In Ucraina, intensi bombardamenti sono stati registrati ieri nella zona dell’aeroporto di Donetsk, nel territorio separatista filo-russo.
Radio Vaticana - Fonti militari di Kiev, riferiscono di almeno un soldato ucciso e dieci feriti e forti tensioni anche nelle città di Mariupol e Lugansk. I combattimenti si sono intensificati in questi ultimi giorni mentre i governi di Germania, Francia, Russia e Ucraina sono intenti a trovare una soluzione politica al conflitto. Stasera a Berlino si incontreranno i ministri degli Esteri dei quattro Paesi. Marco Guerra ha intervistato Danilo Elia, collaboratore dell’Osservatorio Balcani e Caucaso: ascolta
R. – Da quello che abbiamo visto fino ad oggi - dalla tregua di settembre, al suo rinforzo, da quando è stata ribadita a dicembre - abbiamo visto che questa tregua tende molto spesso a non reggere. Allora, le due parti in guerra, naturalmente, si rimpallano le responsabilità. Dobbiamo ricordare che dalla parte separatista è vero che abbiamo una situazione non proprio unitaria nel comando, una catena di comando un po’ lasca, diciamo, ma certo è che le continue violazioni di questa fragilissima tregua sono un po’ anche il termometro dei rapporti sia tra parti in guerra - tra separatisti e governo di Kiev - sia anche dell’andamento del fronte diplomatico a livello internazionale. In questi giorni in cui la fase diplomatica segna un po’ il passo vediamo un intensificarsi di questi scontri.
D. – Continua la forte mediazione di Berlino e Parigi. Le pressioni della comunità internazionale e la trattativa diplomatica a che punto sono?
R. – E’ interessante notare proprio quello che sta accadendo in questi giorni: il summit di Astana nel formato Normandia – così detto – il formato A4, con la mediazione di Francia e Germania sembra al momento che sia saltato per lo stesso volere di Angela Merkel, che ha richiamato la Russia agli impegni presi negli incontri a Minsk. Nello stesso tempo stiamo vedendo che all’incontro di oggi, a livello ministeriale, si incontrano i ministri degli Esteri. Una sorta, dunque, di downgrading del dialogo diplomatico. Sostanzialmente noi stiamo notando una cosa: i Paesi occidentali - in prima linea la Germania, ma anche la Francia – si stanno un po’ stancando di quello che notano nel comportamento della controparte russa. In particolare la Germania - Angela Merkel – ha affermato che non si procederà a nuovi negoziati, nuovi incontri, a livello di capi di governo, se prima non saranno ottemperati tutti i punti del protocollo siglato a Minsk. Angela Merkel - la Germania - sembrerebbe dire: da lì non si va indietro, quella deve essere la base da cui partire per i futuri negoziati.
D. – In questo scenario può influire la crisi economica che sta passando la Russia?
R. – E’ molto probabile, anche se le dichiarazioni della diplomazia russa, del Cremlino, non sono in questo senso. E’ molto probabile che la condizione economica molto seria che sta attraversando la Russia possa spingere la leadership verso una linea morbida e quindi cercare appunto un accordo con i Paesi occidentali, con i partner occidentali per cercare di attenuare l’effetto delle sanzioni, per esempio. Una cosa è sicura, la crisi economica che sta vivendo anche l’Ucraina sta avendo un effetto. E’ molto ragionevole pensare che un forte interesse alla tregua sia dovuto non soltanto a ragioni nobili, per fermare la guerra, ma anche perché il governo di Kiev sta avendo un costo decisamente insostenibile nel proseguire l’azione militare di contenimento o di riconquista delle zone separatiste.
Radio Vaticana - Fonti militari di Kiev, riferiscono di almeno un soldato ucciso e dieci feriti e forti tensioni anche nelle città di Mariupol e Lugansk. I combattimenti si sono intensificati in questi ultimi giorni mentre i governi di Germania, Francia, Russia e Ucraina sono intenti a trovare una soluzione politica al conflitto. Stasera a Berlino si incontreranno i ministri degli Esteri dei quattro Paesi. Marco Guerra ha intervistato Danilo Elia, collaboratore dell’Osservatorio Balcani e Caucaso: ascolta
R. – Da quello che abbiamo visto fino ad oggi - dalla tregua di settembre, al suo rinforzo, da quando è stata ribadita a dicembre - abbiamo visto che questa tregua tende molto spesso a non reggere. Allora, le due parti in guerra, naturalmente, si rimpallano le responsabilità. Dobbiamo ricordare che dalla parte separatista è vero che abbiamo una situazione non proprio unitaria nel comando, una catena di comando un po’ lasca, diciamo, ma certo è che le continue violazioni di questa fragilissima tregua sono un po’ anche il termometro dei rapporti sia tra parti in guerra - tra separatisti e governo di Kiev - sia anche dell’andamento del fronte diplomatico a livello internazionale. In questi giorni in cui la fase diplomatica segna un po’ il passo vediamo un intensificarsi di questi scontri.
D. – Continua la forte mediazione di Berlino e Parigi. Le pressioni della comunità internazionale e la trattativa diplomatica a che punto sono?
R. – E’ interessante notare proprio quello che sta accadendo in questi giorni: il summit di Astana nel formato Normandia – così detto – il formato A4, con la mediazione di Francia e Germania sembra al momento che sia saltato per lo stesso volere di Angela Merkel, che ha richiamato la Russia agli impegni presi negli incontri a Minsk. Nello stesso tempo stiamo vedendo che all’incontro di oggi, a livello ministeriale, si incontrano i ministri degli Esteri. Una sorta, dunque, di downgrading del dialogo diplomatico. Sostanzialmente noi stiamo notando una cosa: i Paesi occidentali - in prima linea la Germania, ma anche la Francia – si stanno un po’ stancando di quello che notano nel comportamento della controparte russa. In particolare la Germania - Angela Merkel – ha affermato che non si procederà a nuovi negoziati, nuovi incontri, a livello di capi di governo, se prima non saranno ottemperati tutti i punti del protocollo siglato a Minsk. Angela Merkel - la Germania - sembrerebbe dire: da lì non si va indietro, quella deve essere la base da cui partire per i futuri negoziati.
D. – In questo scenario può influire la crisi economica che sta passando la Russia?
R. – E’ molto probabile, anche se le dichiarazioni della diplomazia russa, del Cremlino, non sono in questo senso. E’ molto probabile che la condizione economica molto seria che sta attraversando la Russia possa spingere la leadership verso una linea morbida e quindi cercare appunto un accordo con i Paesi occidentali, con i partner occidentali per cercare di attenuare l’effetto delle sanzioni, per esempio. Una cosa è sicura, la crisi economica che sta vivendo anche l’Ucraina sta avendo un effetto. E’ molto ragionevole pensare che un forte interesse alla tregua sia dovuto non soltanto a ragioni nobili, per fermare la guerra, ma anche perché il governo di Kiev sta avendo un costo decisamente insostenibile nel proseguire l’azione militare di contenimento o di riconquista delle zone separatiste.
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