Haiti si prepara a ricordare il quinto anniversario del terribile terremoto che devastò l’isola il 12 gennaio 2010.
Radio Vaticana - Vicoli attraversati da fogne a cielo aperto e bambini che giocano tra montagne d’ immondizia: ecco il benvenuto in un luogo che evoca violenza e orrore: Cité Soleil, baraccopoli di Port au Prince, una delle aree più pericolose dell’emisfero occidentale. 300 mila persone, le gang armate impongono ancora la loro legge e gli spari scandiscono l’esistenza in questa bidonville racchiusa tra il mare e le macerie del terremoto. Ma tra i solchi del sisma si scovano anche storie di rinascita come Radio Boukman, la sola emittente di Cité Soleil. Una radio comunitaria nata per dare aiuto e sostegno alla popolazione del quartiere. “Noi facciamo informazione e sensibilizziamo le persone - ha raccontato il capo redattore Jean Joceler - durante i giorni del terremoto spiegavamo dove radunarsi e dove fossero i punti di distribuzione dei viveri. Poi, con il colera, lanciavamo appelli su come comportarsi e prevenire così il contagio”. Ogni giorno in onda programmi per educare i ragazzi al lavoro, all’attività scolastica e di denuncia contro le bande armate. Non mancano le minacce, ma i 35 giornalisti dell’emittente proseguono nel diffondere parole di vita, in una realtà che per troppo tempo ha conosciuto soltanto grida di morte.
(Daniele Bellocchio)
Radio Vaticana - Vicoli attraversati da fogne a cielo aperto e bambini che giocano tra montagne d’ immondizia: ecco il benvenuto in un luogo che evoca violenza e orrore: Cité Soleil, baraccopoli di Port au Prince, una delle aree più pericolose dell’emisfero occidentale. 300 mila persone, le gang armate impongono ancora la loro legge e gli spari scandiscono l’esistenza in questa bidonville racchiusa tra il mare e le macerie del terremoto. Ma tra i solchi del sisma si scovano anche storie di rinascita come Radio Boukman, la sola emittente di Cité Soleil. Una radio comunitaria nata per dare aiuto e sostegno alla popolazione del quartiere. “Noi facciamo informazione e sensibilizziamo le persone - ha raccontato il capo redattore Jean Joceler - durante i giorni del terremoto spiegavamo dove radunarsi e dove fossero i punti di distribuzione dei viveri. Poi, con il colera, lanciavamo appelli su come comportarsi e prevenire così il contagio”. Ogni giorno in onda programmi per educare i ragazzi al lavoro, all’attività scolastica e di denuncia contro le bande armate. Non mancano le minacce, ma i 35 giornalisti dell’emittente proseguono nel diffondere parole di vita, in una realtà che per troppo tempo ha conosciuto soltanto grida di morte.
(Daniele Bellocchio)
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