Uno storico incontro, la visita al Tempio valdese, ha aperto la seconda giornata della visita pastorale di Papa Francesco a Torino.
Radio Vaticana - Si è trattato di una straordinaria occasione per ricordare i frutti, malgrado le difficoltà, del cammino ecumenico. Per la prima volta nella storia, un Pontefice ha varcato la soglia di un Tempio valdese. Il Papa ha chiesto perdono per i comportamenti non cristiani assunti nella storia dalla Chiesa contro la comunità valdese. Il servizio del nostro inviato, Amedeo Lomonaco:
Papa Francesco ha ricordato il profondo legame che unisce cattolici e valdesi nonostante le differenze. “Uno dei principali frutti che il movimento ecumenico ha già permesso di raccogliere in questi anni – ha detto il Santo Padre – è la riscoperta della fraternità che unisce tutti coloro che credono in Gesù Cristo”:
“Si tratta di una comunione ancora in cammino, che, con la preghiera, con la continua conversione personale e comunitaria e con l’aiuto dei teologi, noi speriamo, fiduciosi nell’azione dello Spirito Santo, possa diventare piena e visibile comunione nella verità e nella carità”.
Perdono per una storia di contese L’unità, frutto dello Spirito Santo, non significa uniformità. “Purtroppo – ha aggiunto il Papa – è successo e continua ad accadere che i fratelli non accettino la loro diversità e finiscano per farsi la guerra l’uno contro l’altro”:
“Riflettendo sulla storia delle nostre relazioni, non possiamo che rattristarci di fronte alle contese e alle violenze commesse in nome della propria fede, e chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni gli altri”.
A queste parole è seguita, da parte del Papa, una accorata richiesta di perdono:
“Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci”
Lavoro comune per la solidarietà Il Papa ha poi affermato che cattolici e valdesi sono chiamati a “continuare a camminare insieme”, ad “andare insieme incontro agli uomini e alle donne di oggi”, che a volte sembrano così distratti e indifferenti, per trasmettere il Vangelo. E sono diversi i campi, oltre a quello dell’evangelizzazione, in cui si aprono “ampie possibilità di collaborazione”:
“Un altro ambito in cui possiamo lavorare sempre di più uniti è quello del servizio all’umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti”.
Le differenze, che continuano ad esistere tra cattolici e valdesi, “non impediscono dunque di trovare forme di collaborazione”:
“Se camminiamo insieme, il Signore ci aiuta a vivere quella comunione che precede ogni contrasto”.
I Valdesi, presenti nel territorio italiano fin dal Medioevo, hanno sofferto nella loro storia persecuzioni e discriminazioni da parte dei poteri civili e religiosi. Dal XVI alla metà del XIX secolo, la loro predicazione era consentita solo in una zona ben delimitata, nota con il nome di “Valli valdesi”. Queste terre del Piemonte, per secoli hanno assunto le caratteristiche di un vero e proprio ghetto. Il Papa è entrato nel più antico Tempio costruito al di fuori delle “Valli valdesi”, in Corso Vittorio Emanuele II a Torino, pochi anni dopo la concessione, nel 1848, dei diritti civili ai Valdesi da parte di re Carlo Alberto.
Papa Francesco ha ricordato il profondo legame che unisce cattolici e valdesi nonostante le differenze. “Uno dei principali frutti che il movimento ecumenico ha già permesso di raccogliere in questi anni – ha detto il Santo Padre – è la riscoperta della fraternità che unisce tutti coloro che credono in Gesù Cristo”:
“Si tratta di una comunione ancora in cammino, che, con la preghiera, con la continua conversione personale e comunitaria e con l’aiuto dei teologi, noi speriamo, fiduciosi nell’azione dello Spirito Santo, possa diventare piena e visibile comunione nella verità e nella carità”.
Perdono per una storia di contese L’unità, frutto dello Spirito Santo, non significa uniformità. “Purtroppo – ha aggiunto il Papa – è successo e continua ad accadere che i fratelli non accettino la loro diversità e finiscano per farsi la guerra l’uno contro l’altro”:
“Riflettendo sulla storia delle nostre relazioni, non possiamo che rattristarci di fronte alle contese e alle violenze commesse in nome della propria fede, e chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni gli altri”.
A queste parole è seguita, da parte del Papa, una accorata richiesta di perdono:
“Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci”
Lavoro comune per la solidarietà Il Papa ha poi affermato che cattolici e valdesi sono chiamati a “continuare a camminare insieme”, ad “andare insieme incontro agli uomini e alle donne di oggi”, che a volte sembrano così distratti e indifferenti, per trasmettere il Vangelo. E sono diversi i campi, oltre a quello dell’evangelizzazione, in cui si aprono “ampie possibilità di collaborazione”:
“Un altro ambito in cui possiamo lavorare sempre di più uniti è quello del servizio all’umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti”.
Le differenze, che continuano ad esistere tra cattolici e valdesi, “non impediscono dunque di trovare forme di collaborazione”:
“Se camminiamo insieme, il Signore ci aiuta a vivere quella comunione che precede ogni contrasto”.
I Valdesi, presenti nel territorio italiano fin dal Medioevo, hanno sofferto nella loro storia persecuzioni e discriminazioni da parte dei poteri civili e religiosi. Dal XVI alla metà del XIX secolo, la loro predicazione era consentita solo in una zona ben delimitata, nota con il nome di “Valli valdesi”. Queste terre del Piemonte, per secoli hanno assunto le caratteristiche di un vero e proprio ghetto. Il Papa è entrato nel più antico Tempio costruito al di fuori delle “Valli valdesi”, in Corso Vittorio Emanuele II a Torino, pochi anni dopo la concessione, nel 1848, dei diritti civili ai Valdesi da parte di re Carlo Alberto.
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