Lo assicura il colonello Christoph Graf, da pochi giorni nuovo comandante dell’esercito più piccolo del mondo.
di Giacomo Galeazzi
Vatican Insider - Città del Vaticano. «Nessuno scioglimento del corpo della Guardia Svizzera pontificia», assicura a Radio Vaticana il nuovo comandante, il colonnello Christoph Graf, che sabato scorso è subentrato al colonnello Daniel Anrig, per sei anni al comando dell’esercito più piccolo del mondo. Commentando a Radio Vaticana le ipotesi che su alcuni media, soprattutto in Svizzera, sono state avanzate negli ultimi mesi su un possibile scioglimento delle Guardie Svizzere, il colonnello Graf riferisce che “il Santo Padre dimostra un grande interessamento al nostro Corpo, oltre che affetto e stima nei nostri confronti”. Quindi “posso affermare con tutta tranquillità che non pensa ad una decisione in tal senso». Graf ringrazia Francesco «per la fiducia nei miei confronti: sono molto orgoglioso e fiero di essere al suo servizio» e riconosce al suo predecessore, il colonnello Anrig, di aver «migliorato soprattutto il reclutamento e la formazione; noi siamo molto grati per il suo servizio al corpo delle Guardie Svizzere».
Le guardie svizzere restano pur sempre una forza di sicurezza interna al piccolo Stato e molte di loro sono continuamente a contatto con il Papa. Ancora è possibile che Francesco stia pensando a un progressivo ridimensionamento del Corpo e delle funzioni che ricopre rafforzando magari quelle simboliche e di rappresentanza. Nel maggio scorso lo stesso Pontefice, rivolgendosi alle guardie, osservò: «Ricordate che non è l’uniforme ma colui che la indossa a dover colpire gli altri per la gentilezza, per lo spirito di accoglienza, per l’atteggiamento di carità verso tutti». Sposato, due figli, il colonnello Graf è entrato nella Guardia Svizzera come semplice alabardiere.
Invece il predecessore, colonnello Daniel Anrig, era stato capo della polizia criminale cantonale elvetica. Anrig era comandante del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia dal 2008 ed era stato prorogato e non confermato nel suo ufficio da Francesco, che pur confermando la sua stima nel comandante uscente desiderava un avvicendamento per dare una connotazione meno militare al corpo della Guardia svizzera. Graf dovrebbe garantire anche una maggiore semplicità e uno stile di vita più sobrio di Anrig, essendo da tanti anni in Vaticano con la sua famiglia.
I criteri di ammissione alle Guardie Svizzere sono rigorosi: essere cittadino elvetico, fede cattolica, reputazione irreprensibile, età compresa fra i 19 e 30 anni, altezza non inferiore a 174 centimetri, non sposato, maturità di scuola media superiore. Il motto del Corpo è immutato nei secoli: “Acriter et Fideliter”, onore e fedeltà. I centodieci “soldati del Papa” vivono in una caserma-dormitorio a ridosso dell’ingresso di Porta Sant’Anna in Vaticano. Disciplina ferrea e una giornata cadenzata. Turni di otto ore a presidiare, in modo particolare, gli ingressi del piccolo Stato e il Palazzo Apostolico. Le Logge fino all’appartamento del pontefice. Presenza alle grandi cerimonie presiedute dal Papa in Piazza San Pietro e nella Basilica Vaticana e picchetti d’onore per accogliere gli ospiti illustri. Una milizia fortemente motivata da convinzioni religiose, che mette a disposizione della Santa Sede l’intelligenza, la prestanza fisica, la preparazione intellettuale e la giovinezza. Dal 1998 l’effettivo è composto da 110 uomini, tra cui sei ufficiali, 26 sottufficiali e 78 alabardieri. Attualmente i cantoni Vallese, Lucerna e San Gallo forniscono la maggior parte delle Guardie, anche se alcune provengono dalla Svizzera romanda e dal Ticino. Le suore Albertine prestano servizio nel corpo.
