A tre mesi dal terremoto in Nepal, resta alta l’emergenza umanitaria soprattutto nelle zone interne del Paese e l’Oxfam, il network internazionale di organizzazioni impegnate nella lotta alla povertà e e all'ingiustizia, denuncia il rischio di violenze sulle donne nei rifugi temporanei. Il servizio di Elvira Ragosta:
Radio Vaticana - Cerca di rialzarsi il Nepal dal sisma che il 25 aprile scorso ha provocato oltre 8.890 morti e più di 22 mila feriti, ma ci sono ancora villaggi semi-isolati e resta il problema dei quasi 3 milioni di sfollati che hanno perso la propria casa e sono costretti a vivere in rifugi temporanei e sovraffollati. Crescono, soprattutto, i timori per le donne e le adolescenti: a lanciare l’allarme è l’Oxfam
, secondo cui, nel distretto di Dhading - nella zona centrale del Nepal - le donne vivono con la paura di subire abusi fisici e sessuali per la mancanza di sicurezza e di privacy dovuta alla promiscuità dei campi. L’indagine di Oxfam ha evidenziato come le toilette comuni e le aree prive di luce elettrica siano considerate i posti più insicuri. Inoltre, nei distretti più colpiti, molte famiglie sono ancora costrette a vivere all’aperto sotto teloni o in strutture fatte di lamiera. E sale anche il rischio per le epidemie, soprattutto per i bambini, perché in alcune zone l’accesso all’acqua potabile non è garantito. Abbiamo raccolto la testimonianza telefonica di Shyam Chirakar di “Viva il Nepal”, una delle tante associazioni impegnate sul territorio:
R. - Sentiamo delle piccole scosse però la maggior parte della gente in città sta tornando alla vita normale. Nella zona epicentro del terremoto, dove stiamo andando anche noi, non stanno bene e tante case sono crollate. Adesso stanno arrivando i monsoni per cui per tutta le persone che hanno perso la casa si troveranno in difficoltà perché non hanno posto dove dormire la notte. Perciò dovremo aiutare tutti a costruire alloggi temporanei.
D. – Cosa può dirci riguardo al rischio di violenza nei confronti delle donne e delle adolescenti nei rifugi sovraffollati?
R. – E’ vero. Perciò noi come associazione stiamo costruendo le case per ogni singola famiglia. Però tanti villaggi ancora non sono riusciti a fare la casa per ogni famiglia e quindi la maggior parte degli sfollati vive tutta insieme in un unico campo grande, con 50 famiglie tutte insieme e lì ci sono problemi per le donne e i bambini. Abbiamo sentito di un paio di casi di violenza nei villaggi.
D. – Riguardo alla situazione dei bambini, soprattutto dei bambini che hanno perso le loro famiglie, i loro genitori, qual è il rischio maggiore in questo momento, che cosa state facendo per loro?
R. – I bambini adesso sono malati… e non stanno andando a scuola per cui c’è bisogno di qualcuno che si prenda cura di questi bambini e che dia loro da mangiare.
D. – Per quanto riguarda gli aiuti internazionali come sono distribuiti e come la sua associazione è impegnata nella distribuzione degli aiuti umanitari?
R. – Ci sono tanti villaggi, nella maggior parte non sono ancora arrivati gli aiuti, oggi siamo andati in un villaggio in cui non era ancora andato nessuno.
Radio Vaticana - Cerca di rialzarsi il Nepal dal sisma che il 25 aprile scorso ha provocato oltre 8.890 morti e più di 22 mila feriti, ma ci sono ancora villaggi semi-isolati e resta il problema dei quasi 3 milioni di sfollati che hanno perso la propria casa e sono costretti a vivere in rifugi temporanei e sovraffollati. Crescono, soprattutto, i timori per le donne e le adolescenti: a lanciare l’allarme è l’Oxfam
, secondo cui, nel distretto di Dhading - nella zona centrale del Nepal - le donne vivono con la paura di subire abusi fisici e sessuali per la mancanza di sicurezza e di privacy dovuta alla promiscuità dei campi. L’indagine di Oxfam ha evidenziato come le toilette comuni e le aree prive di luce elettrica siano considerate i posti più insicuri. Inoltre, nei distretti più colpiti, molte famiglie sono ancora costrette a vivere all’aperto sotto teloni o in strutture fatte di lamiera. E sale anche il rischio per le epidemie, soprattutto per i bambini, perché in alcune zone l’accesso all’acqua potabile non è garantito. Abbiamo raccolto la testimonianza telefonica di Shyam Chirakar di “Viva il Nepal”, una delle tante associazioni impegnate sul territorio:
R. - Sentiamo delle piccole scosse però la maggior parte della gente in città sta tornando alla vita normale. Nella zona epicentro del terremoto, dove stiamo andando anche noi, non stanno bene e tante case sono crollate. Adesso stanno arrivando i monsoni per cui per tutta le persone che hanno perso la casa si troveranno in difficoltà perché non hanno posto dove dormire la notte. Perciò dovremo aiutare tutti a costruire alloggi temporanei.
D. – Cosa può dirci riguardo al rischio di violenza nei confronti delle donne e delle adolescenti nei rifugi sovraffollati?
R. – E’ vero. Perciò noi come associazione stiamo costruendo le case per ogni singola famiglia. Però tanti villaggi ancora non sono riusciti a fare la casa per ogni famiglia e quindi la maggior parte degli sfollati vive tutta insieme in un unico campo grande, con 50 famiglie tutte insieme e lì ci sono problemi per le donne e i bambini. Abbiamo sentito di un paio di casi di violenza nei villaggi.
D. – Riguardo alla situazione dei bambini, soprattutto dei bambini che hanno perso le loro famiglie, i loro genitori, qual è il rischio maggiore in questo momento, che cosa state facendo per loro?
R. – I bambini adesso sono malati… e non stanno andando a scuola per cui c’è bisogno di qualcuno che si prenda cura di questi bambini e che dia loro da mangiare.
D. – Per quanto riguarda gli aiuti internazionali come sono distribuiti e come la sua associazione è impegnata nella distribuzione degli aiuti umanitari?
R. – Ci sono tanti villaggi, nella maggior parte non sono ancora arrivati gli aiuti, oggi siamo andati in un villaggio in cui non era ancora andato nessuno.
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