Un viaggio all’insegna della riconciliazione, del dialogo ecumenico e della vicinanza ai profughi.
Radio Vaticana - Papa Francesco ha colto l’occasione dell’Udienza generale in Piazza San Pietro per ripercorrere la visita di tre giorni in Turchia. Dal Pontefice l’invito a pregare per la pace nella regione. Il servizio di Alessandro Gisotti: ascolta
Piove su Piazza San Pietro, ma nonostante il maltempo i fedeli sono accorsi anche questa volta a migliaia per partecipare all’Udienza generale. Un gesto che Papa Francesco apprezza e che commenta con una battuta: “Cari fratelli e sorelle, buongiorno . Ma, non sembra tanto buona la giornata, è un po’ bruttina…Ma voi siete coraggiosi e a brutta giornata buona faccia, eh! E andiamo avanti, eh!”
Nella catechesi, Francesco ha ripercorso alcuni momenti del suo recente pellegrinaggio in Turchia, ringraziando nuovamente quanti, a partire dalle istituzioni e dalla conferenza episcopale, hanno lavorato perché la visita avesse successo. Il Papa ha rammentato i viaggi dei suoi predecessori in terra turca, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI né ha mancato di citare il ruolo che ebbe Giovanni XXIII quando era delegato pontificio in Turchia. Si tratta, ha osservato il Papa, di una terra “cara ad ogni cristiano”, per aver dato i natali a San Paolo, aver ospitato i primi sette Concili e per la presenza, vicino Efeso, della casa di Maria. La “tradizione – ha aggiunto a braccio – ci dice che lì è vissuta la Madonna, dopo la venuta dello Spirito Santo”. Francesco ha evidenziato che con le autorità del Paese - a maggioranza musulmano, ma con una Costituzione che garantisce la laicità dello Stato – ha parlato sul tema della violenza:
“E’ proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza. Per questo ho insistito sull’importanza che cristiani e musulmani si impegnino insieme per la solidarietà, per la pace e la giustizia, affermando che ogni Stato deve assicurare ai cittadini e alle comunità religiose una reale libertà di culto”.
Ha quindi ricordato la sua visita in “alcuni luoghi-simbolo” delle diverse confessioni religiose presenti in Turchia. E qui ha messo l’accento sull’invocazione ecumenica allo Spirito Santo nella cattedrale di Istanbul:
“Il Popolo di Dio, nella ricchezza delle sue tradizioni e articolazioni, è chiamato a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, in atteggiamento costante di apertura, di docilità e di obbedienza. Il nostro cammino di dialogo ecumenico è anche dell’unità nostra, della nostra Chiesa cattolica, quello che fa tutto è lo Spirito Santo. A noi tocca lasciarlo fare, accoglierlo e andare dietro le sue ispirazioni”.
E proprio lo Spirito Santo è stato l’ispiratore dell’incontro tra Francesco e Bartolomeo, nella Festa di Sant’Andrea. Con Bartolomeo I, ha detto il Papa, ho rinnovato “l’impegno reciproco a proseguire sulla strada verso il ristabilimento della piena comunione tra cattolici e ortodossi”. Insieme, ha soggiunto, “abbiamo sottoscritto una Dichiarazione congiunta, ulteriore tappa di questo cammino”. Ed ha ricordato la toccante e storica benedizione impartita l’un l’altro dal Patriarca di Costantinopoli e dal Vescovo di Roma. Il Papa ha così rivolto il pensiero all’ultimo incontro in Turchia, definito “bello e doloroso”: quello con i “ragazzi profughi”, ospiti dei salesiani:
“Era molto importante per me incontrare alcuni profughi dalle zone di guerra del Medio Oriente, sia per esprimere loro la vicinanza mia e della Chiesa, sia per sottolineare il valore dell’accoglienza, in cui anche la Turchia si è molto impegnata. Ringrazio una volta in più la Turchia per questa accoglienza di tanti profughi e ringrazio di cuore i salesiani di Istanbul”.
Francesco ha pregato "per tutti i profughi e i rifugiati”, “perché siano rimosse le cause di questa dolorosa piaga”. E ha chiesto una preghiera per la pace nella regione:
“Cari fratelli e sorelle, Dio onnipotente e misericordioso continui a proteggere il popolo turco, i suoi governanti e i rappresentanti delle diverse religioni. Possano costruire insieme un futuro di pace, così che la Turchia possa rappresentare un luogo di pacifica coesistenza fra religioni e culture diverse”.
Al momento dei saluti, ai pellegrini di lingua araba, il Papa ha invitato quanti vivono in Medio Oriente a guardare “oltre le differenze che ancora ci separano” invocando da Dio “il dono della piena unità”.
