Sono sempre più deboli col passare dei giorni le speranze di trovare vivi i 43 studenti dispersi dal 26 settembre a Iguala, nello stato meridionale di Guerrero, dopo aver subito un brutale attacco della polizia municipale appoggiata da sicari del crimine organizzato.
Radio Vaticana - Dopo che il presidente Enrique Peña Nieto ha ordinato di “accelerare” le indagini su un episodio che ha scatenato rabbia e commozione in tutto il Messico, sono state arrestate altre quattro persone che si aggiungono alle 34 già a disposizione degli inquirenti, 26 delle quali agenti. I nuovi fermati – ha comunicato il procuratore generale Jesús Murillo Karam hanno condotto gli investigatori in un luogo in cui sono state individuate nuove fosse comuni contenenti un numero imprecisato di corpi .
Il procuratore non ha aggiunto particolari limitandosi a precisare che anche questi corpi sono stati dati alle fiamme come i 28 localizzati lo scorso fine settimana in altre sei fosse, 17 dei quali si ritiene possano essere gli studenti della scuola Normal; due sicari della banda criminale Guerreros Unidos avrebbero confessato di aver ucciso gli studenti e averli seppelliti nello stesso luogo.
I sospetti sulla responsabilità dei fatti sono ricaduti anche sul sindaco di Iguala, José Luis Abarca, e sua moglie, María de los Ángeles Pineda, una coppia collusa con il narcotraffico, datasi alla fuga due giorni dopo l’attacco contro gli studenti. Pineda, sorella di due noti ‘narcos’, figura fra l’altro in un rapporto dell’intelligence come colei che avrebbe ordinato al direttore della Sicurezza pubblica locale di reprimere i ragazzi temendo che con le loro manifestazioni di protesta potessero interrompere un discorso pubblico che lei stessa avrebbe dovuto pronunciare il giorno delle violenze.
A Iguala dopo l’attacco agli studenti, la polizia municipale è stata rilevata in blocco da forze federali. Nelle ultime ore, la procura locale ha accusato formalmente il sindaco di essersi trattenuto ad una festa invece di tentare di impedire le violenze, concluse con sei morti e 25 feriti e 43 ‘desaparecidos’; su questa base, il Congresso di Guerrero ha immediatamente revocato l’immunità al primo cittadino di Iguala.
Radio Vaticana - Dopo che il presidente Enrique Peña Nieto ha ordinato di “accelerare” le indagini su un episodio che ha scatenato rabbia e commozione in tutto il Messico, sono state arrestate altre quattro persone che si aggiungono alle 34 già a disposizione degli inquirenti, 26 delle quali agenti. I nuovi fermati – ha comunicato il procuratore generale Jesús Murillo Karam hanno condotto gli investigatori in un luogo in cui sono state individuate nuove fosse comuni contenenti un numero imprecisato di corpi .
Il procuratore non ha aggiunto particolari limitandosi a precisare che anche questi corpi sono stati dati alle fiamme come i 28 localizzati lo scorso fine settimana in altre sei fosse, 17 dei quali si ritiene possano essere gli studenti della scuola Normal; due sicari della banda criminale Guerreros Unidos avrebbero confessato di aver ucciso gli studenti e averli seppelliti nello stesso luogo.
I sospetti sulla responsabilità dei fatti sono ricaduti anche sul sindaco di Iguala, José Luis Abarca, e sua moglie, María de los Ángeles Pineda, una coppia collusa con il narcotraffico, datasi alla fuga due giorni dopo l’attacco contro gli studenti. Pineda, sorella di due noti ‘narcos’, figura fra l’altro in un rapporto dell’intelligence come colei che avrebbe ordinato al direttore della Sicurezza pubblica locale di reprimere i ragazzi temendo che con le loro manifestazioni di protesta potessero interrompere un discorso pubblico che lei stessa avrebbe dovuto pronunciare il giorno delle violenze.
A Iguala dopo l’attacco agli studenti, la polizia municipale è stata rilevata in blocco da forze federali. Nelle ultime ore, la procura locale ha accusato formalmente il sindaco di essersi trattenuto ad una festa invece di tentare di impedire le violenze, concluse con sei morti e 25 feriti e 43 ‘desaparecidos’; su questa base, il Congresso di Guerrero ha immediatamente revocato l’immunità al primo cittadino di Iguala.
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