venerdì, febbraio 20, 2015
"Non c'è nessuna navigazione su siti pedopornografici, non c'è alcuna detenzione di materiale pedopornografico, ci sono delle stringhe di ricerca che sono state create dalle macchine: nessuno su Google cerca le cose coi trattini ‘13enne-rosse-x-sesso’. C'è una sola ricerca, peraltro". 


Così Claudio Salvagni, avvocato di Massimo Giuseppe Bossetti, accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, intervenuto a Effetto Giorno, su Radio 24, nel giorno della presentazione della nuova istanza di scarcerazione.
In che senso create dalle macchine? 
"Sono dei pop up. Quando uno va su un sito, a contenuto anche pornografico, ma lecito, si autogenerano delle ricerche per invogliare chi guarda a entrare in determinati siti. Ed è strano che ci sia la ricerca, ma non c'è la visita o la navigazione sul sito. Ricerca, peraltro, fatta in quel modo: non conosco nessuno che faccia ricerche digitando in quel modo. Abbiamo presentato una controperizia sia per quanto riguarda la parte genetica, sia per la parte informatica".

Per quanto riguarda i tessuti del furgone trovati sui leggins, secondo Salvagni "anche questo è un tentativo di distogliere l'attenzione dal focus, ossia la mancanza di risposte scientifiche sul DNA. Relativamente ai peli di tessuto, ci si consenta di usare questo paragone, o questi hanno a loro volta un DNA che si può confrontare con quelli del furgone di Bossetti e quindi ci è un'univocità, oppure identificano solo un tessuto utilizzato per vetture, autocarri, treni e in tantissime occasioni".

Infine sul DNA: "Il primo elemento più importante è che non ci sia stata una risposta scientifica al dubbio che abbiamo sollevato, ossia l'incompatibilità tra le risultanze del DNA nucleare con quello mitocondriale, questo elemento è stato bypassato dal giudice senza fornire una spiegazione a nostro giudizio valida. Riteniamo che sia un elemento insormontabile".

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