Radio Vaticana - Papa Francesco ha colto l’occasione dell’Udienza generale in Piazza San Pietro per ripercorrere la visita di tre giorni in Turchia. Dal Pontefice l’invito a pregare per la pace nella regione. Il servizio di Alessandro Gisotti: ascolta
Piove su Piazza San Pietro, ma nonostante il maltempo i fedeli sono accorsi anche questa volta a migliaia per partecipare all’Udienza generale. Un gesto che Papa Francesco apprezza e che commenta con una battuta: “Cari fratelli e sorelle, buongiorno . Ma, non sembra tanto buona la giornata, è un po’ bruttina…Ma voi siete coraggiosi e a brutta giornata buona faccia, eh! E andiamo avanti, eh!”
Nella catechesi, Francesco ha ripercorso alcuni momenti del suo recente pellegrinaggio in Turchia, ringraziando nuovamente quanti, a partire dalle istituzioni e dalla conferenza episcopale, hanno lavorato perché la visita avesse successo. Il Papa ha rammentato i viaggi dei suoi predecessori in terra turca, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI né ha mancato di citare il ruolo che ebbe Giovanni XXIII quando era delegato pontificio in Turchia. Si tratta, ha osservato il Papa, di una terra “cara ad ogni cristiano”, per aver dato i natali a San Paolo, aver ospitato i primi sette Concili e per la presenza, vicino Efeso, della casa di Maria. La “tradizione – ha aggiunto a braccio – ci dice che lì è vissuta la Madonna, dopo la venuta dello Spirito Santo”. Francesco ha evidenziato che con le autorità del Paese - a maggioranza musulmano, ma con una Costituzione che garantisce la laicità dello Stato – ha parlato sul tema della violenza:
“E’ proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza. Per questo ho insistito sull’importanza che cristiani e musulmani si impegnino insieme per la solidarietà, per la pace e la giustizia, affermando che ogni Stato deve assicurare ai cittadini e alle comunità religiose una reale libertà di culto”.
Ha quindi ricordato la sua visita in “alcuni luoghi-simbolo” delle diverse confessioni religiose presenti in Turchia. E qui ha messo l’accento sull’invocazione ecumenica allo Spirito Santo nella cattedrale di Istanbul:
“Il Popolo di Dio, nella ricchezza delle sue tradizioni e articolazioni, è chiamato a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, in atteggiamento costante di apertura, di docilità e di obbedienza. Il nostro cammino di dialogo ecumenico è anche dell’unità nostra, della nostra Chiesa cattolica, quello che fa tutto è lo Spirito Santo. A noi tocca lasciarlo fare, accoglierlo e andare dietro le sue ispirazioni”.
E proprio lo Spirito Santo è stato l’ispiratore dell’incontro tra Francesco e Bartolomeo, nella Festa di Sant’Andrea. Con Bartolomeo I, ha detto il Papa, ho rinnovato “l’impegno reciproco a proseguire sulla strada verso il ristabilimento della piena comunione tra cattolici e ortodossi”. Insieme, ha soggiunto, “abbiamo sottoscritto una Dichiarazione congiunta, ulteriore tappa di questo cammino”. Ed ha ricordato la toccante e storica benedizione impartita l’un l’altro dal Patriarca di Costantinopoli e dal Vescovo di Roma. Il Papa ha così rivolto il pensiero all’ultimo incontro in Turchia, definito “bello e doloroso”: quello con i “ragazzi profughi”, ospiti dei salesiani:
“Era molto importante per me incontrare alcuni profughi dalle zone di guerra del Medio Oriente, sia per esprimere loro la vicinanza mia e della Chiesa, sia per sottolineare il valore dell’accoglienza, in cui anche la Turchia si è molto impegnata. Ringrazio una volta in più la Turchia per questa accoglienza di tanti profughi e ringrazio di cuore i salesiani di Istanbul”.
Francesco ha pregato "per tutti i profughi e i rifugiati”, “perché siano rimosse le cause di questa dolorosa piaga”. E ha chiesto una preghiera per la pace nella regione:
“Cari fratelli e sorelle, Dio onnipotente e misericordioso continui a proteggere il popolo turco, i suoi governanti e i rappresentanti delle diverse religioni. Possano costruire insieme un futuro di pace, così che la Turchia possa rappresentare un luogo di pacifica coesistenza fra religioni e culture diverse”.
Al momento dei saluti, ai pellegrini di lingua araba, il Papa ha invitato quanti vivono in Medio Oriente a guardare “oltre le differenze che ancora ci separano” invocando da Dio “il dono della piena unità”.
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