Si dice che i vecchi miti non tramontino mai.
di Michele Toffolon
Informa Salus - In parte è vero anche per la scabbia, pur non essendo sicuramente una leggenda! Questo acaro dal nome fantasioso (Sarcoptes scabiei) è uno tra i primi parassiti documentati di cui si trova qualche traccia già nell’antico Egitto, e in questi ultimi mesi è tornato a far parlare di sé.
Che cos’è la scabbia? È una malattia infettiva sostenuta da questo acaro, determinante un intenso prurito cutaneo accompagnato con chiazze rosse associate a vescicolette. Il parassita è in grado di penetrare lo strato superficiale dell’epidermide e scavare delle gallerie, nelle quali poi può depositare le uova. Il ciclo replicativo è di circa due mesi.
Come si trasmette? Per contatto diretto tra una persona infetta e una malata, come ad esempio tenendosi per mano, avendo un rapporto sessuale o condividendo vestiti, asciugamani o lenzuola contaminati per almeno 15-20 minuti. Il periodo d’incubazione è piuttosto lungo, e può andare dalle 4 alle 6 settimane di attesa prima che compaiano i primi sintomi. In caso di seconda esposizione questo si riduce drasticamente (1-4 giorni) in quanto il sistema immunitario dell’ospite è già sensibilizzato.
Sintomi principali
Sono riconducibili a una reazione allergica agli acari, alle loro uova e ai prodotti del loro metabolismo. Questi determinano una piccola reazione infiammatoria che si manifesta come intenso prurito ed eruzioni cutanee nella zona delle mani e dei piedi, della schiena, dei glutei e dei genitali esterni. Una forma più grave di scabbia è quella definita crostosa (o norvegese), presente in soggetti anziani o immunodepressi. Le eruzioni cutanee sono più disseminate, interessando la quasi totalità del corpo tranne il viso.
Diagnosi e trattamento L’accertamento viene eseguito in seguito alla comparsa di macchie rosse sulla cute o per contatto diretto con una persona infetta, andando a verificare in situ la presenza degli acari, delle uova o dei cunicoli. Cosa fare dunque in caso di contagio? È molto importante igienizzare gli ambienti domestici cosi come gli effetti personali, in modo da prevenire o uccidere gli eventuali acari presenti. Gli indumenti a contatto con la pelle vanno lavati ad almeno 60°, oppure lasciati all’aria per almeno 2 o 3 giorni. Ricordiamo infatti che l’acaro non sopravvive a lungo lontano dalla pelle umana.
Per debellare la scabbia, la prima accortezza consiste nell’igienizzare con cura gli ambienti domestici, gli effetti personali e gli indumenti contagiati. Le superfici solide possono essere sanate con un buon detergente, mentre la biancheria andrebbe lavata ad almeno 60°. Il trattamento farmacologico è a base di ivermectina (uso topico e orale) o permetrina. In alternativa è possibile usare unguenti a base di zolfo o benzoato di benzile, spesso usati nei paesi in via di sviluppo a causa del loro basso costo (ma non per questo meno efficaci).
di Michele Toffolon
Informa Salus - In parte è vero anche per la scabbia, pur non essendo sicuramente una leggenda! Questo acaro dal nome fantasioso (Sarcoptes scabiei) è uno tra i primi parassiti documentati di cui si trova qualche traccia già nell’antico Egitto, e in questi ultimi mesi è tornato a far parlare di sé.
Che cos’è la scabbia? È una malattia infettiva sostenuta da questo acaro, determinante un intenso prurito cutaneo accompagnato con chiazze rosse associate a vescicolette. Il parassita è in grado di penetrare lo strato superficiale dell’epidermide e scavare delle gallerie, nelle quali poi può depositare le uova. Il ciclo replicativo è di circa due mesi.
Come si trasmette? Per contatto diretto tra una persona infetta e una malata, come ad esempio tenendosi per mano, avendo un rapporto sessuale o condividendo vestiti, asciugamani o lenzuola contaminati per almeno 15-20 minuti. Il periodo d’incubazione è piuttosto lungo, e può andare dalle 4 alle 6 settimane di attesa prima che compaiano i primi sintomi. In caso di seconda esposizione questo si riduce drasticamente (1-4 giorni) in quanto il sistema immunitario dell’ospite è già sensibilizzato.
Sintomi principali
Sono riconducibili a una reazione allergica agli acari, alle loro uova e ai prodotti del loro metabolismo. Questi determinano una piccola reazione infiammatoria che si manifesta come intenso prurito ed eruzioni cutanee nella zona delle mani e dei piedi, della schiena, dei glutei e dei genitali esterni. Una forma più grave di scabbia è quella definita crostosa (o norvegese), presente in soggetti anziani o immunodepressi. Le eruzioni cutanee sono più disseminate, interessando la quasi totalità del corpo tranne il viso.
Diagnosi e trattamento L’accertamento viene eseguito in seguito alla comparsa di macchie rosse sulla cute o per contatto diretto con una persona infetta, andando a verificare in situ la presenza degli acari, delle uova o dei cunicoli. Cosa fare dunque in caso di contagio? È molto importante igienizzare gli ambienti domestici cosi come gli effetti personali, in modo da prevenire o uccidere gli eventuali acari presenti. Gli indumenti a contatto con la pelle vanno lavati ad almeno 60°, oppure lasciati all’aria per almeno 2 o 3 giorni. Ricordiamo infatti che l’acaro non sopravvive a lungo lontano dalla pelle umana.
Per debellare la scabbia, la prima accortezza consiste nell’igienizzare con cura gli ambienti domestici, gli effetti personali e gli indumenti contagiati. Le superfici solide possono essere sanate con un buon detergente, mentre la biancheria andrebbe lavata ad almeno 60°. Il trattamento farmacologico è a base di ivermectina (uso topico e orale) o permetrina. In alternativa è possibile usare unguenti a base di zolfo o benzoato di benzile, spesso usati nei paesi in via di sviluppo a causa del loro basso costo (ma non per questo meno efficaci).
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