
Alla coalizione internazionale guidata dagli USA per sconfiggere lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (o della Siria)”ISIS", partecipano Qatar, Arabia Saudita, e Kuwait: sono i paesi più ostili alla Siria, da sempre sostenitori del proseguimento della sovversione con ogni mezzo. Sono proprio loro che per realizzare questo progetto, hanno permesso all' ISIS di arrivare a realizzare il califfato islamico con una lungua scia di sangue. Ma paradossalmente, mentre questi paesi hanno avuto riconosciuto il diritto (stabilito dagli USA ma non dall'Onu) di bombardare l'Iraq e la Siria, il governo siriano deve starne fuori
Sembra illogico ma sebbene lo scopo è dichiarato è distruggere ISIS, quello recondito, mai accantonato, è il 'regime change' in Siria. Barak Obama ha detto comunque che Assad "terrorizza il suo popolo" e quindi non può far parte della colizione. Solo uno slogan, ma tant'è: nessuno 'che conta' farà domande... Così accadrà che gli USA combatteranno ISIS ma armeranno i ribelli 'moderati' (gli jadisti che hanno accettato di seguire le indicazioni di Washington) perché possano continuare la guerra contro Assad.
Tra i foschi 'volenterosi' che partecipano alla coalizione, in quando a perfidia, c'è l'imbarazzo della scelta. Vediamo perchè, iniziando dalla Turchia: il movente di Ankara è la caduta di Assad e la lotta contro i curdi. Per raggiungere i suoi obiettivi ha supportato ISIS in modo rilevante e spregiudicato.
I combattenti di Isis hanno sempre trovato basi sicure ed inaccessibili ai militari siriani in Turchia. La Cnn ha trasmesso un video sulla “ rotta segreta del contrabbando jihadista attraverso la Turchia”. I turchi hanno offerto molto di più di un semplice valico di confine: essi hanno fornito all’Isis la maggior parte dei fondi (Erdogan ha ricevuto il 'banchiere' di Al-Qaeda), della logistica, della formazione e delle armi. Ponti aerei sono stati organizzati dai paesi reclutatori degli jadisti in Turchia (qui video CNN " Turkey s secret jihadi smuggling route").
Inoltre, i jihadisti di ISIS feriti sono stati curati negli ospedali turchi (Turkish government of 'protecting ISIL and al-Nusra militants). Il giornalista turco Kadri Gursel ha chiamato la frontiera turca come “un’autostrada jihadista a doppio senso di circolazione”.
Paradossalmente mentre la Siria non può esportare petrolio per opera delle sanzioni internazionali, la Turchia compra quello che i terroristi di ISIS estraggono dai pozzi rubati in Siria ed in Iraq (al Monitor: "ISIS is selling oil in Turkey"). Si stima che ISIS abbia un patrimonio di 2 miliardi di dollari i jihadisti ed hanno in mano petrolio, opere d’arte e caveau di banche razziati nel conflitto. Si autoalimentano anche con i sequestri. L' esercito turco ha provveduto direttamente all'addestramento dei militanti dell'ISIS .
E gli altri partecipanti alla 'coalizione'? Negli negli ultimi due mesi, il premier iracheno Nuri al-Maliki ha più volte accusato Qatar e Arabia Saudita di supportare l' Isis. Il premier iracheno ha spiegato che ognuno ha i propri interlocutori: Riad agirebbe assieme a Emirati Arabi e Bahrein, entrambi ostili al Qatar. Il Kuwait invece si occuperebbe delle triangolare le transazioni finanziarie. Comunque il Califfato riceve la parte più cospicua dei finanziamenti dal Qatar. L'appoggio della Turchia di Recep Tayyep Erdogan è stata comunque importante. L'agenzia russa Ria-Novosti ha pubblicato uno studio in cui si dimostra che i fondi donati dal Qatar, hanno consentito l'acquisto di armamenti pesanti in Europa dell'est (Croazia, Romania, Bulgaria) ed il reclutamento di volontari in Kosovo e Bosnia. Uomini e mezzi sono poi transitati in territorio siriano dalla Turchia.
Recentemente, il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel e il ministro dello Sviluppo Gerd Mueller hanno rilasciato dichiarazioni nelle quali si afferma che i miliziani dell’Isis vengono pagati dal Qatar. Il giornalista Maurizio Molinari, inviato in Medio Oriente per La Stampa, dimostra con un dossier, la via dei finanziamenti dell'ISIS da parte dell'emirato. Gli stessi USA sono al corrente che il Qatar finanzia l'ISIS: David Cohen, vice-segretario Usa al Tesoro, ha detto che: “donatori del Qatar raccolgono fondi per gruppi estremisti in Siria, a cominciare da Isis e al-Nusra".
Non si tratta di 'punti vista' ma di fatti. Come può l'Arabia Saudita (culla del wahabismo, l'interpretazione più severa del sunnismo) ed il Qatar, paesi implicati in diversa misura nel supporto al terrorismo fondamentalista, far parte di una coalizione contro il terrorismo? Gli USA lo sanno: lo stesso segretario di stato Kerry ha più volte invitato l'Arabia Saudita a far cessare le attività di appoggio al terrorismo in suolo siriano ma il principe saudita Bandar bin Sultan ha risposto sempre picche.
Anche se in occidente la Chiesa non è stata perfettamente compatta (a causa di una vasta campagna mediatica che ha fatto i suoi effetti), la Chiesa orientale ha fatto sentire sempre chiara la propria voce. Nei giorni scorsi Mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme ha detto: “ISIS è stata supportata da USA ed Europa. La comunità internazionale non ha sentito la nostra voce” (qui video)
Kerry ha parlato con tutti, ed è volato nelle ultime ore ad Ankara per supplicare Erdogan (sponsor di ISIS) di far parte della coalizione. Ha parlato con tutti, c'è solo un paese che non ha contattato: la Siria. Ai suoi cittadini da tre anni non è mai stato chiesto un parere da chi dice di voler portare la democrazia. Chi si è rivolto al popolo ed ha chiesto sul suo futuro, è stato criticato: le elezioni siriane sono state giudicate da Obama una 'parodia' (dimenticando che si sceglie sempre tra le opzioni possibili). Lo ha fatto mentre i ribelli 'moderati' bombardavano la gente in fila per votare.
Eppure, per colmo di ambiguità si fa ancora tutto in nome del popolo siriano, mentre meno che mai ha diritto di parola: altri decidono le priorità. E se è la vita la loro priorità, per altri è più importante un progetto ideologico e di interesse.
Al danno si aggiunge la beffa: come abbiamo visto, è dimostrato che i membri della coalizione sono gli unici responsabili della situazione attuale; sono paesi assolutistici che non hanno mai accantonato di mettere le mani sulla Siria e di 'plasmarla' a loro modo. Ed allora? Essere liberi non è solo vivere in un paese democratico ma è porsi delle domande: è normale che gli Stati Uniti abbiano formato una coalizione in questo modo? E' normale che si decida unilateralmente ed all'esterno della Siria cosa fare della vita dei siriani? Gli unici non interpellati sono proprio loro: i siriani ed il loro governo. Ma per la 'comunità internazionale' non è un problema.
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