mercoledì, luglio 01, 2015
Ue prova a strappare accordo dell'ultima ora. Atene rilancia con ricorso a fondo salva Stati e ristrutturazione debito. Varoufakis: "Faremo default oggi".

Atene (WSI) - L'Europa ci riprova, ma a tempo ormai scaduto. La Grecia ci spera ancora, ma la Germania per il momento le chiude la porta in faccia. Lo psicodramma del debito ellenico non è ancora finito, anche se i mercati non vedono l'ora che qualcuno chiuda definitivamente il sipario. L'Ue ha offerto un piano simile a quello proposto domenica scorsa. Atene, spinta ad agire prima che sia tardi da Bruxelles, ha proposto un piano di due anni che escluda la partecipazione dell'Fmi e faccia affidamento sulle risorse del fondo salva stati ESM per coprire i buchi finanziari. L'accordo prevede anche in parallelo una ristrutturazione del debito, che è stata promessa, ma non prima del prossimo autunno, dalle autorità europee.

Il tutto mentre il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha sorpreso tutti con dichiarazioni improvvisamente riconcilianti, che rimettono in moto i rialzisti sugli asset percepiti a rischio come euro, azionario e bond periferici. In un discorso proferito a Berlino, Schaeuble sottolinea che, anche se il referendum indetto da Tsipras per il prossimo 5 luglio decreterà la vittoria del no all'austerity, la Grecia rimarrà nell'euro.

Ancora, il ministro ha affermato che la Bce farà il possibile per proteggere l'euro, nel caso in cui i greci dovessero votare contro il piano di bailout avanzato dai creditori. Dal canto suo l'istituto centrale Bce ha reso noto che, in caso di default, le banche greche rimarrebbero solvibili per cinque giorni. Ma di fatto, ha precisato Felix Hufeld, membro del consiglio di supervisione della Bce, "è una questione di giorni". Possiamo "stare qui a parlare di ore, se si tratterà di due, tre, quattro o cinque giorni", ha affermato il funzionario.

E mentre si intensificano le trattative per trovare almeno una qualche sembianza di intesa a poche ore dalla fine del salvataggio sottoscritto nel 2012, ecco che arriva l'annuncio del ministro delle finanze greco Varoufakis. Il professore dell'Università del Texas ha reso noto che la Grecia oggi farà default sui debiti nei confronti del Fondo Monetario Internazionale.