Vatican Insider - Città del Vaticano. «Nessuno scioglimento del corpo della Guardia Svizzera pontificia», assicura a Radio Vaticana il nuovo comandante, il colonnello Christoph Graf, che sabato scorso è subentrato al colonnello Daniel Anrig, per sei anni al comando dell’esercito più piccolo del mondo. Commentando a Radio Vaticana le ipotesi che su alcuni media, soprattutto in Svizzera, sono state avanzate negli ultimi mesi su un possibile scioglimento delle Guardie Svizzere, il colonnello Graf riferisce che “il Santo Padre dimostra un grande interessamento al nostro Corpo, oltre che affetto e stima nei nostri confronti”. Quindi “posso affermare con tutta tranquillità che non pensa ad una decisione in tal senso». Graf ringrazia Francesco «per la fiducia nei miei confronti: sono molto orgoglioso e fiero di essere al suo servizio» e riconosce al suo predecessore, il colonnello Anrig, di aver «migliorato soprattutto il reclutamento e la formazione; noi siamo molto grati per il suo servizio al corpo delle Guardie Svizzere».
Le guardie svizzere restano pur sempre una forza di sicurezza interna al piccolo Stato e molte di loro sono continuamente a contatto con il Papa. Ancora è possibile che Francesco stia pensando a un progressivo ridimensionamento del Corpo e delle funzioni che ricopre rafforzando magari quelle simboliche e di rappresentanza. Nel maggio scorso lo stesso Pontefice, rivolgendosi alle guardie, osservò: «Ricordate che non è l’uniforme ma colui che la indossa a dover colpire gli altri per la gentilezza, per lo spirito di accoglienza, per l’atteggiamento di carità verso tutti». Sposato, due figli, il colonnello Graf è entrato nella Guardia Svizzera come semplice alabardiere.
Invece il predecessore, colonnello Daniel Anrig, era stato capo della polizia criminale cantonale elvetica. Anrig era comandante del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia dal 2008 ed era stato prorogato e non confermato nel suo ufficio da Francesco, che pur confermando la sua stima nel comandante uscente desiderava un avvicendamento per dare una connotazione meno militare al corpo della Guardia svizzera. Graf dovrebbe garantire anche una maggiore semplicità e uno stile di vita più sobrio di Anrig, essendo da tanti anni in Vaticano con la sua famiglia.
I criteri di ammissione alle Guardie Svizzere sono rigorosi: essere cittadino elvetico, fede cattolica, reputazione irreprensibile, età compresa fra i 19 e 30 anni, altezza non inferiore a 174 centimetri, non sposato, maturità di scuola media superiore. Il motto del Corpo è immutato nei secoli: “Acriter et Fideliter”, onore e fedeltà. I centodieci “soldati del Papa” vivono in una caserma-dormitorio a ridosso dell’ingresso di Porta Sant’Anna in Vaticano. Disciplina ferrea e una giornata cadenzata. Turni di otto ore a presidiare, in modo particolare, gli ingressi del piccolo Stato e il Palazzo Apostolico. Le Logge fino all’appartamento del pontefice. Presenza alle grandi cerimonie presiedute dal Papa in Piazza San Pietro e nella Basilica Vaticana e picchetti d’onore per accogliere gli ospiti illustri. Una milizia fortemente motivata da convinzioni religiose, che mette a disposizione della Santa Sede l’intelligenza, la prestanza fisica, la preparazione intellettuale e la giovinezza. Dal 1998 l’effettivo è composto da 110 uomini, tra cui sei ufficiali, 26 sottufficiali e 78 alabardieri. Attualmente i cantoni Vallese, Lucerna e San Gallo forniscono la maggior parte delle Guardie, anche se alcune provengono dalla Svizzera romanda e dal Ticino. Le suore Albertine prestano servizio nel corpo.
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