martedì, dicembre 30, 2014
I fondamentalisti islamici colpiscono sopratutto i cristiani. Le sanzioni invece colpiscono tutti, però sono 'democratiche': l'Italia , paese democratico, da tre anni non rinuncia ad infliggere indifferentemente a tutte le componenti della società siriana  sanzioni pesantissime. Ma allo stesso tempo, un suo alto esponente, si fa promotore della difesa dei 'diritti dei cristiani'. 

di Patrizio Ricci 

In una intervista pubblicata oggi su  Avvenire, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Gentiloni  dice che  la  persecuzione ai cristiani  "e' una delle emergenze drammatiche del nostro tempo che esige una risposta forte".  In sostanza il ministro considera  la difesa dei cristiani una priorità dell'Italia, abbracciata anche dagli altri paesi europei.  E' una dichiarazione tardiva ma apprezzabile visto che il medioriente (non da oggi) si sta svuotando dei cristiani. Ma da un politico ci si aspetta che all'enunciazione di principio seguano iniziative politiche. E' questo che solleva alcuni dubbi: non si può dimenticare infatti che l'Italia nel contesto siriano ha riproposto lo stesso approccio fallimentare  tenuto  precedentemente con la guerra di Libia. Nonostante le forze ostili al governo di Bashar al Assad  siano notoriamente costituite da un coacervo di sigle islamiche e da una miriade di bande armate, l'Italia non ha mai mutato la sua politica di incondizionato appoggio alla 'rivoluzione siriana' (affatto estranea alla persecuzione dei cristiani) ed ha applicato una serie di sanzioni economiche e diplomatiche che hanno un effetto negativo sopratutto sulla popolazione.

Il problema delle persecuzioni ai cristiani è stato sollevato solo per fini terzi: l'esodo di massa dei cristiani non è cominciato con l'avvento dell'ISIS ma ben prima. Ciononostante, il carattere settario della rivolta è un particolare accuratamente tenuto nascosto dai vertici della politica in quando l'Italia ha fatto la precisa scelta di campo contro il governo di Damasco. Però il rispetto delle istituzioni non può far tacere ciò che i fatti documentano: già nei primi mesi successivi dell'insurrezione,  tutti i 50.000 cristiani di Homs sono stati cacciati dai ribelli cosidetti 'moderati '.   Nel 2012, oltre 10.000 cristiani sono fuggiti dalla cittadina di Qusayr, al confine con il Libano, in seguito alle pressioni di gruppi islamisti sunniti. Stessa sorte è capitata agli abitanti dei villaggi della valle dell'Oronte ed a Maloula ed in altre zone del paese che prima vivevano pacificamente. Dopo i primi mesi di combattimenti, all’esercito dell’opposizione “si sono unite bande armate di islamisti, militanti sunniti libanesi, mercenari provenienti da svariati paesi”. I cristiani non subivano solo i soprusi degli islamisti ma anche le angherie dei moderati perché  chiunque non vuole  unirsi agli insorti è considerato "nemico della rivoluzione".

A ulteriore riprova del carattere settario insito nella rivolta, riporto qui (in esclusiva) un breve stralcio della testimonianza  del  card Sandri (Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali) all'incontro ''cosa vogliono i siriani " tenutosi a Roma il 17 dicembre 2013. Sua eminenza  legge un report inviatogli da padre Pizzaballa Custode di Terrasanta: è un documento che ci mostra che le persecuzioni ai cristiani erano in atto da tempo, anche se allora, per i governi occidentali (buone semmai solo per le statistiche). Le persecuzioni saranno considerate 'degne di attenzione' solo in seguito, quando una delle fazioni islamiche, l'Isis, ha intaccato gli interessi occidentali in Iraq (fornendo un'utile giustificazione per la realizzazione del sogno nel cassetto: entrare con i caccia in territorio siriano): si direbbe ci si veste dell'umanitarismo solo quando questo serve a giustificare nuove violenze o nuove guerre...

Ma dicevamo delle sanzioni:  è  un capitolo mai affrontato dalla Comunità Internazionale che tuttavia ha un impatto devastante sul popolo siriano.  E' una piaga inflitta anche dal nostro paese ad un popolo allo stremo ( a livello mondiale eravamo al terzo posto per volume di import-export dopo Cina ed Arabia Saudita).  Le sanzioni sono ancor più inspiegabili se si considera che il governo italiano ha consentito l'esportazione di petrolio dei ribelli siriani e degli estremisti islamici ma ha invece impedito l'esportazione di quello prodotto dalla Siria. Il petrolio siriano era l'unica fonte di reddito per le necessità vitali del paese: l’interruzione dell’acquisto di petrolio siriano da parte dell’Europa corrisponde ad una perdita, per l’export siriano, di circa il 90% delle proprie entrate.

Altro capitolo di insensatezza è privare con le sanzioni e poi preoccuparsi degli aiuti umanitari (culmine del paradosso: lamentarsi -come è accaduto- che non si hanno più i fondi). Che senso ha trasformare un popolo che viveva dignitosamente in profughi, impedendogli di sostenersi da solo?

Ricordiamo il toccante appello (rimasto inascoltato) delle suore trappiste di Azeir  (Siria) pubblicato su Avvenire il 18 febbraio 2013:   “…..In città ci si inventa qualcosa, si vende di tutto pur di guadagnare almeno il pane. (...) Come George, padre di tre figli, che pur di lavorare è morto in questo modo ai confini della Turchia, ucciso da cecchini, "liberatori della Siria". In molte campagne i contadini non osano seminare: troppo pericoloso. E poi manca il gasolio, senza gasolio non vanno le pompe dell’acqua, con cosa si irriga ? E i trattamenti e i concimi, molti dei quali importati, soprattutto dopo che sono state bruciate fabbriche chimiche e magazzini, sono costosissimi e, anche se si dispone di denaro, spesso introvabili. I più poveri, che hanno solo qualche mucca, la stanno vendendo: tra mangimi e foraggi il costo degli alimenti è al minimo 60-70 lire siriane al chilo, quando un litro di latte si vende a 25. I rapimenti, in tragica crescita, e la delinquenza, sono un’altra conseguenza delle sanzioni. Certo, direte: che ingenuità! Le sanzioni sono fatte apposta per esasperare un Paese, e un Paese esasperato significa pressione sui suoi politici e quindi un intervento democratico efficace. È ciò che vogliono i vostri politici. Ma la nostra domanda è: lo volete anche voi? Volete davvero questo? Volete avere responsabilità sulla sofferenza e la morte di tante persone innocenti, in nome di un "intervento" che loro non vi hanno chiesto? Sì, il popolo siriano vuole la sua libertà e i suoi diritti, ma non così, non in questo modo. Così si uccide la speranza, la dignità, e anche la vita fisica di un popolo.” (…).

Da allora le sanzioni sono diventate ancor più pesanti; come le bombe non distinguono uomo o donna, adulto, vecchio o bambino, militare o civile, sano o malato. Purtroppo le cose non sono percepite nella loro realtà: la guerra asimmetrica in atto si basa sulla manipolazione della realtà e non ha nulla di umanitario ma è una guerra cinica in cui prevalgono interessi. Così avviene il capovolgimento completo delle parti: gli aggressori diventano 'salvatori' ; i settari si fregiano di neologismi che evocano la libertà; chi è parte in causa dell'instabilità diventa 'benefattore'.

On. Gentiloni, il suo intervento è senz'altro condivisibile ma è chiaro che la genesi delle persecuzioni non ci lascia indenni e ancor di più le decimazioni causate dalle sanzioni.


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