L’attore del film "Cristiada" è il generale che li guidò contro il governo messicano: “Un privilegio interpretare un personaggio così valoroso”
di Fulvia Caprara
Vatican Insider - Il film “Cristiada” ricostruisce una fase della “Rivoluzione messicana”, la storia della sollevazione che, tra il 1926 e il ’29, vide una parte dei cattolici insorgere contro il governo anti-clericale del presidente Plutarco Elìas Calles. Le sue riforme (nel settore agrario e dell’istruzione) e la Legge Calles, restrittiva della libertà religiosa, suscitarono la reazione dei cattolici e dei latifondisti che diedero vita all’insurrezione dei “Cristeros”, duramente repressa.
Per il generale Gorostieta, combattente dall’intuito brillante, proprietario di una fabbrica di sapone che non riempie i vuoti della sua vita di pensionato, la battaglia dei Cristeros, nel Messico degli anni Venti, è, sulle prime, solo un’occasione per mettere in campo, ancora una volta, le proprie doti di stratega militare: «Il mio è un personaggio affascinante - dice Andy Garcia, che lo interpreta nel film Cristiada, dal 15 nelle sale - Anche se non è un uomo religioso, accetta di organizzare e guidare i Cristeros nella battaglia contro il governo messicano. All’inizio dice di farlo in nome della libertà, che per lui è un irrinunciabile punto fermo. Poi, a poco a poco, avviene, dentro di lui, una grande metamorfosi, Gorostieta scopre qualcosa che non si aspettava». Nato all’Avana, nel 1956, Garcia è fuggito bambino a Miami, insieme alla famiglia, due anni dopo che Fidel Castro era salito al potere. Nel 2012 è stato premiato come “Eccezionale Americano per scelta”, un riconoscimento che viene assegnato, negli Stati Uniti, dal Dipartimento di Cittadinanza e Servizi all’Immigrazione. Il tema dell’autonomia gli sta particolarmente a cuore.
Come si è preparato per il ruolo del generale di Cristiada?
«Ho letto le sue lettere e la storia che lo riguarda, ho avuto quasi la sensazione di perdere me stesso, e ho trovato parallelismi tra le nostre esistenze».
Che cosa le è piaciuto di lui?
«È personaggio storico, reale, tutto da esplorare. Un militare che crede nella libertà religiosa ed è colpito dalla spiritualità dei credenti. Interpretarlo è stato un privilegio».
Al suo fianco c’è Eva Longoria, nei panni di Tulita Gorostieta, la moglie del generale, come vi siete trovati?
«Io e Eva siamo da tempo buoni amici, abbiamo girato tanti film insieme, praticamente ci sentiamo come fratello e sorella, quindi scherziamo spesso, ci prendiamo in giro, è andata benissimo».
Che rapporto ha con la religione?
«Sono molto cattolico, la fede è un elemento fondamentale della mia vita, mi comporto in modo da seguire i principi del cristianesimo e so che è importante dare il buon esempio».
Anche oggi si combatte per la libertà di credo religioso, pensa che la storia di «Cristiada» possa richiamare elementi della nostra attualità?
«Sì, credo che, proprio in questo momento, sia utile ricordare che certi errori non devono essere ripetuti e che la libertà dei cittadini vada sempre salvaguardata. Vivo in un Paese libero, ma non è così per tutti».
Oltre che attore lei è anche regista. Come si sente quando qualcuno la dirige?
«Un film è sempre il prodotto di una collaborazione, e un attore possiede sempre un subconscio che entra in gioco nei personaggi che interpreta, adattandoli ad esso. Come regista tendo a incoraggiare gli attori a improvvisare, e mi trovo bene quando anche a me viene offerta la stessa possibilità».
Tra i due mestieri, qual è quello che preferisce?
«Se un progetto mi attira e mi stimola, allora amo recitare. Quando invece scelgo di dirigere è perchè sento di dover esprimere qualcosa. Comunque non credo ci siano barriere, in fondo dirigere e recitare è la stessa cosa, sono aspetti diversi di uno stesso lavoro. E a me interessano, in ogni caso, i progetti che mi aiutano a a sviluppare la mia sensibilità».
Tra i suoi film ce n’è uno a cui è più legato?
«Non so rispondere, è come scegliere tra i propri figli. Posso dire che alcuni titoli hanno avuto un peso particolare, in determinate fasi della mia esistenza».
E cioè?
«Sicuramente Lost city, il mio primo film da regista, per realizzarlo ho impiegato anni, era un progetto estremamente personale. E poi, naturalmente,Il padrino... studiavo ancora recitazione, e quel ruolo mi ha offerto l’occasione di essere diretto da un numero uno come Francis Coppola. Sì, quella è stata una svolta fondamentale».
Che cosa sta facendo adesso?
