Papa Francesco ha telefonato oggi al cardinale Angelo Bagnasco che ha lasciato il Sinodo per recarsi nella sua diocesi, Genova, colpita nuovamente da una tragica alluvione che ha causato una vittima e ingenti danni. Ascoltiamo l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei raggiunto telefonicamente da Sergio Centofanti: ascolta
Radio Vaticana - R. – Eravamo per strada, con i miei collaboratori, e gentilmente il Papa si è informato della situazione. Lui era stato già informato - glielo avevo già detto ieri sera, prima di partire da Roma, dal Sinodo - e stamattina ha richiamato paternamente. Si è informato, ha assicurato la sua vicinanza, la sicurezza della preghiera e della sua benedizione. E’ stato molto caro.
D. – Quale situazione sta trovando lì a Genova?
R. – E’ una situazione drammatica. Si ripete quello che è già avvenuto nel 2011, ma in modo peggiore. In alcune zone, infatti, la situazione è molto più grave. C’è gente che ha perso tutto: gli esercizi commerciali, i piccoli artigianati. Hanno perso il lavoro, quindi, con la differenza, rispetto al 2011, che in parecchi hanno detto che non ce la faranno più e non hanno più, forse, nemmeno le forze di ricominciare, di risollevarsi. Ci vogliono degli aiuti, ho detto e ho ripetuto. Ci vogliono, da parte dello Stato e delle autorità, degli aiuti economici consistenti, adeguati alle diverse situazioni, e tempestivi, subito! Non si può aspettare, infatti, la burocrazia, la documentazione, che non finisce più e così via, che blocca tutto quanto. Nel 2011 nessuno ha ricevuto nulla! Hanno fatto dei mutui con le banche per poter ricominciare e ripristinare le attività lavorative. Devono ancora estinguere quei mutui e sono ritornati da capo! Questa è la situazione. Inaccettabile!
D. – Quali sono le sue speranze a questo punto?
R. – Le speranze sono che intanto la gente non si scoraggi, che non getti la spugna, non si arrenda. Ed io sono convinto e ho fiducia che non si arrenderà, perché i genovesi sono tenaci e, secondo, perché c’è una bellissima testimonianza di solidarietà, di volontariato, specialmente da parte dei giovani delle nostre parrocchie e delle altre associazioni. Ho quindi questa fiducia, anzi vorrei dire quasi certezza che non si arrenderanno. Ci vogliono, però, questi aiuti, assolutamente! Che lo Stato e le amministrazioni si rendano veramente conto della situazione tragica e che stanzino immediatamente dei fondi, che arrivino alle singole famiglie, ai singoli esercenti, che hanno perso tutto.
Radio Vaticana - R. – Eravamo per strada, con i miei collaboratori, e gentilmente il Papa si è informato della situazione. Lui era stato già informato - glielo avevo già detto ieri sera, prima di partire da Roma, dal Sinodo - e stamattina ha richiamato paternamente. Si è informato, ha assicurato la sua vicinanza, la sicurezza della preghiera e della sua benedizione. E’ stato molto caro.
D. – Quale situazione sta trovando lì a Genova?
R. – E’ una situazione drammatica. Si ripete quello che è già avvenuto nel 2011, ma in modo peggiore. In alcune zone, infatti, la situazione è molto più grave. C’è gente che ha perso tutto: gli esercizi commerciali, i piccoli artigianati. Hanno perso il lavoro, quindi, con la differenza, rispetto al 2011, che in parecchi hanno detto che non ce la faranno più e non hanno più, forse, nemmeno le forze di ricominciare, di risollevarsi. Ci vogliono degli aiuti, ho detto e ho ripetuto. Ci vogliono, da parte dello Stato e delle autorità, degli aiuti economici consistenti, adeguati alle diverse situazioni, e tempestivi, subito! Non si può aspettare, infatti, la burocrazia, la documentazione, che non finisce più e così via, che blocca tutto quanto. Nel 2011 nessuno ha ricevuto nulla! Hanno fatto dei mutui con le banche per poter ricominciare e ripristinare le attività lavorative. Devono ancora estinguere quei mutui e sono ritornati da capo! Questa è la situazione. Inaccettabile!
D. – Quali sono le sue speranze a questo punto?
R. – Le speranze sono che intanto la gente non si scoraggi, che non getti la spugna, non si arrenda. Ed io sono convinto e ho fiducia che non si arrenderà, perché i genovesi sono tenaci e, secondo, perché c’è una bellissima testimonianza di solidarietà, di volontariato, specialmente da parte dei giovani delle nostre parrocchie e delle altre associazioni. Ho quindi questa fiducia, anzi vorrei dire quasi certezza che non si arrenderanno. Ci vogliono, però, questi aiuti, assolutamente! Che lo Stato e le amministrazioni si rendano veramente conto della situazione tragica e che stanzino immediatamente dei fondi, che arrivino alle singole famiglie, ai singoli esercenti, che hanno perso tutto.
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