Camerun: centinaia di persone vittime della ferocia di Boko Haram e della violenza delle forze di sicurezza
In un rapporto sul Camerun diffuso il 16 settembre, Amnesty International ha denunciato che a partire dal gennaio 2014 Boko haram ha massacrato almeno 380 civili mentre le violenze delle forze di sicurezza e le condizioni carcerarie hanno provocato altre decine di vittime.
Amnesty - Il rapporto, basato su tre missioni di ricerca condotte da Amnesty International in Camerun nel 2015, descrive la situazione venutasi a creare nel paese da quando, all'inizio del 2014, il gruppo armato islamista Boko haram ha sconfinato dalla Nigeria in quella che chiama la "provincia occidentale africana dello Stato islamico". In risposta, il presidente camerunense ha schierato circa 2000 soldati del Battaglione d'intervento rapido e ulteriori contingenti del Battaglione d'intervento mobile.
Ne è scaturito un conflitto interno, prolungamento di quello in corso nel nord della Nigeria, nel quale vanno applicate le norme del diritto internazionale umanitario.
Dalla metà del 2014 i miliziani di Boko haram hanno intensificato gli attacchi contro città e villaggi del Camerun settentrionale, uccidendo e rapendo bambini, incendiando centinaia di abitazioni e razziando bestiame e altre proprietà personali.
In un raid del 15 ottobre contro la città di Amchide, almeno 30 civili sono stati uccisi o sgozzati. Il 17 aprile 2015 nel villaggio di Bia sono stati uccisi almeno 16 civili, tra cui due bambini, e sono state incendiate 150 case.
Dal luglio 2015, Boko haram ha iniziato a compiere attentati suicidi, servendosi di bambine anche di soli 13 anni, in cui sono rimasti uccisi almeno 70 civili. Tre attentati del genere nella città di Maroua, avvenuti il 22 e il 23 luglio, hanno causato 33 morti e oltre 100 feriti.
Di fronte ai crimini di guerra di Boko haram, la risposta delle autorità camerunensi ha da un lato garantito maggiore protezione alla popolazione ma dall'altro ha causato gravi violazioni dei diritti umani: arresti arbitrari, uso eccessivo della forza, condizioni detentive inumane e uccisioni illegali.
Nell'ultimo anno e mezzo le forze di sicurezza del Camerun hanno arrestato oltre 1000 persone, sospettate di far parte di Boko haram, nel corso di rastrellamenti di massa. La maggior parte dei detenuti si trova nella prigione di Maroua, dove tra marzo e maggio del 2015 almeno 40 persone sono morte a causa del sovraffollamento, della mancanza d'igiene e delle insufficienti cure mediche.
Quando Amnesty International, nel maggio 2015, ha visitato la prigione, vi ha riscontrato assenza di acqua corrente e meno di 12 gabinetti disponibili per 1200 persone. In un reparto ospedaliero per prigionieri ammalati, i ricercatori di Amnesty International hanno osservato persone denutrite in una stanza sporca, tre dei quali seminudi coricati sul pavimento e uno di loro sdraiato sui suoi escrementi.
Il 20 dicembre 2014 le forze di sicurezza hanno effettuato una serie di raid nelle scuole coraniche di Guirvidig, arrestando 84 alunni: 47 di loro avevano meno di 10 anni e uno appena cinque. Secondo le autorità, quelle scuole erano in realtà campi d'addestramento di Boko haram. I ragazzi sono rimasti in carcere per oltre sei mesi senza poter vedere le loro famiglie, fino a quando sono stati rilasciati nel giugno 2015.
Il 27 dicembre 2014, nel corso di un'operazione di sicurezza nei villaggi di Magdeme e Doublé, le forze di sicurezza hanno ucciso otto civili tra cui un bambino, dato fuoco a 70 abitazioni e arrestato almeno 200 uomini e ragazzi, stipandoli poi in due magazzini all'interno del quartier generale della Gendarmeria di Maroua. Secondo le autorità, 25 degli arrestati sono morti nel corso della notte e 45 sono stati trasferiti in prigione il giorno dopo. La sorte dei restanti 130 rimane un mistero.
Secondo Amnesty International, "il livello della depravazione mostrata da Boko haram è agghiacciante e molto ancora dev'essere fatto per proteggere i civili e portare di fronte alla giustizia i responsabili degli attacchi ai loro danni. Ma è altrettanto scioccante che un governo che dovrebbe proteggere la popolazione da Boko haram compia atrocità a sua volta".
