Sono almeno 15 in tutto il Paese (circa 400mila persone) le città assediate, sia dalle forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad sia dalle milizie dei ribelli che da cinque anni tentano di rovesciare il regime. L’Onu chiede di evacuare da Madaya 400 pazienti che hanno urgente bisogno di cure.
NenaNews - I convogli umanitari ieri sono finalmente entrati in alcune città assediate della Siria, dove da mesi la popolazione è ridotta allo stremo. E adesso l’Onu chiede l’evacuazione di 400 pazienti dell’ospedale di Madaya, città vicino Damasco, che hanno immediato bisogno di cure mediche. I camion delle organizzazioni umanitarie hanno portato cibo, farmaci e coperte a Madaya, salita agli onori della cronaca nelle ultime settimane per le notizie di una carestia che ha seminato morte tra gli abitanti (40mila residenti, ma in città sarebbero rimaste 20mila persone). I convogli umanitari sono entrati anche nei villaggi sciiti di Foua e Kafraya, nella provincia settentrionale di Idlib, dove vivono circa 20mila persone, anche qui in urgente bisogno di soccorsi.
Ci sono volute le foto dei bambini con i volti scavati dalla fame e le notizie di abitanti ridotti a mangiare cani e gatti, per accendere i riflettori sulle città siriane tenute d’assedio ormai da mesi. Sono almeno 15 in tutto il Paese (circa 400mila persone), assediate sia dalle forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad sia dalle milizie dei ribelli che da cinque anni tentano di rovesciare il regime.
L’indignazione della cosiddetta comunità internazionale ha fatto pressione sul governo di Damasco, che giovedì scorso ha dato il via libera all’ingresso dei convogli umanitari a Madaya, tenuta d’assedio da sei mesi dalle truppe di Assad e dal movimento sciita libanese Hezbollah. Entrambi negano che a Madaya si muoia di fame, come invece ha affermato anche la Ong Medici senza Frontiere, e parlano di propaganda mediatica per screditare il governo siriano. È il solito scambio di accuse, in cui a farne le spese è la popolazione siriana, ormai decimata dalle violenze che hanno fatto oltre 260mila morti.
I villaggi sciiti di Foua e Kafraya sono invece stretti nella morsa dell’assedio dei ribelli da marzo ed è stato possibile portare aiuti grazie a un accordo raggiunto tra i belligeranti.
Intanto, continua la fuga dei siriani da un conflitto di cui non si vede la fine. Sono milioni gli sfollati e i rifugiati. Tra i 12mila e i 16mila siriani premono alla frontiera con la Giordania, stipati nei campi a pochi metri dal regno, in quella terra di nessuno che ormai sono diventati i territori di confine con la Siria. È nei Paesi confinanti che si sono riversati il maggior numero di profughi: in Giordania sono 1,4 milioni, secondo Amman.
NenaNews - I convogli umanitari ieri sono finalmente entrati in alcune città assediate della Siria, dove da mesi la popolazione è ridotta allo stremo. E adesso l’Onu chiede l’evacuazione di 400 pazienti dell’ospedale di Madaya, città vicino Damasco, che hanno immediato bisogno di cure mediche. I camion delle organizzazioni umanitarie hanno portato cibo, farmaci e coperte a Madaya, salita agli onori della cronaca nelle ultime settimane per le notizie di una carestia che ha seminato morte tra gli abitanti (40mila residenti, ma in città sarebbero rimaste 20mila persone). I convogli umanitari sono entrati anche nei villaggi sciiti di Foua e Kafraya, nella provincia settentrionale di Idlib, dove vivono circa 20mila persone, anche qui in urgente bisogno di soccorsi.
Ci sono volute le foto dei bambini con i volti scavati dalla fame e le notizie di abitanti ridotti a mangiare cani e gatti, per accendere i riflettori sulle città siriane tenute d’assedio ormai da mesi. Sono almeno 15 in tutto il Paese (circa 400mila persone), assediate sia dalle forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad sia dalle milizie dei ribelli che da cinque anni tentano di rovesciare il regime.
L’indignazione della cosiddetta comunità internazionale ha fatto pressione sul governo di Damasco, che giovedì scorso ha dato il via libera all’ingresso dei convogli umanitari a Madaya, tenuta d’assedio da sei mesi dalle truppe di Assad e dal movimento sciita libanese Hezbollah. Entrambi negano che a Madaya si muoia di fame, come invece ha affermato anche la Ong Medici senza Frontiere, e parlano di propaganda mediatica per screditare il governo siriano. È il solito scambio di accuse, in cui a farne le spese è la popolazione siriana, ormai decimata dalle violenze che hanno fatto oltre 260mila morti.
I villaggi sciiti di Foua e Kafraya sono invece stretti nella morsa dell’assedio dei ribelli da marzo ed è stato possibile portare aiuti grazie a un accordo raggiunto tra i belligeranti.
Intanto, continua la fuga dei siriani da un conflitto di cui non si vede la fine. Sono milioni gli sfollati e i rifugiati. Tra i 12mila e i 16mila siriani premono alla frontiera con la Giordania, stipati nei campi a pochi metri dal regno, in quella terra di nessuno che ormai sono diventati i territori di confine con la Siria. È nei Paesi confinanti che si sono riversati il maggior numero di profughi: in Giordania sono 1,4 milioni, secondo Amman.
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È presente 1 commento
Lo sforzo prioritario deve essere volto all'evacuazione degli ostaggi.
Successivamente non si dovrà soprassedere alla cattura ed all'impiccagione dei sequestratori.
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