Una regione immersa nel verde, selvaggia quanto basta, impegnata a proporre un modello di sviluppo territoriale e turistico che nella sostenibilità ambientale inscrive dei percorsi di vera innovazione ecologica, intendendo tale anche l’ecologia umana. Incredibilmente, ecco il Molise.
All’apparenza, la regione meno conosciuta d’Italia, in concreto una realtà che è cresciuta in sordina e oggi è pronta a contribuire sensibilmente all’offerta nazionale anche in termini di armonico potenziamento agricolo e imprenditoriale. Che questa fosse la location ideale per il corso di formazione professionale dedicato ai giornalisti che si occupano di ambiente – organizzato da Greenaccord Onlus in collaborazione con l’Ordine regionale dei giornalisti, l’Arcidiocesi di Campobasso e la Regione Molise dal 15 al 17 maggio scorsi – è innegabile. In sostanza, tre giorni incentrati su “L’Amore per il Creato”, titolo di questo forum della comunicazione molisano in occasione della quarantanovesima giornata mondiale delle comunicazioni sociali e in concomitanza con il ventesimo anniversario della visita di Giovanni Paolo II in Molise. Tre giorni che hanno alternato la presenza in aula ai fini dell’approfondimento teorico di argomenti legati all’ambiente e ai nuovi stili di vita a visite culturali ed escursioni naturalistiche tese a incentivare il valore e il ruolo – oggi marginalizzato – del vero giornalista, non solo ambientale: andare a cercare, controllare, e capire la notizia prima di poterla raccontare. Un’esperienza completa, che ha messo sul piatto le difficoltà di un giornalismo sempre più imbavagliato e vilipeso, ridotto all’angolo nel buio delle redazioni che non promuovono conoscenza e quindi non propongono informazione.
La complessità della comunicazione ambientale, introdotta dallo stesso presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio, è stata la protagonista della prima giornata di lavori, a Campobasso, nell’auditorium ex-Gil della Fondazione Molise Cultura. Una sessione che ha messo in evidenza le sfide politiche e culturali che affronta il giornalista chiamato a raccontare una crescita che non è più infinita, come dimostra l’Earth Overshoot Day – ovvero il giorno dell’anno in cui l’umanità esaurisce il suo budget ecologico annuale ed entra in debito con la natura –. Una data terrificante, per l’umanità, che si è spostata dal 7 dicembre nel 1990 al 23 settembre nel 2008, e nel 2014 ha raggiunto addirittura il 19 agosto. Per la scienza – come dimostra Andrea Masullo, docente di economia sostenibile e responsabile scientifico di Greenaccord – questo significa in maniera lapalissiana che stiamo vivendo oltre il limite naturale possibile, ingombrando il pianeta di rifiuti che aumentano in maniera direttamente proporzionale all’infelicità umana e alla mancanza di alternative spirituali al consumismo. Lo sottolinea anche Cinzia Coduti, responsabile per Coldiretti del settore ambiente, nell’evidenziare l’importanza culturale e pedagogica di progetti quali gli orti sociali cittadini, che creano interessanti forme di socialità urbana educando ai danni del consumo di suolo incontrollato. Anche dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), con l’intervento del suo responsabile per il Clima, Mimmo Gaudioso, giunge il monito su quello che il futuro prospetta all’umanità in termini di cambiamento climatico. Per stare dentro e non oltre i due famigerati gradi centigradi di possibile aumento della temperatura media globale terrestre (già nel terzo rapporto del gruppo intergovernativo di scienziati delle Nazioni Unite, l’IPCC, si parlava di valori medi fino a 5,8°C), apparentemente il minimo inevitabile data la disattesa applicazione di politiche sufficienti a una riduzione congrua di emissioni di gas serra, ciò che conta è il comportamento dell’uomo. Sì, anche del singolo, anche della piccola comunità in grado di adottare un corretto stile di vita che sia contagioso. Una comunità a conoscenza dei pericoli che tutto questo comporta, messa a parte delle alternative possibili, informata sui progetti in corso e sulle buone pratiche ambientali: benvenuta la cosiddetta “buona notizia”. Il giornalista ambientale, lo ricorda Cauteruccio, è il vero punto di contatto privilegiato tra la società e la complessità della scienza, può fare la differenza in termini di promozione culturale e di stimolo all’impegno civile. Per questo l’obiettivo di Greenaccord è quello di raggiungere gli operatori della comunicazione e metterli in rete, continuando a offrirsi come piattaforma gratuita per la crescita professionale e la formazione continua.
