A conclusione G7 in Baviera si è palato della difficile lotta contro il sedicente Stato Islamico, mentre i jihadisti, oltre a colpire gli esseri umani, ora distruggono anche i simboli della cultura considerata nemica.
Radio Vaticana - A Mosul, in Iraq, trasformata in una moschea la Chiesa siro-ortodossa di S. Efrem. Intanto, i francescani di Assisi hanno lanciato un appello per salvare Cristina, una bimba di tre anni rapita dai miliziani. Sentiamo Giancarlo La Vella:
Contro lo Stato islamico è ormai guerra vera e propria. Ne è convinto il presidente americano Obama, che, al termine del G7, al premier iracheno Al Abadi ha detto “Sarà un conflitto lungo, ma vinceremo”. Ma dal terreno non arrivano notizie confortanti. Sia in Siria che in Iraq i jihadisti consolidano le loro posizioni. Duramente colpita a Mosul la comunità cristiana: i miliziani hanno insediato una moschea nella Chiesa di S. Efrem, sinora uno dei più importanti luoghi del culto siro-ortodosso. L’annuncio proprio nell’odierna memoria del venerato dottore della Chiesa S. Efrem. Intanto c’è preoccupazione per Cristina, la bimba irachena di tre anni rapita dai jihadisti. I francescani di Assisi hanno raccolto la richiesta di aiuto dei genitori e hanno anche lanciato un’iniziativa a concreto sostegno dei tanti profughi. Sentiamo padre Enzo Fortunato del Sacro Convento di Assisi:
R. – Noi abbiamo raccolto il grido di dolore di una mamma, alla quale è stata strappata dalle braccia la figlia di tre anni dai miliziani dell’Is. Potete immaginare quale sia stato il suo racconto: solcato dalle lacrime sul viso, ma con una tale dignità che ci ha veramente turbati profondamente. Ci ha fatto soprattutto comprendere che è necessario, oggi, sensibilizzare l’opinione pubblica su un dramma, di cui i mass media fanno fatica a parlare: sono 12 mila i profughi cristiani solo a Erbil, per non parlare poi dei 7 mila profughi tra Libano e Giordania… Questa è sicuramente una situazione che ci fa capire l’efferatezza e la brutalità dei miliziani dell’Is. Di fronte a gesti di violenza noi vogliamo contrapporre gesti di pace, convinti che questi – prima o poi – porteranno il loro frutto.
D. – E’ possibile, secondo lei, parlare a persone che si sono macchiate di crimini indicibili?
R. – San Francesco di Assisi ci invita a non demordere, a tentare ogni strada, a solcare ogni mare, purché il tutto sia ancorato al Vangelo. Noi lo facciamo ancorati a quella bussola, che è sempre giovane e che è la Parola di Gesù. Invito anche a ritwittare #Savecristina attraverso il Twitter Francesco Assisi, perché questo nostro modo di agire possa davvero arrivare al cuore di chi si sta macchiando di tale efferatezza.
Radio Vaticana - A Mosul, in Iraq, trasformata in una moschea la Chiesa siro-ortodossa di S. Efrem. Intanto, i francescani di Assisi hanno lanciato un appello per salvare Cristina, una bimba di tre anni rapita dai miliziani. Sentiamo Giancarlo La Vella:
Contro lo Stato islamico è ormai guerra vera e propria. Ne è convinto il presidente americano Obama, che, al termine del G7, al premier iracheno Al Abadi ha detto “Sarà un conflitto lungo, ma vinceremo”. Ma dal terreno non arrivano notizie confortanti. Sia in Siria che in Iraq i jihadisti consolidano le loro posizioni. Duramente colpita a Mosul la comunità cristiana: i miliziani hanno insediato una moschea nella Chiesa di S. Efrem, sinora uno dei più importanti luoghi del culto siro-ortodosso. L’annuncio proprio nell’odierna memoria del venerato dottore della Chiesa S. Efrem. Intanto c’è preoccupazione per Cristina, la bimba irachena di tre anni rapita dai jihadisti. I francescani di Assisi hanno raccolto la richiesta di aiuto dei genitori e hanno anche lanciato un’iniziativa a concreto sostegno dei tanti profughi. Sentiamo padre Enzo Fortunato del Sacro Convento di Assisi:
R. – Noi abbiamo raccolto il grido di dolore di una mamma, alla quale è stata strappata dalle braccia la figlia di tre anni dai miliziani dell’Is. Potete immaginare quale sia stato il suo racconto: solcato dalle lacrime sul viso, ma con una tale dignità che ci ha veramente turbati profondamente. Ci ha fatto soprattutto comprendere che è necessario, oggi, sensibilizzare l’opinione pubblica su un dramma, di cui i mass media fanno fatica a parlare: sono 12 mila i profughi cristiani solo a Erbil, per non parlare poi dei 7 mila profughi tra Libano e Giordania… Questa è sicuramente una situazione che ci fa capire l’efferatezza e la brutalità dei miliziani dell’Is. Di fronte a gesti di violenza noi vogliamo contrapporre gesti di pace, convinti che questi – prima o poi – porteranno il loro frutto.
D. – E’ possibile, secondo lei, parlare a persone che si sono macchiate di crimini indicibili?
R. – San Francesco di Assisi ci invita a non demordere, a tentare ogni strada, a solcare ogni mare, purché il tutto sia ancorato al Vangelo. Noi lo facciamo ancorati a quella bussola, che è sempre giovane e che è la Parola di Gesù. Invito anche a ritwittare #Savecristina attraverso il Twitter Francesco Assisi, perché questo nostro modo di agire possa davvero arrivare al cuore di chi si sta macchiando di tale efferatezza.
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