Lucrando sull’indigenza delle famiglie, crescono gli pseudo-orfanotrofi, strutture che nascondono traffici per sfruttamento sessuale o lavoro minorile.
di Paolo Affatato
Vatican Insider - A un mese dal violento sisma che il 26 aprile ha colpito il Nepal, si fa sempre più preoccupante il fenomeno della tratta dei bambini. Per questo il governo nepalese oggi ha emanato il divieto generalizzato di far viaggiare all'interno e fuori dal paese bambini non accompagnati dai genitori.
Le autorità indiane hanno strappato 26 piccoli rimasti orfani dalle mani di una rete di trafficanti. In alcuni casi, sono state le stesse famiglie a cederli a causa della alla grave indigenza in cui si sono venute a trovare, nella speranza di assicurare loro la sopravvivenza e un futuro migliore. Il terremoto infatti – che secondo dati ufficiali ha toccato quota 8.631 vittime, con 21.838 feriti – ha compromesso il sistema economico del paese himalayano, devastando, oltre le città, immense aree rurali dove vivevano milioni di persone.
I trafficanti avevano portato i bambini oltre frontiera, nello stato indiano di Bihar, promettendo alle famiglie istruzione e cura dei piccoli, destinati invece a essere schiavizzati in una fabbrica tessile a Bombay. La scorsa settimana altri 28 piccoli, otto dei quali nepalesi, sono stati salvati: lavoravano in una fabbrica di abbigliamento indiana, nel Nordest della nazione, dove erano pagati 150 rupie a settimana (circa due euro) per confezionare T-shirt.
La tratta dei piccoli è un fenomeno comune dopo le tragedie umanitarie. Allarmi in tal senso si sono registrati dopo lo tsunami del 2004 in Sri Lanka, India, Indonesia ma anche dopo il tifone Yolanda che ha colpito le Filippine nel 2013.
«In Nepal esiste l’alto rischio che donatori e volontari in buona fede facciano inavvertitamente il gioco di trafficanti di bambini, che stanno puntando ad aprire pseudo-orfanatrofi», usati come contenitori per il reclutamento, nota il portale web tedesco «Guida al volontariato» che organizza il lavoro volontario di europei all’estero. Si va aggravando un fenomeno che già toccava gli orfanotrofi locali prima del terremoto. Per questo l’organizzazione tedesca mette in guardia dal sostenere le cosiddette «case per bambini».
Uno studio della Ong americana Next Generation Nepal, che si dedica esclusivamente alla lotta ai trafficanti e ai ricongiungimenti familiari, riferisce che il numero di orfanotrofi è cresciuto a dismisura nel paese già dal 2010. Due terzi dei bambini che vivono in queste «case di accoglienza» hanno almeno un genitore vivente. Ora trafficanti senza scrupoli vedono il dramma dell'emergenza sisma e delle famiglie senza tetto come una ghiotta occasione per aprire nuove strutture, offrendo alle famiglie più povere e disastrate di accudire i loro piccoli.
I bambini, infatti, provengono principalmente nelle zone rurali: i genitori si lasciano ingannare da false promesse. In realtà ragazzi e ragazze sono usati come «esca», e spesso ignari turisti o volontari contribuiscono a mandare avanti, con donazioni private, case gestite da organizzazioni criminali. Tali case sorgono, nella stragrande maggioranza dei casi, nei distretti più turistici del Nepal: questo fa pensare anche al giro del turismo a scopo di pedofilia.
Secondo l’Unicef Nepal, attualmente i falsi reclutatori per gli pseudo-orfanotrofi hanno gioco più facile perché molte famiglie sono disperate. Sono 70mila bambini i piccoli meno di cinque anni che hanno urgente bisogno di aiuti alimentari e altri 55mila, affetti da denutrizione, hanno bisogno di una alimentazione specifica e terapeutica per poter sopravvivere. Inoltre «circa un milione di bambini non saranno in grado di tornare a scuola» ha avvisato il portavoce Onu Farhan Haq, rimarcando anche la questione dell’istruzione.
Next Generation Nepal avverte: «Temiamo che il reclutamento ora possa superare i peggiori incubi. Il paese è inondato da personaggi che cercano di lucrare sulla necessità dei sopravvissuti». Anche Anand Tamang, direttore del «Centro di ricerca su salute, ambiente e popolazione» a Kathmandhu conferma i timori che «il terremoto produca un drammatico aumento nella tratta di bambini e nei matrimoni di minori». Le Ong consigliano di sostenere organizzazioni che lasciano i bambini nelle famiglie si origine o, nel caso di veri orfani, nelle comunità dei villaggi in cui sono nati
Intanto si è affacciata in Nepal la famiglia religiosa nata dal carisma di Madre Teresa di Calcutta. Un gruppo di sei Missionarie della carità, otto frati e sei volontari provenienti dall’India hanno portato aiuti a persone intrappolate tra le montagne che si affacciano valle di Kathmandu. Hanno raggiunto 200 famiglie e identificato altre famiglie bisognose. Il governo nepalese ha ostacolato la missione, affermando che gli aiuti devono essere dispensati dalle istituzioni locali.
di Paolo Affatato
Vatican Insider - A un mese dal violento sisma che il 26 aprile ha colpito il Nepal, si fa sempre più preoccupante il fenomeno della tratta dei bambini. Per questo il governo nepalese oggi ha emanato il divieto generalizzato di far viaggiare all'interno e fuori dal paese bambini non accompagnati dai genitori.
