lunedì, novembre 24, 2014
Per tenere fede alle promesse fatte all'Apec e ridurre le emissioni entro il 2030, il presidente cinese Xi Jinping deve varare la costruzione di fonti rinnovabili: al posto dell'energia nucleare può scegliere tra 500mila turbine eoliche o 50mila "parchi solari". Il costo previsto è di 2mila miliardi di dollari, ma le proteste sociali per il clima distrutto rendono la "rivoluzione energetica" una priorità. 

Pechino (AsiaNews) - Per tenere fede alla promessa fatta durante l'ultimo vertice Apec e ridurre le emissioni di carbonio nell'atmosfera, la Cina dovrà iniziare a costruire sin dal 2015 altre mille centrali atomiche. Oppure, se dovesse scegliere l'opzione verde, 500mila turbine eoliche o 50mila "parchi solari", larghi appezzamenti di terreno ricoperti da pannelli solari.

Incontrando il presidente americano Barack Obama, il leader cinese Xi Jinping si è impegnato a ridurre le emissioni entro il 2030, portando al 20% la capacità rinnovabile del proprio settore energetico. Il prezzo di questa rivoluzione si aggira, secondo stime di Bloomberg, intorno ai 2mila miliardi di dollari. Considerando che dalla fine del 2013 il Dragone è al primo posto al mondo per produzione di energia alternativa, si tratterebbe di moltiplicare per 67 la capacità nucleare, per 30 quella solare o per nove quella derivante dal vento.

Liang Zhipeng, vice direttore del Dipartimento per le energie rinnovabili, spiega: "La Cina è nel mezzo di un periodo di transizione, che richiede ora una rivoluzione nella produzione e nel consumo di energia. Gioco forza, questa rivoluzione dovrà basarsi sulle rinnovabili. Il nostro ambiente è sotto pressione, quindi dobbiamo sviluppare programmi puliti".

La questione non riguarda soltanto la comunità internazionale, che Pechino ha più volte illuso con promesse non mantenute. L'emergere di una nuova classe media di lavoratori in tutta la nazione ha portato a un aumento esponenziale delle proteste per l'inquinamento atmosferico e dei bacini idrologici. Si stimano in 40mila l'anno le manifestazioni pubbliche che riguardano l'ambiente. Lo scorso maggio 2014, i cittadini di Hangzhou sono arrivati a dare fuoco ad alcune macchine della polizia per impedire la costruzione di un inceneritore nei pressi delle loro abitazioni.

Li Shuo, ricercatore del clima per Greenpeace East Asia, spiega: "Lo smog delle megalopoli come Pechino e Shanghai ha spinto le autorità a capire che, se non si affronta l'inquinamento, il malcontento sociale aumenterà a dismisura. La salute è una preoccupazione immediata per tutti".


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