Solidarietà ai lavoratori della Meridiana: “nessuna famiglia senza lavoro”
di Paolo Fucili
Ci vorrebbe forse la fantasia luciferina di un regista specializzato in horror movies, per concepir qualcosa di altrettanto spaventoso. Eppure c’è chi ne consiglia caldamente la lettura a tutti: “mi raccomando, oggi a casa prendete la Bibbia, al capitolo 37 del profeta Ezechiele, non dimenticate, e leggete questo, è bellissimo…”.
La scena, degna del miglior Dario Argento, è una pianura tutta coperta di ossa umane tutte frammentate e inaridite. Ebbene, racconta Ezechiele, “mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento tra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva…”.
Gli animi sensibili non si turbino troppo, giacché la scena è indubbiamente “impressionante”, sì, ma anche “capace di infondere fiducia e speranza nei nostri cuori”, assicura nientemeno che Francesco. D’altra parte, quante volte abbiamo sentito il ritornello della Chiesa “corpo”, come fosse anzi “il suo tratto distintivo più profondo e più bello”? Ecco, ha spiegato dunque il Papa all’udienza generale di stamane in Vaticano: i corpi che riprendono forma e vita, all’udir le parole dell’antico profeta biblico, altro non sono che “la Chiesa”, “il capolavoro dello Spirito il quale infonde in ciascuno la vita nuova del Risorto e ci pone l’uno accanto all’altro, l’uno a servizio e a sostegno dell’altro, facendo così di tutti noi un corpo solo, edificato nella comunione e nell’amore”.
E non finisce qui. “Corpo” non solo, ma “corpo di Cristo” siamo addirittura, e non per modo di dire; “è illuminante”, ha proseguito ancora Bergoglio, “come Paolo, esortando i mariti ad ‘amare le mogli come il proprio corpo’, affermi: ‘come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo’. Che bello!, se ci ricordassimo più spesso di quel che siamo…”. E qui, appunto, iniziano ahinoi i guai, ma non da oggi; vedi ad esempio quel che eran capaci di combinare i primi cristiani di Corinto, dove stando a san Paolo era tutto un groviglio di “divisioni”, “invidie”, “incomprensioni”: un corpo “smembrato” in mille pezzi proprio come le ossa di cui sopra.
Ma se i corinzi erano i “campioni”, li chiama Francesco, neppure ai nostri giorni si scherza, tanto da far dire al Papa sconsolato che “la guerra non incomincia nel campo di battaglia: la guerra, le guerre incominciano nel cuore, con incomprensioni, divisioni, invidie, con questa lotta con gli altri”. Prendiamo le gelosie, che “crescono e riempiono il cuore, e un cuore geloso è un cuore acido, un cuore che invece del sangue sembra avere l’aceto; è un cuore che non è mai felice, è un cuore che smembra la comunità…”. Terapia: “apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità degli altri, dei nostri fratelli. E quando mi viene la gelosia - perché viene a tutti, tutti siamo peccatori - devo dire al Signore: ‘Grazie, Signore, perché hai dato questo a quella persona’".
Oppure il sentirsi superiore agli altri: “quando stai per farlo, ricordati dei tuoi peccati, di quelli che nessuno conosce, vergognati davanti a Dio e dì: ‘Ma tu Signore, tu sai chi è superiore, io chiudo la bocca’. E questo fa bene”, consiglia caldamente Francesco.
Nel racconto dell’udienza generale di oggi non poteva mancare la prima festa del novello santo Giovanni Paolo II (canonizzato lo scorso 27 aprile 2014), menzionata da Francesco salutando i polacchi presenti in piazza. Il giorno scelto dal successore argentino per festeggiare ogni anno il grande Wojtyla, 22 ottobre, fa memoria della solenne messa di inizio del ministero petrino di lui, allorché pronunciò il celeberrimo “non abbiate paura”; “la sua eredità spirituale”, prega oggi Bergoglio, “non sia dimenticata, ma ci spinga alla riflessione e al concreto agire per il bene della Chiesa, della famiglia e della società”.
Presente tra i 45.000 fedeli registrati una folta delegazioni di lavoratori della compagnia aerea Meridiana, che rischiano proprio in queste ore la perdita del posto di lavoro. “Auspico vivamente che si possa trovare un’equa soluzione, che tenga conto anzitutto della dignità della persona umana e delle imprescindibili necessità di tante famiglie”, è stato l’appello dedicato loro dal Papa, a fine udienza, con una significativa aggiunta ‘a braccio’: “per favore, faccio un appello a tutti i responsabili: nessuna famiglia senza lavoro!”.
Ultima nota di cronaca la visita oggi in Vaticano di giocatori, tecnici e dirigenti del Bayern Monaco, reduci dal roboante 7-1 inflitto ieri sera all’Olimpico alla malcapitata Roma. “Ieri avete giocato molto bene", stando ai tweet lanciati sugli account societari ufficiali, sarebbe stato il sobrio commento di Papa Francesco (“sorpreso” anche lui dall’eclatante risultato) nell’incontrarli, accanto all’aula Nervi, prima di scendere in piazza san Pietro. Il Bayern, guidato dal’ex interista Karl-Heinz Rummenigge, ha regalato al Papa un pallone di calcio, una maglia della squadra con numero uno e “Franziskus" sulla schiena e ben un milione di euro da destinare ad opere di carità.
