Appena sollevate le sanzioni internazionali contro la Repubblica islamica in base all’accordo siglato lo scorso luglio, gli Stati Uniti ne hanno imposte di nuove a undici tra aziende e individui legati allo sviluppo del programma missilistico. Prima, però, hanno atteso lo scambio di prigionieri con Teheran.
NenaNews - E’ stato un attimo: sollevate le sanzioni internazionali contro la Repubblica islamica secondo i termini dell’accordo firmato lo scorso luglio con le potenze del 5+1, ecco che gli Stati Uniti hanno imposto nuove misure punitive contro Teheran per via delle sue attività balistiche. E le autorità iraniane hanno annunciato oggi che accelereranno il loro programma missilistico, da loro definito “legale” perché fuori dai termini dell’accordo sul nucleare, ma che Washington considera “una minaccia significativa per la sicurezza regionale e globale”.
L’annuncio è stato fatto questa mattina dal Ministero degli Esteri iraniano: “La Repubblica islamica dell’Iran – ha dichiarato il portavoce del ministero, Hossein Jaber Ansari, riportato dall’agenzia ISNA – risponde con determinazione a tale propaganda, accelerando il suo programma legale di missili balistici e aumentando le sue capacità di difesa”. Secondo Ansari, infatti, tale programma non era mai stato progettato per trasportare armi nucleari e di conseguenza non era stato incluso nell’accordo sul nucleare.
Non è dello stesso avviso la Casa Bianca, che lo scorso ottobre, subito dopo un test balistico condotto dalle autorità iraniane, aveva dichiarato la manovra “una violazione degli obblighi internazionali dell’Iran”. Da qui le nuove sanzioni, imposte sabato scorso contro undici tra aziende e individui coinvolti nel programma balistico iraniano: il Dipartimento americano del Tesoro, come spiega la Reuters, avrebbe individuato e sanzionato l’azienda Mabrooka Trading, con sede degli Emirati Arabi, colpevole di aver aiutato Teheran a produrre fibra di carbone per il programma. Altre aziende con sede in Cina e negli Emirati sarebbero coinvolte.
Secondo quanto rivelato dalla Reuters, inoltre, le sanzioni erano pronte a partire già due settimane fa, ma sono state rimandate a causa del delicato scambio di prigionieri tra Usa e Iran, conclusosi sabato: Teheran ha liberato cinque persone, tra cui il giornalista del Washington Post Jason Rezaian, corrispondente da Teheran arrestato nel 2014 e incriminato per “spionaggio e propaganda contro lo stato”. Washington, dal canto suo, ha liberato sette cittadini con doppia nazionalità. E subito dopo aver saputo che i suoi cittadini erano atterrati in Svizzera, ha imposto le sanzioni per il programma balistico. Perché, come ha ricordato il sottosegretario americano al Terrorismo e all’Intelligence finanziaria Adam Szubin, “abbiamo sempre chiarito che gli Stati Uniti imporranno sanzioni contro ogni attività iraniana fuori dal Joint Comprehensive Plan of Action [l’accordo sul nucleare, ndr]”. Quello che si chiama uno scambio equo tra nazioni sovrane.
NenaNews - E’ stato un attimo: sollevate le sanzioni internazionali contro la Repubblica islamica secondo i termini dell’accordo firmato lo scorso luglio con le potenze del 5+1, ecco che gli Stati Uniti hanno imposto nuove misure punitive contro Teheran per via delle sue attività balistiche. E le autorità iraniane hanno annunciato oggi che accelereranno il loro programma missilistico, da loro definito “legale” perché fuori dai termini dell’accordo sul nucleare, ma che Washington considera “una minaccia significativa per la sicurezza regionale e globale”.
L’annuncio è stato fatto questa mattina dal Ministero degli Esteri iraniano: “La Repubblica islamica dell’Iran – ha dichiarato il portavoce del ministero, Hossein Jaber Ansari, riportato dall’agenzia ISNA – risponde con determinazione a tale propaganda, accelerando il suo programma legale di missili balistici e aumentando le sue capacità di difesa”. Secondo Ansari, infatti, tale programma non era mai stato progettato per trasportare armi nucleari e di conseguenza non era stato incluso nell’accordo sul nucleare.
Non è dello stesso avviso la Casa Bianca, che lo scorso ottobre, subito dopo un test balistico condotto dalle autorità iraniane, aveva dichiarato la manovra “una violazione degli obblighi internazionali dell’Iran”. Da qui le nuove sanzioni, imposte sabato scorso contro undici tra aziende e individui coinvolti nel programma balistico iraniano: il Dipartimento americano del Tesoro, come spiega la Reuters, avrebbe individuato e sanzionato l’azienda Mabrooka Trading, con sede degli Emirati Arabi, colpevole di aver aiutato Teheran a produrre fibra di carbone per il programma. Altre aziende con sede in Cina e negli Emirati sarebbero coinvolte.
Secondo quanto rivelato dalla Reuters, inoltre, le sanzioni erano pronte a partire già due settimane fa, ma sono state rimandate a causa del delicato scambio di prigionieri tra Usa e Iran, conclusosi sabato: Teheran ha liberato cinque persone, tra cui il giornalista del Washington Post Jason Rezaian, corrispondente da Teheran arrestato nel 2014 e incriminato per “spionaggio e propaganda contro lo stato”. Washington, dal canto suo, ha liberato sette cittadini con doppia nazionalità. E subito dopo aver saputo che i suoi cittadini erano atterrati in Svizzera, ha imposto le sanzioni per il programma balistico. Perché, come ha ricordato il sottosegretario americano al Terrorismo e all’Intelligence finanziaria Adam Szubin, “abbiamo sempre chiarito che gli Stati Uniti imporranno sanzioni contro ogni attività iraniana fuori dal Joint Comprehensive Plan of Action [l’accordo sul nucleare, ndr]”. Quello che si chiama uno scambio equo tra nazioni sovrane.
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