“La manovra della Bce rappresenta l’affermazione di leadership della Bce a livello europeo”- “La politica monetaria da sola non basta” - “Dopo il QE l'Italia faccia le riforme della giustizia e la riforma della pubblica amministrazione che sono gli ostacoli principali per gli investitori”.
Mario Platero in America 24 su Radio 24 ha discusso con Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del Comitato Esecutivo della BCE, oggi Presidente di Societe Generale e di Snam della decisione della BCE, di procedere con una manovra di quantitative easing.
Bini Smaghi non è preoccupato dalla decisione di ribaltare sui paesi membri una parte del rischio che anzi ha consentito alla BCE di fare di più in termini di manovra e ritiene che la decisione della BCE rappresenti un'affermazione della leadership della BCE nel contesto europeo: "Credo - dice Bini Smaghi a Radio 24 - che la Bce negli anni abbia dimostrato di avere una sua indipendenza e di prendere delle scelte, poi queste possono essere criticate o meno ma non è indubbio il fatto che oggi è la BCE a cercare di trovare una soluzione condivisa per gli interessi dell’intera Europa, non di una parte piuttosto che dell’altra"
Per la decisione di attribuire ai paesi membri una parte del rischio, cosa che in America non succede, Bini Smaghi ha osservato: "In America comprano un titolo unico che è il titolo di stato americano, non comprano i titoli degli stati regionali. Dunque se c’è una perdita comunque è una perdita a livello globale dello stato che poi si va a ripercuotere sul bilancio della banca centrale americana che poi deve essere ripianato dallo stesso stato. In Europa è un po’ più complicato perché abbiamo 19 paesi, ognuno emette il proprio titolo di stato, se c’è una perdita su un titolo di stato, il problema che dobbiamo condividerlo tra tutti oppure ognuno si tiene le sue perdite? Alla fine abbiamo questa soluzione che forse non è ottimale ma è quella che poi ha permesso alla Bce di prendere questa decisione di fare un po’ di più di quello che si aspettava il mercato, 60 mld al mese invece che 50. L’impatto immediato è stato molto positivo. Certo se un giorno c’è un problema su un titolo di stato quel paese lì dovrà da solo far fronte, ci sono forse altri meccanismi in Europa per aiutare il paese, forse non deve essere la politica monetaria o non solo quella".
La ripartizione dei rischi tuttavia riflette la prudenza sul fronte dell'Unione Fiscale che invece andrebbe perseguita aggressivamente: "Sicuramente il fatto che il rischio non viene condiviso dimostra che c’è ancora tanta esitazione a creare uno strumento unico fiscale, a condividere i rischi della finanza pubblica anche perché fin quando ognuno decide a casa propria e vuole utilizzare i margini di flessibilità e vuole espandere, è un più difficile poi condividere il rischio. Per cui, per ora, non vedo una prospettiva di questo tipo. Ma - continua Bini Smaghi a Radio 24 - occorre dare un segnale, sicuramente. Credo che l’Europa faccia passo per passo, intanto portiamo a casa questo e poi cerchiamo di lavorare su altri fronti. Sicuramente la politica monetaria da sola non basta".
Infine Bini Smaghi auspica, a questo punto, riforme urgenti all'interno dei singoli paesi, Italia prima fra tutti e descrive l'impatto del QE che sarà legato di nuovo alle riforme: "L’impatto in parte già c’è stato, abbiamo il rapporto Euro/Dollaro che è sceso sotto 1,14, abbiamo i tassi di interesse a lungo termine che sono scesi. Quindi - conclude in America24 di Mario Platero su Radio 24 - c’è già qualche effetto, poi l’impatto sull’economia reale dipenderà anche dallo stato di salute e dalle riforme che sono state fatte. Sicuramente questa manovra aiuterà di più i paesi che stanno bene, rispetto a quelli che hanno ancora delle difficoltà e che devono fare le riforme. Draghi lo ha detto, questa è una parte, ma i governi devono fare la loro. Senza riforme e senza investimenti la ripresa economica richiederà moltissimo tempo. Usciamo da una crisi di troppo debito, pubblico e privato, e l’aggiustamento di questa situazione di troppo debito tipicamente richiede molto tempo. Per questo sono necessarie riforme profonde, mi sembra che in Italia ci voglia, come dice il presidente del Consiglio ‘Ritmo ritmo’, cioè non dobbiamo pensare che la Bce risolva tutti i nostri problemi. Per l'Italia la riforma del mercato del lavoro è stata molto importante, però secondo me ci sono altre due o tre riforme che sono essenziali per cambiare l’immagine e la competitività del Paese per gli investitori internazionali. La riforma della giustizia e la riforma della pubblica amministrazione, che sono gli ostacoli principali per gli investitori. Ecco una riforma nei prossimi 6/12 mesi sarebbe essenziale per cambiare l’immagine degli investitori internazionali sul Paese.”
