Dall’11 febbraio, arriva al cinema il nuovo film di Paolo Genovese “Perfetti sconosciuti”, prodotto da Marco Belardi e Medusa, e distribuito dalla stessa Medusa in oltre 500 sale. Il regista, dopo le commedie spensierate con le quali si è fatto conoscere, porta sul grande schermo una commedia che si discosta da quelle girate finora, una commedia dalle tinte amare.
di Giulia Farnetti
Restoalsud.it - Durante una notte di luna piena, un gruppo di amici si ritrova in casa per cenare insieme. I padroni di casa sono Eva, un’analista un po’ in crisi e Rocco, un chirurgo plastico. Cosimo e Bianca sono due giovani sposi che stanno vivendo la magia del matrimonio, mentre Carlotta e Lele sono una coppia apparentemente felice che preferisce la quiete del silenzio piuttosto che la consapevolezza delle parole; l’unico single della serata è Peppe. Ad un certo punto, la padrona di casa lancia una provocazione, proponendo di lasciare per una sera il proprio smartphone sul tavolo e dare la possibilità durante la cena di rendere pubblico qualsiasi messaggio, telefonata e notifica che arriva nel proprio cellulare. Eva avrà avuto una buona idea? Cosa potrebbe accadere?
“Perfetti sconosciuti” è un film i cui personaggi si ritrovano costretti a togliersi la maschera, a rivelarsi in un inevitabile scontro tra quello che sono in realtà e quello che il sottile confine digitale ha delineato. Si faranno scoperte del tutto inaspettate che andranno a sgretolare quelle certezze che sembravano sicure ma che in realtà non lo sono mai state, verranno fatte rivelazioni choc, tra equivoci e colpi di scena, sguardi silenziosi ma altrettanto taglienti, più di una parola. Non soltanto tradimenti, ma molto di più.
Gabriel Garcia Marquez sosteneva che ognuno di noi avesse tre vite: una pubblica, una privata e una segreta; quella segreta, oggi, è racchiusa nelle sim card dei nostri cellulari, vere e proprie scatole nere di vita che, una volta aperte, potrebbero rivelare qualche dettaglio di troppo. Genovese, la cui intervista potete leggere a seguito, ancora una volta si riconferma un grande perfezionista curando nei minimi particolari ogni singolo aspetto del film, dalla sceneggiatura alle sfumature dell’animo dei personaggi, da un cast che non ha bisogno di presentazioni fino alla colonna sonora firmata da Fiorella Mannoia. “Perfetti sconosciuti” non è un film come tutti gli altri, è molto di più. La grande commedia italiana era quella che raccontava qualcosa, che insegnava raccontando con uno degli strumenti più difficili, ovvero con il sorriso e quest’ultimo film di Genovese è la dimostrazione che la vera commedia esiste ancora.
Poteva essere una serata come molte altre, ma invece, chissà, forse complice la Luna, bella e affascinante e altrettanto infida e mutevole, ma quella non è stata una serata come tutte le altre per i sette personaggi di “Perfetti Sconosciuti”.
Parliamo del tuo nuovo film in uscita nelle sale cinematografiche italiane dall’11 febbraio “Perfetti Sconosciuti”. Oltre il titolo, è molto interessante il sottotitolo, ovvero: Ognuno di noi ha tre vite. Una pubblica,una privata e una segreta. Ha davvero ragione Marquez?
Direi proprio di sì, almeno per me! Trovo che chiunque abbia una parte inconfessabile, un piccolo o grande segreto che custodisce gelosamente. Ognuno di noi ha una parte segreta, che non vuole condividere con nessuno o almeno non con chiunque, e questo avviene per i motivi più diversi, perchè non vogliamo, non possiamo, perchè socialmente è disdicevole, compromettente, e molto altro ancora. Oggi, questa parte segreta, secondo me, è custodita nei nostri cellulari, la scatola nera della nostra vita; fino a una decina di anni fa, poteva essere sepolta in qualche cassetto nascosto della nostra mente, ora non è più così. Ecco che mi sembrava molto interessante sviluppare questa tematica, ovvero parlare di un oggetto, come il cellulare, perchè ritengo riesca a raccontare molto le persone.
Com’è nata l’idea di fare questo film?
Posso dirti che lo spunto viene un fatto reale. Un amico ha avuto un incidente e gli effetti personali, tra cui il cellulare, sono stati recapitati alla compagna, la quale ben presto ha scoperto cose che non avrebbe mai immaginato, una realtà di cui era completamente all’oscuro. Da lì è nata l’idea di fare questo film; ho cercato di raccontare come oramai questi piccoli oggetti condizionino le nostre vite e come di fatto riescano a raccontare molto di noi stessi, molto di più di quanto pensiamo.
