Il Medio Oriente, la pace e il dialogo interreligioso in primo piano nella giornata di Papa Francesco che, stamani, ha incontrato prima Shimon Peres, ex-presidente dello Stato di Israele, e successivamente il principe El Hassan bin Talal del Regno Hashemita di Giordania.
Radio Vaticana - Alessandro Gisotti ha chiesto al direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, di soffermarsi sui dati salienti di queste due udienze: ascolta
R. – Questa mattina, il Santo Padre ha avuto due udienze di carattere privato ma piuttosto significative. La prima è stata quella all’ex presidente di Israele, Shimon Peres. Aveva chiesto un’udienza al Papa per informarlo della sua attività e dei suoi progetti o iniziative per la pace, in questo tempo in cui egli ha lasciato l’attività politica diretta. Si è trattato di un’udienza importante, lunga; il Papa aveva voluto prendere tutto il tempo necessario, data anche la stima grande e l’attenzione che ha per Shimon Peres, da lui definito come “uomo di pace”, “uomo lungimirante e di grandi orizzonti”. Quindi, il Papa ha parlato con Peres, anche se con un interprete, per almeno tre quarti d’ora, e Peres ha potuto presentargli con ampiezza le sue vedute, le sue iniziative per promuovere la pace anche con l’aiuto dei diversi leader religiosi. Il Papa personalmente non ha assunto impegni particolari, personali. Però, naturalmente, ha detto tutta la sua attenzione, il suo rispetto per l’iniziativa dell’ex presidente Peres, ha garantito anche l’attenzione dei dicasteri della Curia Romana che sono particolarmente impegnati in questo campo e sono soprattutto – evidentemente – il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e il Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace, con i cardinali Tauran e Turkson.
D. – L’iniziativa “L’Onu delle religioni”, come è stata definita sinteticamente dai giornalisti: questa era la proposta di cui parlava Shimon Peres?
R. – Sì: Peres ha parlato al Papa di questa sua proposta, di questa sua prospettiva di impegno. Il Papa ha anche ribadito – questo me lo ha detto al termine dell’udienza, d’accordo con l’ex presidente Peres – che l’iniziativa della preghiera per la pace, che era avvenuta qui in Vaticano con la partecipazione di Peres e di Abu Mazen, non è affatto da considerare come qualcosa che sia fallita, visti gli eventi che poi sono seguiti, ma come l’apertura di una porta che continua a rimanere aperta, attraverso cui iniziative e valori possono essere incoraggiati a svilupparsi e ad andare avanti. Quindi, non affatto un senso di fallimento di un’iniziativa che è stata presa, ma anzi l’apprezzamento del suo valore di inizio di cammini e di processi.
D. – Altrettanto importante è stata l’udienza con il principe hashemita bin Talal…
R. - E' stata un'udienza analoga come tipo di impostazione, perché il principe giordano ha presentato al Papa l’attività della Fondazione, dell’Istituto che egli ha fondato e condotto e che è appunto anch’esso tutto nella direzione del dialogo e dell’impegno interreligioso in favore della pace, nell’attuale contesto della violenza; l’importanza del dialogo fra le religioni per la dignità umana e la pace, l’aiuto ai poveri nel tempo della globalizzazione, l’educazione dei giovani alla fratellanza, l’insistenza sul rispetto della dignità delle persone … E tutto questo, da portare avanti con stretta comunità di intenti da parte delle religioni che riconoscono un loro principio comune nella cosiddetta “regola d’oro”, che noi sappiamo è anche riportata nel Vangelo: “Non fare agli altri ciò che non desideri che sia fatto a te. Fai agli altri ciò che desideri sia fatto a te”. Ecco: questa è una base comune, un denominatore comune su cui anche le grandi religioni si incontrano per promuovere la pace e il bene comune dell’umanità. Anche l’udienza con il principe giordano è stata un’udienza lunga, oltre mezz’ora, che il Papa ha molto apprezzato e a cui dà un notevole significato.
Radio Vaticana - Alessandro Gisotti ha chiesto al direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, di soffermarsi sui dati salienti di queste due udienze: ascolta
R. – Questa mattina, il Santo Padre ha avuto due udienze di carattere privato ma piuttosto significative. La prima è stata quella all’ex presidente di Israele, Shimon Peres. Aveva chiesto un’udienza al Papa per informarlo della sua attività e dei suoi progetti o iniziative per la pace, in questo tempo in cui egli ha lasciato l’attività politica diretta. Si è trattato di un’udienza importante, lunga; il Papa aveva voluto prendere tutto il tempo necessario, data anche la stima grande e l’attenzione che ha per Shimon Peres, da lui definito come “uomo di pace”, “uomo lungimirante e di grandi orizzonti”. Quindi, il Papa ha parlato con Peres, anche se con un interprete, per almeno tre quarti d’ora, e Peres ha potuto presentargli con ampiezza le sue vedute, le sue iniziative per promuovere la pace anche con l’aiuto dei diversi leader religiosi. Il Papa personalmente non ha assunto impegni particolari, personali. Però, naturalmente, ha detto tutta la sua attenzione, il suo rispetto per l’iniziativa dell’ex presidente Peres, ha garantito anche l’attenzione dei dicasteri della Curia Romana che sono particolarmente impegnati in questo campo e sono soprattutto – evidentemente – il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e il Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace, con i cardinali Tauran e Turkson.
D. – L’iniziativa “L’Onu delle religioni”, come è stata definita sinteticamente dai giornalisti: questa era la proposta di cui parlava Shimon Peres?
R. – Sì: Peres ha parlato al Papa di questa sua proposta, di questa sua prospettiva di impegno. Il Papa ha anche ribadito – questo me lo ha detto al termine dell’udienza, d’accordo con l’ex presidente Peres – che l’iniziativa della preghiera per la pace, che era avvenuta qui in Vaticano con la partecipazione di Peres e di Abu Mazen, non è affatto da considerare come qualcosa che sia fallita, visti gli eventi che poi sono seguiti, ma come l’apertura di una porta che continua a rimanere aperta, attraverso cui iniziative e valori possono essere incoraggiati a svilupparsi e ad andare avanti. Quindi, non affatto un senso di fallimento di un’iniziativa che è stata presa, ma anzi l’apprezzamento del suo valore di inizio di cammini e di processi.
D. – Altrettanto importante è stata l’udienza con il principe hashemita bin Talal…
R. - E' stata un'udienza analoga come tipo di impostazione, perché il principe giordano ha presentato al Papa l’attività della Fondazione, dell’Istituto che egli ha fondato e condotto e che è appunto anch’esso tutto nella direzione del dialogo e dell’impegno interreligioso in favore della pace, nell’attuale contesto della violenza; l’importanza del dialogo fra le religioni per la dignità umana e la pace, l’aiuto ai poveri nel tempo della globalizzazione, l’educazione dei giovani alla fratellanza, l’insistenza sul rispetto della dignità delle persone … E tutto questo, da portare avanti con stretta comunità di intenti da parte delle religioni che riconoscono un loro principio comune nella cosiddetta “regola d’oro”, che noi sappiamo è anche riportata nel Vangelo: “Non fare agli altri ciò che non desideri che sia fatto a te. Fai agli altri ciò che desideri sia fatto a te”. Ecco: questa è una base comune, un denominatore comune su cui anche le grandi religioni si incontrano per promuovere la pace e il bene comune dell’umanità. Anche l’udienza con il principe giordano è stata un’udienza lunga, oltre mezz’ora, che il Papa ha molto apprezzato e a cui dà un notevole significato.
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