sabato, ottobre 18, 2014
Per vincere la fame nel mondo non basta l’assistenza, occorre cambiare le politiche di sviluppo e le regole del mercato: è quanto afferma il Papa nel Messaggio inviato al direttore generale della Fao, il prof. José Graziano da Silva, in occasione della Giornata Mondiale dell’alimentazione, celebrata ieri. Ce ne parla Sergio Centofanti: ascolta

No alle “speculazioni sui prezzi in nome del dio profitto”: Papa Francesco fa proprio il grido di milioni di persone che mancano del cibo quotidiano nonostante l’enorme quantità di alimenti sprecati. E’ “uno dei paradossi più drammatici del nostro tempo – scrive - al quale assistiamo con impotenza, ma spesso anche con indifferenza, ‘incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, [... ] come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete’ (Evangelii Gaudium, 54)”. “Per sconfiggere la fame – afferma - non basta superare le carenze di chi è più sfortunato o assistere con aiuti e donativi coloro che vivono situazioni di emergenza. Bisogna piuttosto cambiare il paradigma delle politiche di aiuto e di sviluppo, modificare le regole internazionali in materia di produzione e commercio dei prodotti agricoli, garantendo ai Paesi in cui l’agricoltura rappresenta la base dell’economia e della sopravvivenza un’autodeterminazione del proprio mercato agricolo”.

“Fino a quando – chiede il Papa - si continuerà a difendere sistemi di produzione e di consumo che escludono la maggior parte della popolazione mondiale anche dalle briciole che cadono dalle mense dei ricchi? E’ arrivato il tempo – sottolinea - di pensare e decidere partendo da ogni persona e comunità e non dall’andamento dei mercati. Per conseguenza, dovrebbe cambiare anche il modo di intendere il lavoro, gli obiettivi e l’attività economica, la produzione alimentare e la protezione dell’ambiente. Questa è forse l’unica possibilità per costruire un autentico futuro di pace, oggi minacciato pure dall’insicurezza alimentare”.

“Nonostante i progressi che si stanno realizzando in molti Paesi – ricorda il Papa - i dati recenti continuano ancora a presentare una situazione inquietante, alla quale ha contribuito la generale diminuzione dell’aiuto pubblico allo sviluppo”. Per il Pontefice “occorre riconoscere sempre di più il ruolo della famiglia rurale e sviluppare tutte le sue potenzialità”: è, infatti, “in grado di rispondere alla domanda di alimenti senza distruggere le risorse della creazione”. Inoltre, grazie al “legame d’amore, di solidarietà e di generosità che esiste tra i suoi membri”, la famiglia rurale “favorisce il dialogo tra le diverse generazioni e pone le basi per una vera integrazione sociale, oltre a rappresentare quella auspicata sinergia tra il lavoro agricolo e la sostenibilità: chi più della famiglia rurale è preoccupato di preservare la natura per le generazioni che verranno? E chi più di essa ha a cuore la coesione tra le persone e i gruppi sociali?”. “Le normative e le iniziative a favore della famiglia, a livello locale, nazionale e internazionale – osserva - sono molto lontane dalle sue esigenze reali e questa è una lacuna da colmare”.

“Mai come in questo momento – scrive Papa Francesco - il mondo ha bisogno di unità tra le persone e tra le Nazioni per superare le divisioni esistenti e i conflitti in atto, e soprattutto per cercare concrete vie d’uscita da una crisi che è globale, ma il cui peso ricade maggiormente sui poveri”. “La Chiesa cattolica, mentre prosegue la sua attività caritativa nei diversi continenti – conclude il Papa - rimane disponibile ad offrire, illuminare e accompagnare sia l’elaborazione delle politiche sia la loro attuazione concreta, consapevole che la fede si rende visibile mettendo in pratica il progetto di Dio sulla famiglia umana e sul mondo attraverso quella profonda e reale fraternità che non è esclusiva dei cristiani, ma include tutti i popoli”.

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