giovedì, giugno 04, 2015
La guerra è la “madre” di tutte le povertà. 

Radio Vaticana - Così il Papa all’udienza generale in Piazza San Pietro, durante la quale ha riflettuto sulla vulnerabilità della famiglia “nelle condizioni della vita che la mettono alla prova”. L’auspicio di Francesco è stato dunque ad “aiutare le famiglie a andare avanti”, nonostante povertà e miseria che colpiscono affetti e legami. Il servizio di Giada Aquilino:
Sono “tanti” oggi i problemi che “mettono alla prova la famiglia”, primo tra tutti la povertà per chi vive nelle “periferie delle megalopoli” come nelle “zone rurali”. Il pensiero di Francesco è subito andato alla miseria, al degrado di tali realtà, spesso aggravate dalla guerra:

“La guerra è sempre una cosa terribile. Essa inoltre colpisce specialmente le popolazioni civili, le famiglie. Davvero la guerra è la “madre di tutte le povertà”, la guerra impoverisce la famiglia, una grande predatrice di vite, di anime, e degli affetti più sacri e più cari”.

Pianificatori benessere non capiscono che la famiglia è scuola di umanità
Eppure, ha osservato il Papa, “ci sono tante famiglie povere che con dignità cercano di condurre la loro vita quotidiana”, confidando nella benedizione di Dio. Ciò, però, “non deve giustificare la nostra indifferenza”, semmai il fatto che “ci sia tanta povertà” – ha proseguito – deve aumentare la nostra vergogna. La famiglia comunque, anche in tali condizioni, continua “a formarsi e persino a conservare – come può – la speciale umanità dei suoi legami”:

“Il fatto irrita quei pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione, i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita. Non capiscono niente! Invece, noi dovremmo inginocchiarci davanti a queste famiglie, che sono una vera scuola di umanità che salva le società dalla barbarie”.

Non cedere a violenza e denaro
L’invito del Pontefice è infatti a non cedere “al ricatto” della violenza e del denaro, rinunciando agli affetti familiari:

“Una nuova etica civile arriverà soltanto quando i responsabili della vita pubblica riorganizzeranno il legame sociale a partire dalla lotta alla spirale perversa tra famiglia e povertà, che ci porta nel baratro”.

Famiglia come pilastro
D’altra parte l’economia odierna, ha constatato Francesco, “si è spesso specializzata nel godimento del benessere individuale”, praticando “largamente” lo sfruttamento dei legami familiari e cadendo in “una contraddizione”:

“L’immenso lavoro della famiglia non è quotato nei bilanci, naturalmente! Infatti l’economia e la politica sono avare di riconoscimenti a tale riguardo. Eppure, la formazione interiore della persona e la circolazione sociale degli affetti hanno proprio lì il loro pilastro. Se lo togli, viene giù tutto”.

I bambini vogliono l’affetto familiare
La questione, ha sottolineato, non è solo di pane, bensì anche di istruzione, di sanità. Lo sanno bene, ha fatto notare il Papa, i bambini, quelli “denutriti e malati” in tante parti del mondo o quelli, “privi di tutto”, a cui brillano gli occhi pur stando “in scuole fatte di niente”, che “mostrano con orgoglio la loro matita e il loro quaderno” o guardano “con amore il loro maestro o la loro maestra”:

“Davvero i bambini lo sanno che l’uomo non vive di solo pane! Anche l’affetto famigliare; quando c’è la miseria i bambini soffrono, perché loro vogliono l’amore, i legami famigliari”.

Miseria sociale distrugge famiglia
L’esortazione del Papa è stata allora a “noi cristiani” ad essere “sempre più vicini alle famiglie che la povertà mette alla prova”, invitando a pensare ai tanti papà o alle tante mamme senza lavoro, la cui “famiglia soffre, i legami si indeboliscono”:

“La miseria sociale colpisce la famiglia e a volte la distrugge. La mancanza o la perdita del lavoro, o la sua forte precarietà, incidono pesantemente sulla vita familiare, mettendo a dura prova le relazioni. Le condizioni di vita nei quartieri più disagiati, con i problemi abitativi e dei trasporti, come pure la riduzione dei servizi sociali, sanitari e scolastici, causano ulteriori difficoltà”.

La Chiesa sia povera
Per non parlare - ha aggiunto - del “danno causato alla famiglia da pseudo-modelli”, diffusi dai mass-media e “basati sul consumismo e il culto dell’apparire, che influenzano i ceti sociali più poveri e incrementano la disgregazione dei legami familiari”. La Chiesa – ha poi ricordato il Pontefice – “è madre” e per questo “non deve dimenticare questo dramma dei suoi figli”:

“Anch’essa dev’essere povera, per diventare feconda e rispondere a tanta miseria. Una Chiesa povera è una Chiesa che pratica una volontaria semplicità nella propria vita – nelle sue stesse istituzioni, nello stile di vita dei suoi membri – per abbattere ogni muro di separazione, soprattutto dai poveri”.

L’esortazione è stata alla preghiera e all’azione, “per rendere le nostre famiglie cristiane protagoniste di questa rivoluzione della prossimità famigliare”, che ora è così “necessaria”, non dimenticando che “il giudizio dei bisognosi, dei piccoli e dei poveri anticipa il giudizio di Dio”.

Nei saluti nelle varie lingue, ricordando che stiamo per celebrare la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo, il Papa si è rivolto in particolare ai giovani polacchi che si radunano a Lednica, invitandoli ad aprire i cuori allo Spirito Santo. Quindi ha ricordato la Congregazione dell’oratorio di San Filippo Neri, nel quinto centenario della nascita del fondatore, i lavoratori del ‘Gruppo Menù’ di Medolla, industria ricostruita dopo il terremoto in Emilia del 2012, i giovani atleti del Pellegrinaggio Macerata-Loreto con la “fiaccola della pace”.


È presente 1 commento

Unknown ha detto...

ascolto sempre con affetto e rispetto le affermazioni di Papa Francesco che molto spesso è l'unica voce libera...vorrei sottoporre alla Sua attenzione la necessità di parlare di "famiglie" invece di usare quel termine astratto e universale di "famiglia": sono quegli uomini e donne insieme che affrontano i problemi della fame, della malattia, della violenza, quei problemi così acuti che contraddistinguono il nostro tempo. Noi, semplici persone, ci sentiremmo più coinvolti, altrimenti sembra sempre di essere paragonati al valore universale a cui non arriveremo mai....

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