Cresce la tensione in Egitto dopo l’annullamento delle condanne a morte per 149 sostenitori del destituito presidente islamico Mohamed Morsi, che nel 2013 a Kerdasa uccisero 11 poliziotti e 2 civili, e l’uccisione di quelli che, a detta dell’agenzia egiziana Mena, sono stati identificati come “due elementi terroristi molto pericolosi”.
Radio Vaticana - Una situazione difficile, segnata nelle ultime ore dal ritrovamento del corpo del ricercatore friulano Giulio Regeni, in un fosso alla periferia del Cairo. La salma presenta segni di tortura secondo il procuratore egiziano che si è occupato della vicenda, ma il Ministero dell'Interno smentisce e parla di lividi e abrasioni, frutto di un incidente in auto. L'Italia chiede un'indagine congiunta. Natalia La Terza ha chiesto all’esperto di problemi del Nord Africa, Luciano Ardesi, quale è oggi la situazione in Egitto:
R. – In questo momento, l’Egitto vive una situazione molto particolare: è apparentemente in una situazione di relativa tranquillità, ma ci sono due grossi problemi. Il primo, quello che ha più eco nella nostra opinione pubblica, riguarda gli attentati terroristici, riguarda naturalmente la morte del nostro giovane connazionale e attacchi di minore importanza di cui si conosce ancora molto poco. In secondo luogo, il problema economico dell’Egitto, il problema di una instabilità sociale molto forte che è poi quella che fa da sfondo – diciamo così – alle tensioni politiche e anche allo stesso terrorismo.
D. – A che punto è la lotta al terrorismo?
R. – Il presidente al-Sisi è molto impegnato nella lotta al terrorismo e si è dato tutti i mezzi per combatterlo, mezzi che sono – talvolta – anche molto discutibili e sono già sotto la lente delle Nazioni Unite; riguardano anche l’uso sistematico delle torture da parte della polizia e nei processi, come denunciano molte organizzazioni per i diritti umani, la salvaguardia dei diritti degli accusati non sempre è garantita.
D. – A che punto sono le misure per lo sviluppo interno, in Egitto?
R. – Il presidente al-Sisi, attraverso un’attività diplomatica molto importante, sta intrecciando rapporti economici molto intensi. Una settimana fa, la visita del presidente cinese – la Cina è molto presente in Egitto – e l’argomento principale usato dal presidente egiziano è quello che uno sviluppo economico del Paese attraverso l’intensificarsi delle relazioni economiche con il resto del mondo potrebbe dare quella stabilità che è il principale mezzo per sconfiggere alla lunga il terrorismo e l’instabilità politica.
D. – Il ministro per lo sviluppo economico, Federica Guidi, ha detto che l’Egitto è un Paese che deve crescere e che dobbiamo cercare di creare opportunità per i giovani. Che significato prende in questo contesto la morte di Giulio Regeni, un giovane che era lì proprio per lo sviluppo del Paese?
R. – Fino a quando le circostanze della morte di Giulio Regeni non saranno chiarite, è difficile pensare a ripercussioni sui rapporti tra l’Italia e l’Egitto, ma è vero che l’Italia può giocare un ruolo importante nelle future relazioni economiche – e non solo economiche – con l’Egitto, sia per la vicinanza sia per il fatto che l’Egitto è un importante punto di riferimento per tutto il mondo arabo e musulmano che in questo momento sicuramente ha un’attenzione particolare da parte della diplomazia italiana, ma anche degli investitori e del settore economico italiano.
Radio Vaticana - Una situazione difficile, segnata nelle ultime ore dal ritrovamento del corpo del ricercatore friulano Giulio Regeni, in un fosso alla periferia del Cairo. La salma presenta segni di tortura secondo il procuratore egiziano che si è occupato della vicenda, ma il Ministero dell'Interno smentisce e parla di lividi e abrasioni, frutto di un incidente in auto. L'Italia chiede un'indagine congiunta. Natalia La Terza ha chiesto all’esperto di problemi del Nord Africa, Luciano Ardesi, quale è oggi la situazione in Egitto:
R. – In questo momento, l’Egitto vive una situazione molto particolare: è apparentemente in una situazione di relativa tranquillità, ma ci sono due grossi problemi. Il primo, quello che ha più eco nella nostra opinione pubblica, riguarda gli attentati terroristici, riguarda naturalmente la morte del nostro giovane connazionale e attacchi di minore importanza di cui si conosce ancora molto poco. In secondo luogo, il problema economico dell’Egitto, il problema di una instabilità sociale molto forte che è poi quella che fa da sfondo – diciamo così – alle tensioni politiche e anche allo stesso terrorismo.
D. – A che punto è la lotta al terrorismo?
R. – Il presidente al-Sisi è molto impegnato nella lotta al terrorismo e si è dato tutti i mezzi per combatterlo, mezzi che sono – talvolta – anche molto discutibili e sono già sotto la lente delle Nazioni Unite; riguardano anche l’uso sistematico delle torture da parte della polizia e nei processi, come denunciano molte organizzazioni per i diritti umani, la salvaguardia dei diritti degli accusati non sempre è garantita.
D. – A che punto sono le misure per lo sviluppo interno, in Egitto?
R. – Il presidente al-Sisi, attraverso un’attività diplomatica molto importante, sta intrecciando rapporti economici molto intensi. Una settimana fa, la visita del presidente cinese – la Cina è molto presente in Egitto – e l’argomento principale usato dal presidente egiziano è quello che uno sviluppo economico del Paese attraverso l’intensificarsi delle relazioni economiche con il resto del mondo potrebbe dare quella stabilità che è il principale mezzo per sconfiggere alla lunga il terrorismo e l’instabilità politica.
D. – Il ministro per lo sviluppo economico, Federica Guidi, ha detto che l’Egitto è un Paese che deve crescere e che dobbiamo cercare di creare opportunità per i giovani. Che significato prende in questo contesto la morte di Giulio Regeni, un giovane che era lì proprio per lo sviluppo del Paese?
R. – Fino a quando le circostanze della morte di Giulio Regeni non saranno chiarite, è difficile pensare a ripercussioni sui rapporti tra l’Italia e l’Egitto, ma è vero che l’Italia può giocare un ruolo importante nelle future relazioni economiche – e non solo economiche – con l’Egitto, sia per la vicinanza sia per il fatto che l’Egitto è un importante punto di riferimento per tutto il mondo arabo e musulmano che in questo momento sicuramente ha un’attenzione particolare da parte della diplomazia italiana, ma anche degli investitori e del settore economico italiano.
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