I primi arresti e gli interrogatori dei sospetti dei quali riferiscono oggi i media pachistani hanno portato a conoscenza di una vicenda esemplare di come fenomeni discriminatori e aggressioni tocchino oggi tutte le minoranze religiose e molte comunità etniche del Pakistan; contando su tolleranza, connivenze o paura anch’esse diffuse come il tribalismo e il radicalismo che li ispirano.
Misna - Mercoledì della scorsa settimana una bambina di sei anni era stata ritrovata senza vita e con segni di violenza sessuale a Quetta, il capoluogo della provincia sud-occidentale del Baluchistan. La piccola Sahar Batool apparteneva alla minoranza hazara, una comunità musulmana sciita. Una doppia condizione di emarginazione che incentiva la persecuzione e le violenze verso gli esponenti di questa etnia, concentrati in Pakistan soprattutto in Balochistan e presso la città di Peshawar, più a nord. Sono 1400 gli Hazara uccisi e 3500 quelli feriti secondo le fonti della minoranza negli ultimi anni, in 169 fatti di sangue. I superstiti vivono di conseguenza nella paura, ai margini delle società locali e nella costante insicurezza, soprattutto senza speranza di avere giustizia, come dimostrato da un gran numero di crimini mai risolti.
Loro persecutori sono soprattutto i gruppi estremisti di denominazione sunnita, fazione maggioritaria dell’Islam pachistano a cui appartengono anche i Baluchi, principale etnia locale fortemente legata alla propria identità tribale e religiosa, tra le più restrittive sul piano sociale.
Come confermato da fonti della polizia, la bambina, il cui padre lavora come giardiniere in una base militare della città, e che viveva in un’area considerata sicura, è stata uccisa presso la sua abitazione. Il suo cadavere è stato ritrovato da una vicina dopo ore di ricerche in una discarica dove la madre le aveva chiesto di gettare l’immondizia di casa. La comunità ha accusato un religioso sunnita locale dell’omicidio, ma le autorità, pur avviando indagini, hanno cercato finora di bloccare ogni informazione sulla vicenda.
Misna - Mercoledì della scorsa settimana una bambina di sei anni era stata ritrovata senza vita e con segni di violenza sessuale a Quetta, il capoluogo della provincia sud-occidentale del Baluchistan. La piccola Sahar Batool apparteneva alla minoranza hazara, una comunità musulmana sciita. Una doppia condizione di emarginazione che incentiva la persecuzione e le violenze verso gli esponenti di questa etnia, concentrati in Pakistan soprattutto in Balochistan e presso la città di Peshawar, più a nord. Sono 1400 gli Hazara uccisi e 3500 quelli feriti secondo le fonti della minoranza negli ultimi anni, in 169 fatti di sangue. I superstiti vivono di conseguenza nella paura, ai margini delle società locali e nella costante insicurezza, soprattutto senza speranza di avere giustizia, come dimostrato da un gran numero di crimini mai risolti.
Loro persecutori sono soprattutto i gruppi estremisti di denominazione sunnita, fazione maggioritaria dell’Islam pachistano a cui appartengono anche i Baluchi, principale etnia locale fortemente legata alla propria identità tribale e religiosa, tra le più restrittive sul piano sociale.
Come confermato da fonti della polizia, la bambina, il cui padre lavora come giardiniere in una base militare della città, e che viveva in un’area considerata sicura, è stata uccisa presso la sua abitazione. Il suo cadavere è stato ritrovato da una vicina dopo ore di ricerche in una discarica dove la madre le aveva chiesto di gettare l’immondizia di casa. La comunità ha accusato un religioso sunnita locale dell’omicidio, ma le autorità, pur avviando indagini, hanno cercato finora di bloccare ogni informazione sulla vicenda.
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