L'evoluzione dei droni passa per i diversi ambienti di utilizzo, i principali produttori si stanno concentrando al momento sulle capacità software e sul volo autonomo, ma nei centri di ricerca si fanno sempre più strada i modelli che funzionano sia in aria sia in acqua. (guarda il video)
HD Blog - L'ultimo in ordine cronologico è il Loon Copter realizzato nel Embedded Systems Research Laboratory della Oakland University, capace di volare come un comune UAV, poggiarsi a pelo d'acqua per poi immergersi. Non si tratta di una novità assoluta, questo è infatti l'ultimo prototipo del Loon Copter, il più avanzato e capace di raggiungere le semifinali nella competizione chiamata Drones for Good che si terrà il mese prossimo a Dubai.
Il principio di funzionamento è lo stesso dei sommergibili, quando va in acqua il drone allaga dei compartimenti dedicati e comincia l'attività subacquea ruotandosi di 90 gradi, così da usare i suoi 4 rotori per gli spostamenti. Processo opposto per la riemersione, da un lato viene espulsa l'acqua, il drone riemerge in superficie e, non appena pronto, riprende il volo con agilità.
Nell'attuale versione i controlli subacquei sono limitati, i ricercatori parlano di un paio di metri di profondità raggiungibili e stanno studiando dei modem acustici per ampliare il segnale in acqua. Per l'utilizzo in acque aperte si farà ovviamente uso di coordinate GPS prestabilite, così il drone potrà immergersi, seguire uno schema, collezionare dati e video in piena libertà, senza il bisogno di un controllo diretto.
HD Blog - L'ultimo in ordine cronologico è il Loon Copter realizzato nel Embedded Systems Research Laboratory della Oakland University, capace di volare come un comune UAV, poggiarsi a pelo d'acqua per poi immergersi. Non si tratta di una novità assoluta, questo è infatti l'ultimo prototipo del Loon Copter, il più avanzato e capace di raggiungere le semifinali nella competizione chiamata Drones for Good che si terrà il mese prossimo a Dubai.
Il principio di funzionamento è lo stesso dei sommergibili, quando va in acqua il drone allaga dei compartimenti dedicati e comincia l'attività subacquea ruotandosi di 90 gradi, così da usare i suoi 4 rotori per gli spostamenti. Processo opposto per la riemersione, da un lato viene espulsa l'acqua, il drone riemerge in superficie e, non appena pronto, riprende il volo con agilità.
Nell'attuale versione i controlli subacquei sono limitati, i ricercatori parlano di un paio di metri di profondità raggiungibili e stanno studiando dei modem acustici per ampliare il segnale in acqua. Per l'utilizzo in acque aperte si farà ovviamente uso di coordinate GPS prestabilite, così il drone potrà immergersi, seguire uno schema, collezionare dati e video in piena libertà, senza il bisogno di un controllo diretto.
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