Giornalisti capaci di decidere, di consumare la suola delle scarpe, di verificare fino in fondo la fondatezza delle notizie, giornalisti capaci di rischiare: è ciò che richiede il giornalismo in genere e che esige il giornalismo ambientale, come hanno ricordato Piero Damosso del Tg1 e Pino Ciociola di Avvenire. Ma anche politiche sagge e lungimiranti che mirano a salvaguardare e valorizzare il patrimonio ambientale regionale così come illustrato da Mauro di Muzio della Regione Molise.
Scienza, agricoltura, territorio, giornalismo e una regione tutta da scoprire: lo spazio della natura. Lo spazio del Creato si apre invece alla Basilica Minore dell’Addolorata di Castelpetroso, in provincia di Isernia. Dove Giovanni Paolo II, il 19 marzo 1995, in visita per la seconda volta in Molise, celebrava la messa sul sagrato, a favore di vento, e concludeva esclamando: “Il Molise ha luoghi belli ma rigidi”. Questo papa, oggi Santo, ha il grande merito di avere sensibilizzato la chiesa – sarebbe giusto dire aggiornato – sull’attenzione richiesta in tema ambiente dai mutamenti in corso, inaugurando una nuova stagione di sensibilità ecologica che è stata portata avanti dai suoi successori. Una apertura importante che si ritrova nelle encicliche, nelle lettere apostoliche, nelle omelie e nei discorsi, che ha avviato un dialogo importante tra la chiesa e il mondo laico. Durante la sessione del forum intitolata “Giovanni Paolo II e l’amore per il Creato”, sabato 16 maggio a Castelpetroso, interviene sul tema GianCarlo Bregantini, arcivescovo metropolita della diocesi di Campobasso-Bojano e presidente della commissione CEI per i problemi sociali e il lavoro. Bregantini ricorda ai giornalisti quali sono i tre temi da diffondere per alimentare il vento della salvaguardia ambientale, dettata dal bisogno di un’ecologia che sappia mettere armonia tra gli uomini. Prima di tutto, raccontare il rispetto per il Creato, dal quale tutto origina. Quindi promuovere il rispetto e la valorizzazione del lavoro contadino, custode dell’ambiente, dell’agricoltura e della sana alimentazione. Non ultimo, ricordare il significato della domenica come spazio di riposo e condivisione di affetto, dedicata alla famiglia e sottratta al consumismo, il recupero del tempo da perdere con i figli.
Cosa raccontare del Molise, allora, definita dal dirigente dell’Assessorato ambiente della regione Mauro di Muzio “autosufficiente per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” e protagonista, nelle parole del comandante regionale della Forestale Rosy Patrone, di un rimboschimento più naturale che programmato, quasi un riappropriarsi della natura dei propri spazi. A Sepino, in provincia di Campobasso, l’area archeologica della Saepinium romana – che ha meritato lo scudo blu internazionale – offre ai visitatori i resti di una città in cui si possono ancora ammirare un teatro che da solo merita il viaggio e una basilica che conserva le sue venti colonne con capitello ionico. Tutto intorno, fa notare la guida, ci sono fattorie, case abitate e animali. Non è raro trovare mucche al pascolo e cavalli, rotoli di fieno a essiccare, galline. Indubbiamente una città viva, unico esempio di sito archeologico inserito in un contesto rurale in piena attività. Anche qui la natura, in maniera più naturale che programmata, si è riappropriata dei propri spazi e la città romana risulta un po’ sepolta nel verde. Il Molise è anche questo, ma non per questo meno ricco di fascino e anzi, sorprendente perché tutto da scoprire. Come la Riserva naturale statale di Montedimezzo in provincia di Isernia, gestita dal Corpo forestale dello stato, appartenente con Collemeluccio alle riserve naturali orientate – e parte delle riserve della biosfera istituite dall’Unesco. Anche questa, da sola, merita il viaggio. E aiuta a capire quanto può essere dannosa la proposta del ddl sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche che prevede lo scioglimento della Forestale e il suo riassorbimento nelle altre forze di polizia. Il risparmio certamente poco, la perdita, invece, inquantificabile. Un patrimonio di conoscenza maturato in quasi due secoli di servizio che rischia di essere dissipato in un attimo. A che serve, allora, discutere di una nuova normativa sull’ecoreato se si sopprime proprio il Corpo che ha le giuste competenze per reprimerlo?
