Circa 1.200 profughi sono sbarcati all'alba di oggi nell'isola greca di Lesbo dopo essere partiti dalla costa egea della Turchia. Lo riferiscono media locali, secondo cui 24 barconi, ciascuno con a bordo una cinquantina di persone, sono giunti sull'isola in meno di un'ora.
Radio Vaticana - Si tratterebbe in prevalenza di cittadini afghani. Intanto, il vertice europeo di ieri ha deciso che entro novembre saranno attivati i centri cosiddetti "hot spot" e ha preso impegni per la Siria. Sostanzialmente, ha ricompattato l’Unione Europea sulla necessità di riportare le sue frontiere esterne sotto controllo. Il servizio di Fausta Speranza: ascolta
"Hot spot" attivi in sostanza significa che l’Europa avrà un solo standard nell'applicazione del sistema comune d'asilo (registrazioni, raccolta di impronte, accoglienza e rimpatri). E fondi e risorse comuni. Finora, almeno 40 le procedure di infrazione aperte contro 19 Stati per mancanze nell’applicazione dei regolamenti. L'Italia non è nel gruppo. Se l'Europa insiste sulla necessità di applicare in pieno il regolamento di Dublino – come si ribadisce nella dichiarazione finale – il premier italiano Renzi spiega che di fatto si sta facendo un passo dopo l’altro "verso il suo superamento". Altro risultato importante: l’impegno economico sottoscritto a sostegno dei Paesi del vicinato più esposti alle crisi di Iraq e Siria, a partire dalla Turchia, il cui presidente Erdogan sarà a Bruxelles il 5 ottobre. E poi 500 milioni di euro per il 'trust fund' per la Siria e l’appello di Hollande a trovare urgentemente una qualche soluzione per il conflitto.
I Paesi dell'Est che si erano rifiutati di contribuire ai 120 mila ricollocamenti si sono visti imporre la decisione in base a principi fondamentali dei Trattati: non ci sono state reazioni da Repubblica Ceca, Ungheria e Romania, mentre la Slovacchia minaccia ricorso. Ma il punto centrale restano le frontiere: il vertice di ieri ha stabilito che dovranno tornare ad essere controllate e che vengono previste guardie europee. Tusk è stato chiaro: i potenziali profughi sono dalla Siria sono milioni (al momento 8) e non più migliaia come finora.
Radio Vaticana - Si tratterebbe in prevalenza di cittadini afghani. Intanto, il vertice europeo di ieri ha deciso che entro novembre saranno attivati i centri cosiddetti "hot spot" e ha preso impegni per la Siria. Sostanzialmente, ha ricompattato l’Unione Europea sulla necessità di riportare le sue frontiere esterne sotto controllo. Il servizio di Fausta Speranza: ascolta
"Hot spot" attivi in sostanza significa che l’Europa avrà un solo standard nell'applicazione del sistema comune d'asilo (registrazioni, raccolta di impronte, accoglienza e rimpatri). E fondi e risorse comuni. Finora, almeno 40 le procedure di infrazione aperte contro 19 Stati per mancanze nell’applicazione dei regolamenti. L'Italia non è nel gruppo. Se l'Europa insiste sulla necessità di applicare in pieno il regolamento di Dublino – come si ribadisce nella dichiarazione finale – il premier italiano Renzi spiega che di fatto si sta facendo un passo dopo l’altro "verso il suo superamento". Altro risultato importante: l’impegno economico sottoscritto a sostegno dei Paesi del vicinato più esposti alle crisi di Iraq e Siria, a partire dalla Turchia, il cui presidente Erdogan sarà a Bruxelles il 5 ottobre. E poi 500 milioni di euro per il 'trust fund' per la Siria e l’appello di Hollande a trovare urgentemente una qualche soluzione per il conflitto.
I Paesi dell'Est che si erano rifiutati di contribuire ai 120 mila ricollocamenti si sono visti imporre la decisione in base a principi fondamentali dei Trattati: non ci sono state reazioni da Repubblica Ceca, Ungheria e Romania, mentre la Slovacchia minaccia ricorso. Ma il punto centrale restano le frontiere: il vertice di ieri ha stabilito che dovranno tornare ad essere controllate e che vengono previste guardie europee. Tusk è stato chiaro: i potenziali profughi sono dalla Siria sono milioni (al momento 8) e non più migliaia come finora.
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