«Giro un film che si intitola Geostorm, è una storia di fantascienza, diretta da Dean Devlin. Con me recitano Gerard Butler, Abbie Cornish, Jim Sturgess».
di Fulvia Caprara
Vatican Insider - Il film “Cristiada” ricostruisce una fase della “Rivoluzione messicana”, la storia della sollevazione che, tra il 1926 e il ’29, vide una parte dei cattolici insorgere contro il governo anti-clericale del presidente Plutarco Elìas Calles. Le sue riforme (nel settore agrario e dell’istruzione) e la Legge Calles, restrittiva della libertà religiosa, suscitarono la reazione dei cattolici e dei latifondisti che diedero vita all’insurrezione dei “Cristeros”, duramente repressa.
Per il generale Gorostieta, combattente dall’intuito brillante, proprietario di una fabbrica di sapone che non riempie i vuoti della sua vita di pensionato, la battaglia dei Cristeros, nel Messico degli anni Venti, è, sulle prime, solo un’occasione per mettere in campo, ancora una volta, le proprie doti di stratega militare: «Il mio è un personaggio affascinante - dice Andy Garcia, che lo interpreta nel film Cristiada, dal 15 nelle sale - Anche se non è un uomo religioso, accetta di organizzare e guidare i Cristeros nella battaglia contro il governo messicano. All’inizio dice di farlo in nome della libertà, che per lui è un irrinunciabile punto fermo. Poi, a poco a poco, avviene, dentro di lui, una grande metamorfosi, Gorostieta scopre qualcosa che non si aspettava». Nato all’Avana, nel 1956, Garcia è fuggito bambino a Miami, insieme alla famiglia, due anni dopo che Fidel Castro era salito al potere. Nel 2012 è stato premiato come “Eccezionale Americano per scelta”, un riconoscimento che viene assegnato, negli Stati Uniti, dal Dipartimento di Cittadinanza e Servizi all’Immigrazione. Il tema dell’autonomia gli sta particolarmente a cuore.
Come si è preparato per il ruolo del generale di Cristiada?
«Ho letto le sue lettere e la storia che lo riguarda, ho avuto quasi la sensazione di perdere me stesso, e ho trovato parallelismi tra le nostre esistenze».
Che cosa le è piaciuto di lui?
«È personaggio storico, reale, tutto da esplorare. Un militare che crede nella libertà religiosa ed è colpito dalla spiritualità dei credenti. Interpretarlo è stato un privilegio».
Al suo fianco c’è Eva Longoria, nei panni di Tulita Gorostieta, la moglie del generale, come vi siete trovati?
«Io e Eva siamo da tempo buoni amici, abbiamo girato tanti film insieme, praticamente ci sentiamo come fratello e sorella, quindi scherziamo spesso, ci prendiamo in giro, è andata benissimo».
Che rapporto ha con la religione?
«Sono molto cattolico, la fede è un elemento fondamentale della mia vita, mi comporto in modo da seguire i principi del cristianesimo e so che è importante dare il buon esempio».
Anche oggi si combatte per la libertà di credo religioso, pensa che la storia di «Cristiada» possa richiamare elementi della nostra attualità?
«Sì, credo che, proprio in questo momento, sia utile ricordare che certi errori non devono essere ripetuti e che la libertà dei cittadini vada sempre salvaguardata. Vivo in un Paese libero, ma non è così per tutti».
Oltre che attore lei è anche regista. Come si sente quando qualcuno la dirige?
«Un film è sempre il prodotto di una collaborazione, e un attore possiede sempre un subconscio che entra in gioco nei personaggi che interpreta, adattandoli ad esso. Come regista tendo a incoraggiare gli attori a improvvisare, e mi trovo bene quando anche a me viene offerta la stessa possibilità».
Tra i due mestieri, qual è quello che preferisce?
«Se un progetto mi attira e mi stimola, allora amo recitare. Quando invece scelgo di dirigere è perchè sento di dover esprimere qualcosa. Comunque non credo ci siano barriere, in fondo dirigere e recitare è la stessa cosa, sono aspetti diversi di uno stesso lavoro. E a me interessano, in ogni caso, i progetti che mi aiutano a a sviluppare la mia sensibilità».
Tra i suoi film ce n’è uno a cui è più legato?
«Non so rispondere, è come scegliere tra i propri figli. Posso dire che alcuni titoli hanno avuto un peso particolare, in determinate fasi della mia esistenza».
E cioè?
«Sicuramente Lost city, il mio primo film da regista, per realizzarlo ho impiegato anni, era un progetto estremamente personale. E poi, naturalmente,Il padrino... studiavo ancora recitazione, e quel ruolo mi ha offerto l’occasione di essere diretto da un numero uno come Francis Coppola. Sì, quella è stata una svolta fondamentale».
Che cosa sta facendo adesso?
«Giro un film che si intitola Geostorm, è una storia di fantascienza, diretta da Dean Devlin. Con me recitano Gerard Butler, Abbie Cornish, Jim Sturgess».
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