Leggi il rapporto "Human rights under fire: attacks and violations in Cameroon's struggle with Boko Haram"
Amnesty - Il rapporto, basato su tre missioni di ricerca condotte da Amnesty International in Camerun nel 2015, descrive la situazione venutasi a creare nel paese da quando, all'inizio del 2014, il gruppo armato islamista Boko haram ha sconfinato dalla Nigeria in quella che chiama la "provincia occidentale africana dello Stato islamico". In risposta, il presidente camerunense ha schierato circa 2000 soldati del Battaglione d'intervento rapido e ulteriori contingenti del Battaglione d'intervento mobile.
Ne è scaturito un conflitto interno, prolungamento di quello in corso nel nord della Nigeria, nel quale vanno applicate le norme del diritto internazionale umanitario.
Dalla metà del 2014 i miliziani di Boko haram hanno intensificato gli attacchi contro città e villaggi del Camerun settentrionale, uccidendo e rapendo bambini, incendiando centinaia di abitazioni e razziando bestiame e altre proprietà personali.
In un raid del 15 ottobre contro la città di Amchide, almeno 30 civili sono stati uccisi o sgozzati. Il 17 aprile 2015 nel villaggio di Bia sono stati uccisi almeno 16 civili, tra cui due bambini, e sono state incendiate 150 case.
Dal luglio 2015, Boko haram ha iniziato a compiere attentati suicidi, servendosi di bambine anche di soli 13 anni, in cui sono rimasti uccisi almeno 70 civili. Tre attentati del genere nella città di Maroua, avvenuti il 22 e il 23 luglio, hanno causato 33 morti e oltre 100 feriti.
Di fronte ai crimini di guerra di Boko haram, la risposta delle autorità camerunensi ha da un lato garantito maggiore protezione alla popolazione ma dall'altro ha causato gravi violazioni dei diritti umani: arresti arbitrari, uso eccessivo della forza, condizioni detentive inumane e uccisioni illegali.
Nell'ultimo anno e mezzo le forze di sicurezza del Camerun hanno arrestato oltre 1000 persone, sospettate di far parte di Boko haram, nel corso di rastrellamenti di massa. La maggior parte dei detenuti si trova nella prigione di Maroua, dove tra marzo e maggio del 2015 almeno 40 persone sono morte a causa del sovraffollamento, della mancanza d'igiene e delle insufficienti cure mediche.
Quando Amnesty International, nel maggio 2015, ha visitato la prigione, vi ha riscontrato assenza di acqua corrente e meno di 12 gabinetti disponibili per 1200 persone. In un reparto ospedaliero per prigionieri ammalati, i ricercatori di Amnesty International hanno osservato persone denutrite in una stanza sporca, tre dei quali seminudi coricati sul pavimento e uno di loro sdraiato sui suoi escrementi.
Il 20 dicembre 2014 le forze di sicurezza hanno effettuato una serie di raid nelle scuole coraniche di Guirvidig, arrestando 84 alunni: 47 di loro avevano meno di 10 anni e uno appena cinque. Secondo le autorità, quelle scuole erano in realtà campi d'addestramento di Boko haram. I ragazzi sono rimasti in carcere per oltre sei mesi senza poter vedere le loro famiglie, fino a quando sono stati rilasciati nel giugno 2015.
Il 27 dicembre 2014, nel corso di un'operazione di sicurezza nei villaggi di Magdeme e Doublé, le forze di sicurezza hanno ucciso otto civili tra cui un bambino, dato fuoco a 70 abitazioni e arrestato almeno 200 uomini e ragazzi, stipandoli poi in due magazzini all'interno del quartier generale della Gendarmeria di Maroua. Secondo le autorità, 25 degli arrestati sono morti nel corso della notte e 45 sono stati trasferiti in prigione il giorno dopo. La sorte dei restanti 130 rimane un mistero.
Secondo Amnesty International, "il livello della depravazione mostrata da Boko haram è agghiacciante e molto ancora dev'essere fatto per proteggere i civili e portare di fronte alla giustizia i responsabili degli attacchi ai loro danni. Ma è altrettanto scioccante che un governo che dovrebbe proteggere la popolazione da Boko haram compia atrocità a sua volta".
Leggi il rapporto "Human rights under fire: attacks and violations in Cameroon's struggle with Boko Haram"
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