Questo Molise che non vuole finire di sorprendere, accompagna i giornalisti fino al suo confine più estremo: Castel del Giudice. Provincia di Isernia ma quasi Abruzzo, situato a circa 800 metri di altezza, è un paese in cui vivono circa trecento persone. Gli altri, ovviamente, sono tutti emigrati verso realtà più ospitali, così le scuole sono state chiuse e le attività produttive scomparse. Ma a Castel del Giudice c’è un sindaco intelligente, lungimirante e creativo. Si chiama Lino Gentile, e decide che un paese non può morire se i suoi concittadini, quanti che siano, si oppongono. Lo strumento che lui offre ai castellani è quindi quello di investire – economicamente – sul proprio futuro, fondando quella che lui definisce sorridendo la prima “public company” della serie: una residenza sanitaria assistenziale (Rsa) che impiega venti unità lavorative. Un successo, ottenuto grazie ai soldi messi in compartecipazione da singoli cittadini e imprenditori. Come non lanciarsi in una seconda avventura? L’idea viene da un patrimonio agricolo preesistente nella zona, l’allevamento della mela. I castellani ci credono ancora, e da questa esperienza nasce nel 2003 il marchio biomelise, che attualmente coltiva 35 ettari di meleto, 2 di ciliegio e 1 di susino in agricoltura biologica certificata, il cui prodotto viene distribuito attraverso la rete dei Gruppi di acquisto solidale. Castel del Giudice non si ferma più, e l’ultima sfida si chiama Borgo Tufi, ovvero un albergo diffuso nato dal recupero delle stalle abbandonate del paese, che può offrire ospitalità a più di cento persone e che verrà inaugurato a breve. Ecco, quando si immagina che il mondo della comunicazione sia pronto per promuovere una cultura in cui l’ambiente non è disastro ed emergenza, ma buona pratica, si cerca la buona notizia. Per chiudere il forum del Molise, Greenaccord ne ha trovata una sensazionale: il rispetto e la cura dell’ambiente e delle buone pratiche agricole, diventano capitalizzazione economica, sociale e culturale, garantendo uno stile di vita a misura d’uomo, di albero e di animale.
All’apparenza, la regione meno conosciuta d’Italia, in concreto una realtà che è cresciuta in sordina e oggi è pronta a contribuire sensibilmente all’offerta nazionale anche in termini di armonico potenziamento agricolo e imprenditoriale. Che questa fosse la location ideale per il corso di formazione professionale dedicato ai giornalisti che si occupano di ambiente – organizzato da Greenaccord Onlus in collaborazione con l’Ordine regionale dei giornalisti, l’Arcidiocesi di Campobasso e la Regione Molise dal 15 al 17 maggio scorsi – è innegabile. In sostanza, tre giorni incentrati su “L’Amore per il Creato”, titolo di questo forum della comunicazione molisano in occasione della quarantanovesima giornata mondiale delle comunicazioni sociali e in concomitanza con il ventesimo anniversario della visita di Giovanni Paolo II in Molise. Tre giorni che hanno alternato la presenza in aula ai fini dell’approfondimento teorico di argomenti legati all’ambiente e ai nuovi stili di vita a visite culturali ed escursioni naturalistiche tese a incentivare il valore e il ruolo – oggi marginalizzato – del vero giornalista, non solo ambientale: andare a cercare, controllare, e capire la notizia prima di poterla raccontare. Un’esperienza completa, che ha messo sul piatto le difficoltà di un giornalismo sempre più imbavagliato e vilipeso, ridotto all’angolo nel buio delle redazioni che non promuovono conoscenza e quindi non propongono informazione.