Ci racconteresti un pochino del film e soprattutto del taglio che hai scelto di dare a questo nuovo racconto per il grande schermo?
Il cellulare in realtà è un pretesto. Il film è una cena tra amici, quelli di sempre che s’incontrano in una sera di luna piena; a questo ritrovo manca una coppia storica che oramai non esiste più, si sono separati perchè lei ha trovato un messaggio che non ci sarebbe dovuto essere nel cellulare di lui. Dinnanzi a questa mancata presenza, la padrona di casa constata che probabilmente sarebbero molte le coppie che si lascerebbero se ogni rispettivo partner controllasse il contenuto del cellulare dell’altro. Lancia così una sfida, un po’ per gioco, un po’ per ripicca; non avendo segreti, ognuno dovrà mettere il proprio smartphone sul tavolo e accettare di leggere messaggi, whatsapp, ascoltare telefonate, condividendo pubblicamente tutto quello che arriva al cellulare durante tutta la durata della cena.
Hai scelto un cast di attori a dir poco straordinari, da Giuseppe Battiston ad Anna Foglietta, da Marco Giallini a Valerio Mastrandrea, passando per Edoardo Leo, Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher. Perchè proprio loro?
Posso dirti che ho pensato esattamente a loro mentre scrivevo la sceneggiatura, e non sempre capita di avere fissi nella mente gli attori mentre scrivi un film. Li ho scelti innanzitutto per la loro straordinaria capacità recitativa e per il loro forte realismo. Sono attori che hanno corde emozionali a 360 gradi, riescono cioè a far quasi morire dalle risate e, allo stesso tempo, hanno la capacità di far piangere in modo significativo. E’ un film sulle persone, il realismo e la credibilità sono tutto per la riuscita della storia, e sapevo che loro sarebbero stati una vera garanzia.
Secondo me, è un film diverso dai tuo precedenti, perchè è una commedia ma drammatica che esplora vari sentimenti. La stessa colonna sonora del film, firmata da Fiorella Mannoia, dice che “la vita che ci ricorda ancora che quando si ama non si perde mai”. E’ così?
Sì, è una commedia drammatica, esattamente come la vita, tra il pianto e il riso, spesso si vanno a soprapporre, mentre altre volte uno va a soprapporsi all’altro. “Perfetti Sconosciuti” ha tutti gli ingredienti della commedia, che non è solo riso, ma anche dramma; è un racconto di vita, sicuramente fatto con il sorriso e con l’ironia, raccontando temi profondi e anche tristi a volte.
Regista e sceneggiatore. Il cinema era il tuo sogno?
Posso dirti che ho sempre amato raccontare storie; ho scoperto solo in seguito che il cinema avrebbe potuto offrirmi questa possibilità concretamente. Non provengo da una famiglia che faceva cinema e non conoscevo nessuno che lo facesse. Sin da molto giovane, ho sempre scritto e girato brevi cortometraggi, oltre che giocare con le immagini e la fotografia; avevo sempre una piccola telecamera amatoriale che usavo anche con i miei più cari amici d’infanzia.
Tutti i tuoi film hanno sempre avuto un ottimo successo al botteghino. Come riesci a capire che una particolare storia sarà destinata a convincere il pubblico? L’emozione e il realismo quanto sono importanti per un film secondo te?
A dire il vero, non ho mai pensato di scrivere una storia riuscendo a capire se piacesse o meno al pubblico a priori, nel senso che ho sempre raccontato storie che in un modo o nell’altro mi hanno sempre emozionato. Non esiste una regola, magari esistesse! Posso solo ipotizzare che determinate storie possano incontrare il gradimento del pubblico. Ripensando ai film che ho diretto, quello che mi auguro piaccia al pubblico è il realismo, nel senso che le mie sono storie nelle quali le persone possono identificarsi. Inoltre, vorrei che tutti coloro che vedono un mio film si emozionassero, solo successivamente che si divertissero perchè una buona commedia deve avere la grande capacità di farti gioire e allo stesso tempo soffrire, deve cioè suscitare forti emozioni. Questo è il tipo di cinema che mi piace fare.
Cos’è per te il cinema? Alcuni sostengono che il cinema italiano non esista più, mentre altri che sia in atto una sorta di rinascita; tu cosa pensi?
