venerdì, febbraio 20, 2015
Un cocktail di 175 pesticidi – a fronte dei 166 del 2010 e di 118 del biennio 2007-2008 – che viaggia nelle acque italiane superficiali e sotterranee. 

Informa Salus - È quanto emerge da un recente studio che conferma quanto già scritto da Science che indica il nostro Paese come il maggior consumatore di pesticidi per unità di superficie coltivata dell’Europa occidentale, con un consumo pari a 5,6 chili per ettaro ogni anno. Si tratta di un valore doppio rispetto a quelli della Francia e della Germania. Come sottolinea l'Ispra, questo dato continua ad essere molto alto sia per quanto riguarda il numero di fitosanitari rinvenuti sia che per la quantità di punti di contaminazione. Nel 2012, anno di riferimento della ricerca Ispra, nelle acque superficiali italiane il 17,2% dei punti monitorati presenta concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali e le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono il glifosate, il metolaclor, il triciclazolo, l’oxadiazon, la terbutilazina.

Un allarme che è al centro del Tavolo delle Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica che si soono riunite per analizzare il Piano di Azione Nazionale (PAN) sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi previsto dalla direttiva europea del 2009 e adottato in Italia solo nel 2014.

Secondo i rappresentanti del coordinamento tra 14 associazioni (Aiab, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio, Firab, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Slowfood, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura,SIEP, UpBio Wwf), “Il Piano italiano non contiene proposte concrete per tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente.

Non è prevista una sensibile riduzione delle sostanze chimiche in uso, ma solo l’obbligo dal novembre 2015 di rispettare ciò che andrebbe rispettato per legge, ossia le prescrizioni contenute sulle etichette degli agrofarmaci. Il rischio è che le multinazionali della chimica continuino a condizionare l’applicazione delle politiche europee nel nostro Paese e la destinazione di miliardi di euro di soldi pubblici che verranno spesi da qui al 2020 con l’applicazione della PAC, la politica agricola comunitaria.

La stessa nuova programmazione dei Programmi di Sviluppo Rurale dalle Regioni per le misure agroambientali rischia di essere destinata sempre più a pratiche agronomiche che prevedono l’uso massiccio di pesticidi. Bisogna invece favorirne la reale riduzione principalmente attraverso la conversione al biologico, premiando quelle aziende agricole in grado di fare a meno dei pesticidi e che producono benefici per tutti: cibo sano, tutela dell’ambiente e della biodiversità agricola e naturale”.


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