mercoledì, maggio 27, 2015
Il cardinale Segretario di Stato a margine della conferenza internazionale della Fondazione Centesimus Annus: «Sono rimasto molto triste per il risultato». E sul tema del convegno: «Le attività finanziarie sono realizzate con mezzi complessi e rischiano di far perdere la visione del bene comune e della dignità umana». 

di Andrea Tornielli

Vatican Insider - «Il referendum irlandese è una sconfitta per l'umanità. Sono rimasto molto triste per il risultato, la Chiesa deve rafforzare il suo impegno per evangelizzare». Lo ha detto il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin dialogando con i giornalisti nel palazzo della Cancelleria al termine della conferenza internazionale della Fondazione Centesimus Annus. «L'arcivescovo di Dublino - ha aggiunto - ha detto che la Chiesa deve tenere conto di questa realtà, ma deve tenerne conto, a mio parere, nel senso di rafforzare il suo impegno e sforzo per evangelizzare. E io credo che si possa parlare non soltanto di una sconfitta dei principi cristiani ma di una sconfitta dell'umanità».

Nel corso del suo intervento, a conclusione della conferenza, Parolin ha detto che «le attività finanziarie sono realizzate con mezzi complessi e rischiano di far perdere la visione del bene comune e della dignità umana». Ha citato Papa Francesco che nell'Evangelii gaudium parla dell'attuale sistema economico al centro del quale c'è «l'idolatria del denaro» e non la persona umana.

«I Papi hanno molto insistito sulla centralità della persona - ha aggiunto subito dopo il Segretario di Stato - Questa è l'idea: che al centro della finanza e del mercato, e al centro dello sviluppo, ci deve essere la persona umana. E io vorrei dire, la persona umana concreta. Questa idea mi sta a cuore: tante volte noi astraiamo troppo, quando si parla di centralità della persona umana pensiamo a un concetto, invece è la persona umana concreta. Sono milioni, miliardi di uomini che vivono in questo mondo e che devono essere l'oggetto e il soggetto di uno sviluppo che permetta a tutti di vivere in maniera degna e umana».

Il cardinale ha quindi ricordato che il concetto di «strutture di peccato» è stato «utilizzato dai Papi ed è entrato nella dottrina sociale e dunque possiamo utilizzarlo per le nostre analisi. Nel rapporto tra persona e struttura, la proposta cristiana insiste fortemente sulla conversione personale come strada e cammino per giungere alla riforma delle strutture. Se l'uomo è convinto dentro della bontà di certe cose e della cattiverie di certe altre, certamente lavorerà a livello sociale e si metterà insieme ad altri, perché è importante non essere soli, ma essere insieme per cambiare anche certe strutture che opprimono l'uomo e non lo liberano».

A una domanda sulla possibilità di introdurre la Tobin tax, una tassa sulle transazioni finanziarie per aiutare i poveri, Parolin ha così risposto: «Sono cose molto tecniche, si può discuterne, non vorrei entrare in questi temi che possono essere oggetto di confronto per prendere quelle iniziative e quei mezzi che possano aiutare i poveri. Bisogna uscire dalle parole e mettere in pratica e in atto tutti quegli strumenti che ormai sono stati individuati per aiutare i poveri a uscire dalla loro situazione e per farli diventare protagonisti del loro sviluppo».

Il Segretario di Stato ha commentato anche la situazione finanziaria della Grecia: «Penso che sia una situazione che potrebbe portare a una certa destabilizzazione dunque ci auguriamo che al più presto si possa giungere a un accordo».

Rispondendo a una domanda sul Sinodo, Parolin ha detto: «Per noi la famiglia rimane il centro, e dobbiamo veramente fare di tutto per difendere, tutelare e promuovere la famiglia perché ogni futuro dell'umanità e della Chiesa, direi anche di fronte a certi avvenimenti di questi giorni - ha detto riferendosi al voto irlandese - dipende dalla famiglia. Non appoggiare la famiglia è come togliere la base di quello che dovrebbe essere l'edificio del futuro».

Infine, a proposito del mancato gradimento all'ambasciatore francese Laurent Stefanini - nelle scorse settimane alcune fonti avevano parlato del «no» vaticano motivandolo con l'omosessualità (mai ostentata) del diplomatico - Parolin ha dichiarato che «il dialogo» con Parigi «è ancora aperto e speriamo si possa concludere in maniera positiva».


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