Mario Platero in America 24 su Radio 24 ha discusso con Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del Comitato Esecutivo della BCE, oggi Presidente di Societe Generale e di Snam della decisione della BCE, di procedere con una manovra di quantitative easing.
Bini Smaghi non è preoccupato dalla decisione di ribaltare sui paesi membri una parte del rischio che anzi ha consentito alla BCE di fare di più in termini di manovra e ritiene che la decisione della BCE rappresenti un'affermazione della leadership della BCE nel contesto europeo: "Credo - dice Bini Smaghi a Radio 24 - che la Bce negli anni abbia dimostrato di avere una sua indipendenza e di prendere delle scelte, poi queste possono essere criticate o meno ma non è indubbio il fatto che oggi è la BCE a cercare di trovare una soluzione condivisa per gli interessi dell’intera Europa, non di una parte piuttosto che dell’altra"
Per la decisione di attribuire ai paesi membri una parte del rischio, cosa che in America non succede, Bini Smaghi ha osservato: "In America comprano un titolo unico che è il titolo di stato americano, non comprano i titoli degli stati regionali. Dunque se c’è una perdita comunque è una perdita a livello globale dello stato che poi si va a ripercuotere sul bilancio della banca centrale americana che poi deve essere ripianato dallo stesso stato. In Europa è un po’ più complicato perché abbiamo 19 paesi, ognuno emette il proprio titolo di stato, se c’è una perdita su un titolo di stato, il problema che dobbiamo condividerlo tra tutti oppure ognuno si tiene le sue perdite? Alla fine abbiamo questa soluzione che forse non è ottimale ma è quella che poi ha permesso alla Bce di prendere questa decisione di fare un po’ di più di quello che si aspettava il mercato, 60 mld al mese invece che 50. L’impatto immediato è stato molto positivo. Certo se un giorno c’è un problema su un titolo di stato quel paese lì dovrà da solo far fronte, ci sono forse altri meccanismi in Europa per aiutare il paese, forse non deve essere la politica monetaria o non solo quella".
La ripartizione dei rischi tuttavia riflette la prudenza sul fronte dell'Unione Fiscale che invece andrebbe perseguita aggressivamente: "Sicuramente il fatto che il rischio non viene condiviso dimostra che c’è ancora tanta esitazione a creare uno strumento unico fiscale, a condividere i rischi della finanza pubblica anche perché fin quando ognuno decide a casa propria e vuole utilizzare i margini di flessibilità e vuole espandere, è un più difficile poi condividere il rischio. Per cui, per ora, non vedo una prospettiva di questo tipo. Ma - continua Bini Smaghi a Radio 24 - occorre dare un segnale, sicuramente. Credo che l’Europa faccia passo per passo, intanto portiamo a casa questo e poi cerchiamo di lavorare su altri fronti. Sicuramente la politica monetaria da sola non basta".
Infine Bini Smaghi auspica, a questo punto, riforme urgenti all'interno dei singoli paesi, Italia prima fra tutti e descrive l'impatto del QE che sarà legato di nuovo alle riforme: "L’impatto in parte già c’è stato, abbiamo il rapporto Euro/Dollaro che è sceso sotto 1,14, abbiamo i tassi di interesse a lungo termine che sono scesi. Quindi - conclude in America24 di Mario Platero su Radio 24 - c’è già qualche effetto, poi l’impatto sull’economia reale dipenderà anche dallo stato di salute e dalle riforme che sono state fatte. Sicuramente questa manovra aiuterà di più i paesi che stanno bene, rispetto a quelli che hanno ancora delle difficoltà e che devono fare le riforme. Draghi lo ha detto, questa è una parte, ma i governi devono fare la loro. Senza riforme e senza investimenti la ripresa economica richiederà moltissimo tempo. Usciamo da una crisi di troppo debito, pubblico e privato, e l’aggiustamento di questa situazione di troppo debito tipicamente richiede molto tempo. Per questo sono necessarie riforme profonde, mi sembra che in Italia ci voglia, come dice il presidente del Consiglio ‘Ritmo ritmo’, cioè non dobbiamo pensare che la Bce risolva tutti i nostri problemi. Per l'Italia la riforma del mercato del lavoro è stata molto importante, però secondo me ci sono altre due o tre riforme che sono essenziali per cambiare l’immagine e la competitività del Paese per gli investitori internazionali. La riforma della giustizia e la riforma della pubblica amministrazione, che sono gli ostacoli principali per gli investitori. Ecco una riforma nei prossimi 6/12 mesi sarebbe essenziale per cambiare l’immagine degli investitori internazionali sul Paese.”
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