lunedì, novembre 24, 2014
Quando la Chiesa è umile e povera, allora “è fedele” a Cristo, altrimenti è tentata di brillare di “luce propria” anziché donare al mondo quella di Dio. Lo ha affermato Papa Francesco durante l’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa S. Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta

Radio Vaticana - Dare tanto e pubblicamente, perché c’è una ricchezza che si nutre di ostentazione e gode della vanità. E dare il poco che si ha, senza attirare l’attenzione se non di Dio, perché è Lui il tutto in cui si confida. Nell’episodio evangelico della vedova che sotto gli occhi di Gesù mette i suoi unici due spiccioli nel tesoro del tempio – mentre i ricchi vi avevano gettato atteggiandosi grosse cifre per loro superflue – Papa Francesco coglie due tendenze sempre presenti nella storia della Chiesa. La Chiesa tentata dall'apparenza e la “Chiesa povera”, che – afferma – “non deve avere altre ricchezze che il suo Sposo”, come l’umile donna del tempio:

“A me piace vedere in questa figura la Chiesa che è in certo senso un po’ vedova, perché aspetta il suo Sposo che tornerà… Ma ha il suo Sposo nell’Eucaristia, nella Parola di Dio, nei poveri, sì: ma aspetta che torni, no? Questo atteggiamento della Chiesa… Questa vedova non era importante, il nome di questa vedova non appariva nei giornali. Nessuno la conosceva. Non aveva lauree… niente. Niente. Non brillava di luce propria. E’ quello che a me dice di vedere in questa donna la figura della Chiesa. La grande virtù della Chiesa dev’essere di non brillare di luce propria, ma di brillare della luce che viene dal suo Sposo. Che viene proprio dal suo Sposo. E nei secoli, quando la Chiesa ha voluto avere luce propria, ha sbagliato”.

“È vero – riconosce Papa Francesco – che alcune volte il Signore può chiedere alla sua Chiesa di avere, di prendersi un po’ di luce propria”, ma ciò si intende, ha spiegato, che se la missione della Chiesa è di illuminare l’umanità, la luce che viene donata deve essere unicamente quella ricevuta da Cristo in atteggiamento di umiltà:

“Tutti i servizi che noi facciamo nella Chiesa sono per aiutarci in questo, a ricevere quella luce. E un servizio senza questa luce non va bene: fa che la Chiesa diventi o ricca, o potente, o che cerchi il potere, o che sbagli strada, come è accaduto tante volte nella storia e come accade nelle nostre vite, quando noi vogliamo avere un’altra luce, che non è proprio quella del Signore: una luce propria”.

Quando la Chiesa “è fedele alla speranza e al suo Sposo – ripete ancora Papa Francesco – è gioiosa di ricevere la luce da Lui, di essere in questo senso ‘vedova’”, in attesa, come la luna, del “sole che verrà”:

“Quando la Chiesa è umile, quando la Chiesa è povera, anche quando la Chiesa confessa le sue miserie – poi tutti ne abbiamo – la Chiesa è fedele. La Chiesa dice: ‘Ma, io sono oscura, ma la luce mi viene da lì!’ e questo ci fa tanto bene. Ma preghiamo questa vedova che è in Cielo, sicuro, preghiamo questa vedova che ci insegni a essere Chiesa così, gettando dalla vita tutto quello che abbiamo: niente per noi. Tutto per il Signore e per il prossimo. Umili. Senza vantarci di avere luce propria, cercando sempre la luce che viene dal Signore”.


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