Stilata bozza per indebolire e progressivamente distruggere il ruolo delle due monete.
Roma (WSI) -Continua la lotta del presidente russo Vladimir Putin contro l'Occidente. Gli accordi commerciali siglati con la Cina e con altri partner commerciali, nei mesi precedenti, lo hanno confermato. Putin vuole distruggere il dollaro, per mettere in ginocchio gli Stati Uniti. Ma non solo. Fonti vicine al Cremlino parlano nelle ultime ore di una bozza da lui personalmente stilata che ha un obiettivo ancora più ambizioso: l'eliminazione del dollaro e dell'euro negli scambi commerciali che avvengono tra i paesi CIS (comunità degli stati indipendentisti).
Ciò implica la creazione di un mercato finanziario unico tra la Russia, l'Armenia, la Bielorussia, il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tajikistan e altri paesi dell'ex Unione Sovietica.
Un comunicato del Cremlino recita: "Ciò aiuterebbe a espandere l'utilizzo delle valute nazionali nei pagamenti per il commercio estero e nel comparto dei servizi finanziari, e dunque creare le precondizioni per una maggiore liquidità dei mercati valutari domestici". Secondo Putin, la norma faciliterebbe il commercio tra i vari paesi, contribuendo a raggiungere la stabilità macroeconomica.
Le implicazioni di una tale mossa, sebbene non necessariamente immediate, potrebbero essere gravi nel lungo periodo. Sia la Cina che la Russia stanno infatti smobilizzando asset denominati in dollari, alimentando le teorie di chi parla, ormai da diverso tempo, di dedollarizzazione.
Lo scorso anno, Putin ha iniziato a liberare massicci ammontare di riserve di dollari Usa: soltanto nel mese di dicembre del 2014, Putin ha venduto qualcosa come il 20% dei Treasuries Usa detenuti dal paese, una decisione che non ha fatto altro che provocare l'escalation delle tensioni tra Russia e Occidente. Successivamente la Cina ha fatto lo stesso, smobilizzando mezzo trilione di asset denominati in dollaro. E la scorsa settimana la banca centrale della Cina ha smobilizzato miliardi di asset in dollari, al fine di stabilizzare i mercati finanziari cinesi, reduci da un collasso a ritmi record. (Lna)
Roma (WSI) -Continua la lotta del presidente russo Vladimir Putin contro l'Occidente. Gli accordi commerciali siglati con la Cina e con altri partner commerciali, nei mesi precedenti, lo hanno confermato. Putin vuole distruggere il dollaro, per mettere in ginocchio gli Stati Uniti. Ma non solo. Fonti vicine al Cremlino parlano nelle ultime ore di una bozza da lui personalmente stilata che ha un obiettivo ancora più ambizioso: l'eliminazione del dollaro e dell'euro negli scambi commerciali che avvengono tra i paesi CIS (comunità degli stati indipendentisti).
Ciò implica la creazione di un mercato finanziario unico tra la Russia, l'Armenia, la Bielorussia, il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tajikistan e altri paesi dell'ex Unione Sovietica.
Un comunicato del Cremlino recita: "Ciò aiuterebbe a espandere l'utilizzo delle valute nazionali nei pagamenti per il commercio estero e nel comparto dei servizi finanziari, e dunque creare le precondizioni per una maggiore liquidità dei mercati valutari domestici". Secondo Putin, la norma faciliterebbe il commercio tra i vari paesi, contribuendo a raggiungere la stabilità macroeconomica.
Le implicazioni di una tale mossa, sebbene non necessariamente immediate, potrebbero essere gravi nel lungo periodo. Sia la Cina che la Russia stanno infatti smobilizzando asset denominati in dollari, alimentando le teorie di chi parla, ormai da diverso tempo, di dedollarizzazione.
Lo scorso anno, Putin ha iniziato a liberare massicci ammontare di riserve di dollari Usa: soltanto nel mese di dicembre del 2014, Putin ha venduto qualcosa come il 20% dei Treasuries Usa detenuti dal paese, una decisione che non ha fatto altro che provocare l'escalation delle tensioni tra Russia e Occidente. Successivamente la Cina ha fatto lo stesso, smobilizzando mezzo trilione di asset denominati in dollaro. E la scorsa settimana la banca centrale della Cina ha smobilizzato miliardi di asset in dollari, al fine di stabilizzare i mercati finanziari cinesi, reduci da un collasso a ritmi record. (Lna)
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