La complessità della comunicazione ambientale, introdotta dallo stesso presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio, è stata la protagonista della prima giornata di lavori, a Campobasso, nell’auditorium ex-Gil della Fondazione Molise Cultura. Una sessione che ha messo in evidenza le sfide politiche e culturali che affronta il giornalista chiamato a raccontare una crescita che non è più infinita, come dimostra l’Earth Overshoot Day – ovvero il giorno dell’anno in cui l’umanità esaurisce il suo budget ecologico annuale ed entra in debito con la natura –. Una data terrificante, per l’umanità, che si è spostata dal 7 dicembre nel 1990 al 23 settembre nel 2008, e nel 2014 ha raggiunto addirittura il 19 agosto. Per la scienza – come dimostra Andrea Masullo, docente di economia sostenibile e responsabile scientifico di Greenaccord – questo significa in maniera lapalissiana che stiamo vivendo oltre il limite naturale possibile, ingombrando il pianeta di rifiuti che aumentano in maniera direttamente proporzionale all’infelicità umana e alla mancanza di alternative spirituali al consumismo. Lo sottolinea anche Cinzia Coduti, responsabile per Coldiretti del settore ambiente, nell’evidenziare l’importanza culturale e pedagogica di progetti quali gli orti sociali cittadini, che creano interessanti forme di socialità urbana educando ai danni del consumo di suolo incontrollato. Anche dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), con l’intervento del suo responsabile per il Clima, Mimmo Gaudioso, giunge il monito su quello che il futuro prospetta all’umanità in termini di cambiamento climatico. Per stare dentro e non oltre i due famigerati gradi centigradi di possibile aumento della temperatura media globale terrestre (già nel terzo rapporto del gruppo intergovernativo di scienziati delle Nazioni Unite, l’IPCC, si parlava di valori medi fino a 5,8°C), apparentemente il minimo inevitabile data la disattesa applicazione di politiche sufficienti a una riduzione congrua di emissioni di gas serra, ciò che conta è il comportamento dell’uomo. Sì, anche del singolo, anche della piccola comunità in grado di adottare un corretto stile di vita che sia contagioso. Una comunità a conoscenza dei pericoli che tutto questo comporta, messa a parte delle alternative possibili, informata sui progetti in corso e sulle buone pratiche ambientali: benvenuta la cosiddetta “buona notizia”. Il giornalista ambientale, lo ricorda Cauteruccio, è il vero punto di contatto privilegiato tra la società e la complessità della scienza, può fare la differenza in termini di promozione culturale e di stimolo all’impegno civile. Per questo l’obiettivo di Greenaccord è quello di raggiungere gli operatori della comunicazione e metterli in rete, continuando a offrirsi come piattaforma gratuita per la crescita professionale e la formazione continua.
Giornalisti capaci di decidere, di consumare la suola delle scarpe, di verificare fino in fondo la fondatezza delle notizie, giornalisti capaci di rischiare: è ciò che richiede il giornalismo in genere e che esige il giornalismo ambientale, come hanno ricordato Piero Damosso del Tg1 e Pino Ciociola di Avvenire. Ma anche politiche sagge e lungimiranti che mirano a salvaguardare e valorizzare il patrimonio ambientale regionale così come illustrato da Mauro di Muzio della Regione Molise.
Scienza, agricoltura, territorio, giornalismo e una regione tutta da scoprire: lo spazio della natura. Lo spazio del Creato si apre invece alla Basilica Minore dell’Addolorata di Castelpetroso, in provincia di Isernia. Dove Giovanni Paolo II, il 19 marzo 1995, in visita per la seconda volta in Molise, celebrava la messa sul sagrato, a favore di vento, e concludeva esclamando: “Il Molise ha luoghi belli ma rigidi”. Questo papa, oggi Santo, ha il grande merito di avere sensibilizzato la chiesa – sarebbe giusto dire aggiornato – sull’attenzione richiesta in tema ambiente dai mutamenti in corso, inaugurando una nuova stagione di sensibilità ecologica che è stata portata avanti dai suoi successori. Una apertura importante che si ritrova nelle encicliche, nelle lettere apostoliche, nelle omelie e nei discorsi, che ha avviato un dialogo importante tra la chiesa e il mondo laico. Durante la sessione del forum intitolata “Giovanni Paolo II e l’amore per il Creato”, sabato 16 maggio a Castelpetroso, interviene sul tema GianCarlo Bregantini, arcivescovo metropolita della diocesi di Campobasso-Bojano e presidente della commissione CEI per i problemi sociali e il lavoro. Bregantini ricorda ai giornalisti quali sono i tre temi da diffondere per alimentare il vento della salvaguardia ambientale, dettata dal bisogno di un’ecologia che sappia mettere armonia tra gli uomini. Prima di tutto, raccontare il rispetto per il Creato, dal quale tutto origina. Quindi promuovere il rispetto e la valorizzazione del lavoro contadino, custode dell’ambiente, dell’agricoltura e della sana alimentazione. Non ultimo, ricordare il significato della domenica come spazio di riposo e condivisione di affetto, dedicata alla famiglia e sottratta al consumismo, il recupero del tempo da perdere con i figli.