Ci vorrebbe forse la fantasia luciferina di un regista specializzato in horror movies, per concepir qualcosa di altrettanto spaventoso. Eppure c’è chi ne consiglia caldamente la lettura a tutti: “mi raccomando, oggi a casa prendete la Bibbia, al capitolo 37 del profeta Ezechiele, non dimenticate, e leggete questo, è bellissimo…”.
La scena, degna del miglior Dario Argento, è una pianura tutta coperta di ossa umane tutte frammentate e inaridite. Ebbene, racconta Ezechiele, “mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento tra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva…”.
Gli animi sensibili non si turbino troppo, giacché la scena è indubbiamente “impressionante”, sì, ma anche “capace di infondere fiducia e speranza nei nostri cuori”, assicura nientemeno che Francesco. D’altra parte, quante volte abbiamo sentito il ritornello della Chiesa “corpo”, come fosse anzi “il suo tratto distintivo più profondo e più bello”? Ecco, ha spiegato dunque il Papa all’udienza generale di stamane in Vaticano: i corpi che riprendono forma e vita, all’udir le parole dell’antico profeta biblico, altro non sono che “la Chiesa”, “il capolavoro dello Spirito il quale infonde in ciascuno la vita nuova del Risorto e ci pone l’uno accanto all’altro, l’uno a servizio e a sostegno dell’altro, facendo così di tutti noi un corpo solo, edificato nella comunione e nell’amore”.
E non finisce qui. “Corpo” non solo, ma “corpo di Cristo” siamo addirittura, e non per modo di dire; “è illuminante”, ha proseguito ancora Bergoglio, “come Paolo, esortando i mariti ad ‘amare le mogli come il proprio corpo’, affermi: ‘come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo’. Che bello!, se ci ricordassimo più spesso di quel che siamo…”. E qui, appunto, iniziano ahinoi i guai, ma non da oggi; vedi ad esempio quel che eran capaci di combinare i primi cristiani di Corinto, dove stando a san Paolo era tutto un groviglio di “divisioni”, “invidie”, “incomprensioni”: un corpo “smembrato” in mille pezzi proprio come le ossa di cui sopra.
Ma se i corinzi erano i “campioni”, li chiama Francesco, neppure ai nostri giorni si scherza, tanto da far dire al Papa sconsolato che “la guerra non incomincia nel campo di battaglia: la guerra, le guerre incominciano nel cuore, con incomprensioni, divisioni, invidie, con questa lotta con gli altri”. Prendiamo le gelosie, che “crescono e riempiono il cuore, e un cuore geloso è un cuore acido, un cuore che invece del sangue sembra avere l’aceto; è un cuore che non è mai felice, è un cuore che smembra la comunità…”. Terapia: “apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità degli altri, dei nostri fratelli. E quando mi viene la gelosia - perché viene a tutti, tutti siamo peccatori - devo dire al Signore: ‘Grazie, Signore, perché hai dato questo a quella persona’".
Oppure il sentirsi superiore agli altri: “quando stai per farlo, ricordati dei tuoi peccati, di quelli che nessuno conosce, vergognati davanti a Dio e dì: ‘Ma tu Signore, tu sai chi è superiore, io chiudo la bocca’. E questo fa bene”, consiglia caldamente Francesco.
Nel racconto dell’udienza generale di oggi non poteva mancare la prima festa del novello santo Giovanni Paolo II (canonizzato lo scorso 27 aprile 2014), menzionata da Francesco salutando i polacchi presenti in piazza. Il giorno scelto dal successore argentino per festeggiare ogni anno il grande Wojtyla, 22 ottobre, fa memoria della solenne messa di inizio del ministero petrino di lui, allorché pronunciò il celeberrimo “non abbiate paura”; “la sua eredità spirituale”, prega oggi Bergoglio, “non sia dimenticata, ma ci spinga alla riflessione e al concreto agire per il bene della Chiesa, della famiglia e della società”.
Presente tra i 45.000 fedeli registrati una folta delegazioni di lavoratori della compagnia aerea Meridiana, che rischiano proprio in queste ore la perdita del posto di lavoro. “Auspico vivamente che si possa trovare un’equa soluzione, che tenga conto anzitutto della dignità della persona umana e delle imprescindibili necessità di tante famiglie”, è stato l’appello dedicato loro dal Papa, a fine udienza, con una significativa aggiunta ‘a braccio’: “per favore, faccio un appello a tutti i responsabili: nessuna famiglia senza lavoro!”.
Ultima nota di cronaca la visita oggi in Vaticano di giocatori, tecnici e dirigenti del Bayern Monaco, reduci dal roboante 7-1 inflitto ieri sera all’Olimpico alla malcapitata Roma. “Ieri avete giocato molto bene", stando ai tweet lanciati sugli account societari ufficiali, sarebbe stato il sobrio commento di Papa Francesco (“sorpreso” anche lui dall’eclatante risultato) nell’incontrarli, accanto all’aula Nervi, prima di scendere in piazza san Pietro. Il Bayern, guidato dal’ex interista Karl-Heinz Rummenigge, ha regalato al Papa un pallone di calcio, una maglia della squadra con numero uno e “Franziskus" sulla schiena e ben un milione di euro da destinare ad opere di carità.
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