I cristiani sono chiamati a custodire il Creato. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice si è quindi soffermato sulla “seconda creazione”, quella operata da Gesù che ha “ri-creato” ciò che era stato rovinato dal peccato. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Radio Vaticana - Dio crea l’universo ma la creazione non finisce, “Lui continuamente sostiene quello che ha creato”. Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia soffermandosi sul passo della Genesi, nella Prima Lettura, che narra la creazione dell’universo. Nel Vangelo odierno, ha poi commentato, vediamo “l’altra creazione di Dio”, “quella di Gesù, che viene a ri-creare quello che era stato rovinato dal peccato”
.
Come rispondiamo alla creazione di Dio?
Vediamo Gesù tra la gente, ha detto, e “quanti lo toccavano venivano salvati”: è “la ri-creazione”. “Questa ‘seconda creazione’ – ha rilevato Francesco – è più meravigliosa della prima; questo secondo lavoro è più meraviglioso”. Infine, c’è “un altro lavoro”, quello della “perseveranza nella fede” che lo fa lo Spirito Santo:
“Dio lavora, continua a lavorare, e noi possiamo domandarci come dobbiamo rispondere a questa creazione di Dio, che è nata dall’amore, perché Lui lavora per amore. Alla ‘prima creazione’ dobbiamo rispondere con la responsabilità che il Signore ci dà: ‘La Terra è vostra, portatela avanti; soggiogatela; fatela crescere’. Anche per noi c’è la responsabilità di far crescere la Terra, di far crescere il Creato, di custodirlo e farlo crescere secondo le sue leggi. Noi siamo signori del Creato, non padroni”.
E’ compito del cristiano custodire il creato
Il Papa ha avvertito che dobbiamo avere “cura di non impadronirci del Creato, ma di farlo andare avanti, fedeli alle sue leggi”. Dunque, ha soggiunto, “questa è la prima risposta al lavoro di Dio: lavorare per custodire il Creato”:
“Quando noi sentiamo che la gente fa riunioni per pensare a come custodire il Creato, possiamo dire: ‘Ma no, sono i verdi!’ No, non sono i verdi! Questo è cristiano! E’ la nostra risposta alla ‘prima creazione’ di Dio. E’ la nostra responsabilità. Un cristiano che non custodisce il Creato, che non lo fa crescere, è un cristiano cui non importa il lavoro di Dio, quel lavoro nato dall’amore di Dio per noi. E questa è la prima risposta alla prima creazione: custodire il Creato, farlo crescere”.
Lasciamoci riconciliare con Gesù
Francesco si è dunque chiesto come rispondiamo “alla seconda creazione”. San Paolo, ha rammentato, ci dice di lasciarci “riconciliare con Dio”, “andare sulla strada della riconciliazione interiore, della riconciliazione comunitaria, perché la riconciliazione è opera di Cristo”. E ancora, riecheggiando l’Apostolo delle Genti, il Pontefice ha detto che non dobbiamo rattristare lo Spirito Santo che è in noi, che è dentro di noi e lavora dentro di noi. E ha soggiunto che noi “crediamo in un Dio personale”: “è persona Padre, persona Figlio e persona Spirito Santo”:
“E tutti e tre sono coinvolti in questa creazione, in questa ri-creazione, in questa perseveranza nella ri-creazione. E a tutti e tre noi rispondiamo: custodire e far crescere il Creato, lasciarci riconciliare con Gesù, con Dio in Gesù, in Cristo, ogni giorno, e non rattristare lo Spirito Santo, non cacciarlo via: è l’ospite del nostro cuore, quello che ci accompagna, ci fa crescere”.
“Che il Signore – ha concluso – ci dia la grazia di capire che Lui” è all’opera “e ci dia la grazia di rispondere giustamente a questo lavoro di amore”.
Come rispondiamo alla creazione di Dio?
Vediamo Gesù tra la gente, ha detto, e “quanti lo toccavano venivano salvati”: è “la ri-creazione”. “Questa ‘seconda creazione’ – ha rilevato Francesco – è più meravigliosa della prima; questo secondo lavoro è più meraviglioso”. Infine, c’è “un altro lavoro”, quello della “perseveranza nella fede” che lo fa lo Spirito Santo:
“Dio lavora, continua a lavorare, e noi possiamo domandarci come dobbiamo rispondere a questa creazione di Dio, che è nata dall’amore, perché Lui lavora per amore. Alla ‘prima creazione’ dobbiamo rispondere con la responsabilità che il Signore ci dà: ‘La Terra è vostra, portatela avanti; soggiogatela; fatela crescere’. Anche per noi c’è la responsabilità di far crescere la Terra, di far crescere il Creato, di custodirlo e farlo crescere secondo le sue leggi. Noi siamo signori del Creato, non padroni”.
E’ compito del cristiano custodire il creato
Il Papa ha avvertito che dobbiamo avere “cura di non impadronirci del Creato, ma di farlo andare avanti, fedeli alle sue leggi”. Dunque, ha soggiunto, “questa è la prima risposta al lavoro di Dio: lavorare per custodire il Creato”:
“Quando noi sentiamo che la gente fa riunioni per pensare a come custodire il Creato, possiamo dire: ‘Ma no, sono i verdi!’ No, non sono i verdi! Questo è cristiano! E’ la nostra risposta alla ‘prima creazione’ di Dio. E’ la nostra responsabilità. Un cristiano che non custodisce il Creato, che non lo fa crescere, è un cristiano cui non importa il lavoro di Dio, quel lavoro nato dall’amore di Dio per noi. E questa è la prima risposta alla prima creazione: custodire il Creato, farlo crescere”.
Lasciamoci riconciliare con Gesù
Francesco si è dunque chiesto come rispondiamo “alla seconda creazione”. San Paolo, ha rammentato, ci dice di lasciarci “riconciliare con Dio”, “andare sulla strada della riconciliazione interiore, della riconciliazione comunitaria, perché la riconciliazione è opera di Cristo”. E ancora, riecheggiando l’Apostolo delle Genti, il Pontefice ha detto che non dobbiamo rattristare lo Spirito Santo che è in noi, che è dentro di noi e lavora dentro di noi. E ha soggiunto che noi “crediamo in un Dio personale”: “è persona Padre, persona Figlio e persona Spirito Santo”:
“E tutti e tre sono coinvolti in questa creazione, in questa ri-creazione, in questa perseveranza nella ri-creazione. E a tutti e tre noi rispondiamo: custodire e far crescere il Creato, lasciarci riconciliare con Gesù, con Dio in Gesù, in Cristo, ogni giorno, e non rattristare lo Spirito Santo, non cacciarlo via: è l’ospite del nostro cuore, quello che ci accompagna, ci fa crescere”.
“Che il Signore – ha concluso – ci dia la grazia di capire che Lui” è all’opera “e ci dia la grazia di rispondere giustamente a questo lavoro di amore”.
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