venerdì, ottobre 10, 2014
Il prestigioso premio è andato a Malala, la giovane pachistana perseguitata dai talebani che si è fatta portavoce delle bambine che non hanno accesso alle scuole, e a Satyarthi, attivista indiano che si batte contro la schiavitù minorile. Su Malala ripubblichiamo l'articolo uscito sul nostro sito in occasione della sua candidatura al Nobel per la pace dello scorso anno, e dell'assergnazione del premio Sakharov del Parlamento europeo. 

di Roberto Catalano

Città Nuova - Fra i candidati del Nobel per il 2013 già spiccava il nome di Malala Yousafzai, la giovane pakistana, vittima di un attacco dei talebani, salvatasi quasi miracolosamente e diventata portavoce delle bambine che reclamano l’accesso alla scolarizzazione per un processo di emancipazione della donna a tutte le latitudini. Malala, come ormai tutti la chiamano, comunque il suo premio lo ha vinto. Si tratta di un riconoscimento significativo. Il premio Sakharov, assegnatole dal Parlamento europeo è, infatti, un riconoscimento dedicato allo scienziato dissidente dell’ex-Unione Sovietica, che intende premiare persone o organizzazioni che impegnate nella difesa dei diritti umani e delle libertà individuali e comunitarie.

Istituito nel 1988, il riconoscimento del Parlamento europeo annovera personalità di grande rilievo nella lotta per le diverse libertà, a cominciare da Nelson Mandela, che fu il primo ad esserne insignito, seguito da Alexander Dubček e Aung Sang Suu Kyi. Fra le donne, oltre alla leader dell’opposizione del Myanmar, non si può non ricordare la scrittrice del Bangladesh Taslima Nasrin e l’avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh, vincitrice lo scorso anno, insieme al connazionale Jafar Panahi, regista de Il cerchio (2000), anche lui iraniano.

Ad annunciare la scelta della giovane pakistana è stato il presidente dell’europarlamento Martin Schulz, che ha definito Malala, «una ragazza eroica», da annoverarsi fin d’ora fra «le personalità prominenti di questo secolo». Il premio Sakharov, ha evidenziato il presidente, è stato «deciso all’unanimità». «La Conferenza dei presidenti ha deciso senza alcun dubbio di onorare questa ragazza della Valle dello Swat in Pakistan, per il suo coraggio di andare a scuola. Ha incoraggiato le altre ragazze ad andare con lei a scuola in un ambiente ostile, mentre era minacciata di morte dai talebani. Fortunatamente è sopravvissuta ai colpi che quei criminali le hanno sparato. Il suo è un esempio: andiamo a scuola, non facciamoci intimidire, pretendiamo i nostri diritti di ragazze, donne, ad essere rispettate».

Schulz ha riconosciuto che l’assegnazione a Malala è significativa non solo per la giovane pakistana, «ma anche per noi» perché dimostra che «dovunque nel mondo donne e uomini che lottano per i propri diritti sanno di avere un alleato al loro fianco: il Parlamento europeo».

Riferendosi all’assegnazione a questa sedicenne, la cui storia ha fatto il giro del mondo ed il cui appello lanciato presso le Nazioni Unite ha impressionato leaders politici ed opinione pubblica, Joseph Daul, presidente del partito Popolare europeo, ha dichiarato: «Oggi abbiamo deciso di dire al mondo che la nostra speranza per un futuro migliore è riposta in persone giovani come Malala».

Malala aveva cominciato a far notizia nel 2009 grazie a un blog anonimo per l’edizione in urdu dellaBBC. Nel diario online la ragazza ‒ allora 12enne ‒ raccontava la sua vita in Pakistan sotto il dominio talebano e la mancanza di educazione per le ragazze. Ma la sua figura è diventata un vero punto di riferimento, dopo l’attentato subito, e il suo impegno coraggioso a continuare la lotta per assicurare alle bambine del mondo l’accesso all’educazione e, quindi, ad un futuro migliore.

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