Le autorità indiane hanno strappato 26 piccoli rimasti orfani dalle mani di una rete di trafficanti. In alcuni casi, sono state le stesse famiglie a cederli a causa della alla grave indigenza in cui si sono venute a trovare, nella speranza di assicurare loro la sopravvivenza e un futuro migliore. Il terremoto infatti – che secondo dati ufficiali ha toccato quota 8.631 vittime, con 21.838 feriti – ha compromesso il sistema economico del paese himalayano, devastando, oltre le città, immense aree rurali dove vivevano milioni di persone.
I trafficanti avevano portato i bambini oltre frontiera, nello stato indiano di Bihar, promettendo alle famiglie istruzione e cura dei piccoli, destinati invece a essere schiavizzati in una fabbrica tessile a Bombay. La scorsa settimana altri 28 piccoli, otto dei quali nepalesi, sono stati salvati: lavoravano in una fabbrica di abbigliamento indiana, nel Nordest della nazione, dove erano pagati 150 rupie a settimana (circa due euro) per confezionare T-shirt.
La tratta dei piccoli è un fenomeno comune dopo le tragedie umanitarie. Allarmi in tal senso si sono registrati dopo lo tsunami del 2004 in Sri Lanka, India, Indonesia ma anche dopo il tifone Yolanda che ha colpito le Filippine nel 2013.
«In Nepal esiste l’alto rischio che donatori e volontari in buona fede facciano inavvertitamente il gioco di trafficanti di bambini, che stanno puntando ad aprire pseudo-orfanatrofi», usati come contenitori per il reclutamento, nota il portale web tedesco «Guida al volontariato» che organizza il lavoro volontario di europei all’estero. Si va aggravando un fenomeno che già toccava gli orfanotrofi locali prima del terremoto. Per questo l’organizzazione tedesca mette in guardia dal sostenere le cosiddette «case per bambini».
Uno studio della Ong americana Next Generation Nepal, che si dedica esclusivamente alla lotta ai trafficanti e ai ricongiungimenti familiari, riferisce che il numero di orfanotrofi è cresciuto a dismisura nel paese già dal 2010. Due terzi dei bambini che vivono in queste «case di accoglienza» hanno almeno un genitore vivente. Ora trafficanti senza scrupoli vedono il dramma dell'emergenza sisma e delle famiglie senza tetto come una ghiotta occasione per aprire nuove strutture, offrendo alle famiglie più povere e disastrate di accudire i loro piccoli.
I bambini, infatti, provengono principalmente nelle zone rurali: i genitori si lasciano ingannare da false promesse. In realtà ragazzi e ragazze sono usati come «esca», e spesso ignari turisti o volontari contribuiscono a mandare avanti, con donazioni private, case gestite da organizzazioni criminali. Tali case sorgono, nella stragrande maggioranza dei casi, nei distretti più turistici del Nepal: questo fa pensare anche al giro del turismo a scopo di pedofilia.
Secondo l’Unicef Nepal, attualmente i falsi reclutatori per gli pseudo-orfanotrofi hanno gioco più facile perché molte famiglie sono disperate. Sono 70mila bambini i piccoli meno di cinque anni che hanno urgente bisogno di aiuti alimentari e altri 55mila, affetti da denutrizione, hanno bisogno di una alimentazione specifica e terapeutica per poter sopravvivere. Inoltre «circa un milione di bambini non saranno in grado di tornare a scuola» ha avvisato il portavoce Onu Farhan Haq, rimarcando anche la questione dell’istruzione.
Next Generation Nepal avverte: «Temiamo che il reclutamento ora possa superare i peggiori incubi. Il paese è inondato da personaggi che cercano di lucrare sulla necessità dei sopravvissuti». Anche Anand Tamang, direttore del «Centro di ricerca su salute, ambiente e popolazione» a Kathmandhu conferma i timori che «il terremoto produca un drammatico aumento nella tratta di bambini e nei matrimoni di minori». Le Ong consigliano di sostenere organizzazioni che lasciano i bambini nelle famiglie si origine o, nel caso di veri orfani, nelle comunità dei villaggi in cui sono nati
Intanto si è affacciata in Nepal la famiglia religiosa nata dal carisma di Madre Teresa di Calcutta. Un gruppo di sei Missionarie della carità, otto frati e sei volontari provenienti dall’India hanno portato aiuti a persone intrappolate tra le montagne che si affacciano valle di Kathmandu. Hanno raggiunto 200 famiglie e identificato altre famiglie bisognose. Il governo nepalese ha ostacolato la missione, affermando che gli aiuti devono essere dispensati dalle istituzioni locali.
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