giovedì, ottobre 01, 2015
“I migranti sono nostri fratelli e sorelle, che cercano una vita migliore”, lontano da povertà, fame, sfruttamento: lo ricorda il Papa nel suo Messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che sarà celebrata il 17 gennaio 2016 sul tema: "Migranti e Rifugiati ci interpellano.  

Radio Vaticana - La risposta del Vangelo della misericordia". Di fronte ai flussi migratori “in continuo aumento in ogni area del Pianeta” - scrive Francesco - il Vangelo della Misericordia, oggi “più che in tempi passati”, “scuote le coscienze” e impedisce di abituarsi alle sofferenze degli altri. Il servizio di Roberta Gisotti: ascolta

“Le storie drammatiche di milioni di uomini e donne - scrive Francesco - interpellano la Comunità internazionale, di fronte all’insorgere di inaccettabili crisi umanitarie in molte zone del mondo” e “l’indifferenza e il silenzio aprono la strada alla complicità quando assistiamo come spettatori alle morti per soffocamento, stenti, violenze e naufragi” di migranti, regolari o irregolari che siano, “persone” che “abbandonando le loro terre d’origine, subiscono l’oltraggio dei trafficanti” di esseri umani “nel viaggio verso il sogno di un futuro migliore”. E, “se poi sopravvivono agli abusi e alla avversità, devono fare i conti con realtà dove si annidano sospetti e paure”. “Non di rado infine - sottolinea il messaggio - incontrano la carenza di normative chiare e praticabili, che regolino l’accoglienza e prevedano itinerari di integrazione”, “con attenzione ai diritti e ai doveri di tutti”.

“I flussi migratori sono ormai una realtà strutturale” e “la prima questione che s’impone” - spiega Francesco - è superare l’emergenza, poi occorre guardare alle “cause” delle migrazioni e ai “cambiamenti” che producono e alle “conseguenze” che imprimono alle società e ai popoli. “Chi emigra infatti - osserva il Papa - è costretto a modificare taluni aspetti che definiscono la propria persona e, anche se non lo vuole, forza al cambiamento anche chi lo accoglie”.

Allora si chiede Francesco “come vivere queste mutazioni” perché non siano “ostacolo all’autentico sviluppo”, ma siano “opportunità” di “autentica crescita umana, sociale e spirituale”? “La presenza dei migranti e rifugiati interpella” infatti “seriamente le diverse società”, “che devono far fronte a fatti nuovi che possono rivelarsi improvvidi se non adeguatamente motivati gestiti e regolati” a prevenire “il rischio della discriminazione, del razzismo, del nazionalismo estremo o della xenofobia”.

A tali questioni la Chiesa risponde con il Vangelo della misericordia: “siamo custodi dei nostri fratelli e sorelle ovunque essi vivano”. Lo ricorda il Papa anche alle comunità parrocchiali, che dibattono sui limiti da porre all’accoglienza, vedendo “minacciata” la loro “tranquillità”. Che tutti siano “disposti non solo a dare ma anche a ricevere dagli altri”. La Chiesa è in prima linea - assicura il Papa - nell’accoglienza, ma anche nel difendere “il diritto di ciascuno a vivere con dignità” e “il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese d’origine”.


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