Cosa raccontare del Molise, allora, definita dal dirigente dell’Assessorato ambiente della regione Mauro di Muzio “autosufficiente per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” e protagonista, nelle parole del comandante regionale della Forestale Rosy Patrone, di un rimboschimento più naturale che programmato, quasi un riappropriarsi della natura dei propri spazi. A Sepino, in provincia di Campobasso, l’area archeologica della Saepinium romana – che ha meritato lo scudo blu internazionale – offre ai visitatori i resti di una città in cui si possono ancora ammirare un teatro che da solo merita il viaggio e una basilica che conserva le sue venti colonne con capitello ionico. Tutto intorno, fa notare la guida, ci sono fattorie, case abitate e animali. Non è raro trovare mucche al pascolo e cavalli, rotoli di fieno a essiccare, galline. Indubbiamente una città viva, unico esempio di sito archeologico inserito in un contesto rurale in piena attività. Anche qui la natura, in maniera più naturale che programmata, si è riappropriata dei propri spazi e la città romana risulta un po’ sepolta nel verde. Il Molise è anche questo, ma non per questo meno ricco di fascino e anzi, sorprendente perché tutto da scoprire. Come la Riserva naturale statale di Montedimezzo in provincia di Isernia, gestita dal Corpo forestale dello stato, appartenente con Collemeluccio alle riserve naturali orientate – e parte delle riserve della biosfera istituite dall’Unesco. Anche questa, da sola, merita il viaggio. E aiuta a capire quanto può essere dannosa la proposta del ddl sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche che prevede lo scioglimento della Forestale e il suo riassorbimento nelle altre forze di polizia. Il risparmio certamente poco, la perdita, invece, inquantificabile. Un patrimonio di conoscenza maturato in quasi due secoli di servizio che rischia di essere dissipato in un attimo. A che serve, allora, discutere di una nuova normativa sull’ecoreato se si sopprime proprio il Corpo che ha le giuste competenze per reprimerlo?
Questo Molise che non vuole finire di sorprendere, accompagna i giornalisti fino al suo confine più estremo: Castel del Giudice. Provincia di Isernia ma quasi Abruzzo, situato a circa 800 metri di altezza, è un paese in cui vivono circa trecento persone. Gli altri, ovviamente, sono tutti emigrati verso realtà più ospitali, così le scuole sono state chiuse e le attività produttive scomparse. Ma a Castel del Giudice c’è un sindaco intelligente, lungimirante e creativo. Si chiama Lino Gentile, e decide che un paese non può morire se i suoi concittadini, quanti che siano, si oppongono. Lo strumento che lui offre ai castellani è quindi quello di investire – economicamente – sul proprio futuro, fondando quella che lui definisce sorridendo la prima “public company” della serie: una residenza sanitaria assistenziale (Rsa) che impiega venti unità lavorative. Un successo, ottenuto grazie ai soldi messi in compartecipazione da singoli cittadini e imprenditori. Come non lanciarsi in una seconda avventura? L’idea viene da un patrimonio agricolo preesistente nella zona, l’allevamento della mela. I castellani ci credono ancora, e da questa esperienza nasce nel 2003 il marchio biomelise, che attualmente coltiva 35 ettari di meleto, 2 di ciliegio e 1 di susino in agricoltura biologica certificata, il cui prodotto viene distribuito attraverso la rete dei Gruppi di acquisto solidale. Castel del Giudice non si ferma più, e l’ultima sfida si chiama Borgo Tufi, ovvero un albergo diffuso nato dal recupero delle stalle abbandonate del paese, che può offrire ospitalità a più di cento persone e che verrà inaugurato a breve. Ecco, quando si immagina che il mondo della comunicazione sia pronto per promuovere una cultura in cui l’ambiente non è disastro ed emergenza, ma buona pratica, si cerca la buona notizia. Per chiudere il forum del Molise, Greenaccord ne ha trovata una sensazionale: il rispetto e la cura dell’ambiente e delle buone pratiche agricole, diventano capitalizzazione economica, sociale e culturale, garantendo uno stile di vita a misura d’uomo, di albero e di animale.
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