Quando mancano poche ore al default, il governo anti austerity greco potrebbe anche finire per accettare l'ultima proposta delle autorità europee, che si avvicina in alcuni punti al documento discusso la settimana scorsa e su cui Syriza ha convocato il referendum. Stando alle ultime indiscrezioni, Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, ha tentato di venire incontro a Syriza nel tentativo di strappare un accordo last minute. Il premier Alexis Tsipras valuterà la proposta, prima che, alla mezzanotte di oggi, la Grecia faccia ufficialmente default. Il 30 giugno è infatti il termine ultimo entro cui avrebbe dovuto onorare il pagamento del debito verso l'Fmi, per 1,6 miliardi di euro. Secondo alcune voci, Tsipras potrebbe decidere di recarsi a Bruxelles già nella notte. Il 'nuovo' piano, come riporta il giornale ellenico Kathimerini, prevede l'Iva al 13% per gli stabilimenti turistici e gli hotel, tetto che era stabilito nella proposta greca poi respinta dalla troika, che da parte sua chiedeva invece un'imposta al 23%. Inoltre l'abolizione del sussidio per le pensioni povere viene spostato al 2019 dal 2017. Sono piccole modifiche, ma potrebbero essere 'vendute' meglio in patria da Tsipras che vuole evitare il suicido politico, forte del mandato del popolo per mettere fine all'era del rigore e dei sacrifici. Si tratterebbe in pratica però di dire si allo stesso piano di domenica che Sryiza aveva rifiutato, basandosi su quanto riportato dai media greci. Un portavoce del governo ha riferito che l'offerta in extremis è "valutata con interesse, ma non sarà accettata". Malgrado queste dichiarazioni ufficiali che trapelano sugli organi stampa, in un gioco delle parti infinito, dai report dei media ellenici pare che la Grecia stia seriamente prendendo in considerazione la proposta di Juncker. Anche nell'ottica di un futuro ridimensionamento del debito. A riferirlo è Kathimerini. Pare che il governo sia disposto a tornare a sedersi attorno al tavolo del negoziato già entro stanotte. Il governo, insomma, apre la porta ai creditori, pur sempre provando a imporre le sue condizioni. Ma la Germania, dicendo che è ormai troppo tardi, l'ha già chiusa quella porta. Merkel ha anche fatto sapere di non essere al corrente di una nuova offerta da parte della Ue. Atene poi, sicura come dice di essere di rimanere in Eurozona, non ha intenzione di cedere su un paio di punti. Non vuole che vengano oltrepassate alcune "linee rosse" su sistema previdenziale e Iva. Il ministro degli Affari Esteri Eucleides Tsakalotos fa sapere che in caso di "un'offerta che non possiamo rifiutare" le autorità riprenderebbero in considerazione lo svolgimento del referendum. Un funzionario tedesco però avverte che è "troppo tardi" per poter ottenere una proroga del programma di aiuti precedentemente sottoscritto. Lo riporta Boomberg. Secondo Skai Tv l'esecutivo ha inviato la sua proposta alle istituzioni europee, dopo che ieri notte il premier ellenico ha chiamato a Juncker. Durante la conversazione telefonica sembra che il presidente della Commissione Ue gli abbia chiesto di fare qualcosa, "una mossa" prima di mezzanotte. Il tempo intanto stringe e nelle strade di Atene c'è chi parla persino di timori di scoppio di una guerra civile. "Le nostre vite non appartengono ai creditori": con questi slogan ben 12.000 persone si sono riunite nella piazza Syntagma di Atene, protestando contro le politiche di austerity imposte in tutti questi anni dall'ex troika, ribattezzata Istituzioni. Questo, mentre il premier greco Alexis Tsipras appare piuttosto sicuro del fatto suo. In un'intervista rilasciata al canale televisivo ERT TV, ha affermato che l'Eurozona non permetterà alla Grecia di lasciare l'euro. "Non ci cacceranno dall'Eurozona - ha detto, forte del fatto suo - Fatemi spiegare perché. Il costo sarebbe enorme". Va ricordato che è stato lo stesso Mario Draghi a garantire che l'euro è irreversibile. Significa che chi aderisce non puo' uscire dall'area della moneta unica. Tra l'altro un evento del genere non è previsto nemmeno dai trattati europei, uno dei motivi per cui Tsipras intende fare ricorso alla Corte di Giustizia se Atene verrà esclusa. Detto questo la Bce ha tuttavvia ammesso, attraverso le parole del membro del Comitato esecutivo Benoit Coeure, che "l'uscita della Grecia dall'Eurozona, sfortunatamente non può più essere esclusa". La banca centrale ha allo studio, a questo punto, nuove misure per arginare il caos. "Se risponderanno sì (al referendum, indetto per domenica 5 luglio), non ho alcun dubbio sul fatto che le autorità dell'Eurozona riusciranno a trovare i mezzi, sotto una forma o un'altra, per far fronte ai loro impegni", ha continuato Coeure nell'intervista al quotidiano Les Echos. Se invece i greci votano no, come ha avvertito il leader dell'Opposizione, le pensioni e gli stipendi dei funzionari statali non saranno pagati. In pratica i greci sono davanti a un dilemma corneliano: devono scegliere di quale morte morire. Kelvin Tay, responsabile investimenti dell'Asia Pacifico presso UBS Wealth management, ritiene che "ci sia una probabilità del 60% che l'elettorato voti sì, a favore del bailout. Probabilmente un tale scenario sarà seguito da un periodo di confusione, visto che ci saranno pressioni affinché il governo attuale si dimetta, dal momento che (Tsipras) sta cercando di convincere gli elettori a votare no". "Se si dimettono - ha spiegato in un'intervista a Bloomberg - avremo un altro periodo di elezioni, prima che l'accordo (di bailout) venga firmato e finalizzato. Ricordatevi che il 20 luglio, scade un'altra tranche di debiti, per un valore di 3,2 miliardi di euro", ha concluso l'analista. Su questo punto, Tsipras ha chiaramente chiarito di essere pronto anche a presentare una ingiunzione alla Corte europea di Giustizia. "I trattati Ue non fanno alcun cenno a un'uscita dall'euro e noi rifiutiamo di accettarla. La nostra appartenenza all'euro non è negoziabile". (DaC-Lna)

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