Il cinema italiano non è finito, è presente, esiste! Ultimamente ha ripreso a vincere premi anche molto prestigiosi; probabilmente i film importanti sono in numero molto minore rispetto al passato. Secondo me, il cinema italiano all’estero sta avendo una sua conclusione tranne rarissime pellicole. Non c’è interesse per il cinema italiano fuori dai nostri confini perchè purtroppo non c’è interesse a promuoverlo. Il nostro è tuttavia un cinema che continua a vivere, perché viene da una tradizione tra le più importanti al mondo; tuttavia, non possiamo continuare a sederci sugli oscar passati, sui Fellini, sui De Sica, su quanto è bello il nostro cinema perché quello è stato e appartiene al nostro passato. Dovremmo, secondo me, vivere il nostro presente con uno sguardo verso il futuro.
Secondo te, siamo un po’ tutti “Perfetti Sconosciuti”?
Assolutamente sì! Questo film vuole far riflettere quando il perfetto sconosciuto l’abbiamo al nostro fianco, quando ci viviamo insieme, quando è il nostro partner, il migliore amico, il fratello. Nella vita siamo circondati da “Perfetti Sconosciuti”, ma la cosa di cui spesso non ci accorgiamo è che i perfetti sconosciuti sono coloro che conosciamo da molto tempo, se non addirittura da gran parte della nostra vita.
Cosa vorresti rimanesse al pubblico del tuo film?
Mi piacerebbe rimanesse una profonda riflessione su come un oggetto stia sempre più cambiando la nostra vita e su come la nostra vita realmente sia.
Quest’intervista verrà pubblicata in Resto al Sud, un quotidiano molto attento alle tematiche che riguardano il Sud, ma non soltanto della nostra Italia, ma di qualsiasi parte del mondo, di un quartiere, di una città. Normalmente quando si parla di Sud, si associa l’idea di abbandono e solitudine. Secondo te, è possibile resistere e non lasciare sole queste terre? Qual è il tuo rapporto con il Sud?
Il mio rapporto con il Sud è strettissimo perchè gran parte della mia famiglia è siciliana. Non deve essere lasciato solo per nessuna ragione al mondo! Credo che le più grandi risorse del Sud siano proprio le persone e credo che su di loro bisognerebbe puntare; credo che il vero abbandono sia quando le persone sentono che che si è andata via via perdendo la fiducia, il contatto e l’aiuto, e questo non deve mai accadere!
Dopo “Perfetti Sconosciuti”, posso chiederti quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho scritto e farò il produttore artistico di “Immaturi”, la serie; non la girerò io, le riprese cominceranno a fine marzo.
di Giulia Farnetti
Restoalsud.it - Durante una notte di luna piena, un gruppo di amici si ritrova in casa per cenare insieme. I padroni di casa sono Eva, un’analista un po’ in crisi e Rocco, un chirurgo plastico. Cosimo e Bianca sono due giovani sposi che stanno vivendo la magia del matrimonio, mentre Carlotta e Lele sono una coppia apparentemente felice che preferisce la quiete del silenzio piuttosto che la consapevolezza delle parole; l’unico single della serata è Peppe. Ad un certo punto, la padrona di casa lancia una provocazione, proponendo di lasciare per una sera il proprio smartphone sul tavolo e dare la possibilità durante la cena di rendere pubblico qualsiasi messaggio, telefonata e notifica che arriva nel proprio cellulare. Eva avrà avuto una buona idea? Cosa potrebbe accadere?
“Perfetti sconosciuti” è un film i cui personaggi si ritrovano costretti a togliersi la maschera, a rivelarsi in un inevitabile scontro tra quello che sono in realtà e quello che il sottile confine digitale ha delineato. Si faranno scoperte del tutto inaspettate che andranno a sgretolare quelle certezze che sembravano sicure ma che in realtà non lo sono mai state, verranno fatte rivelazioni choc, tra equivoci e colpi di scena, sguardi silenziosi ma altrettanto taglienti, più di una parola. Non soltanto tradimenti, ma molto di più.
Gabriel Garcia Marquez sosteneva che ognuno di noi avesse tre vite: una pubblica, una privata e una segreta; quella segreta, oggi, è racchiusa nelle sim card dei nostri cellulari, vere e proprie scatole nere di vita che, una volta aperte, potrebbero rivelare qualche dettaglio di troppo. Genovese, la cui intervista potete leggere a seguito, ancora una volta si riconferma un grande perfezionista curando nei minimi particolari ogni singolo aspetto del film, dalla sceneggiatura alle sfumature dell’animo dei personaggi, da un cast che non ha bisogno di presentazioni fino alla colonna sonora firmata da Fiorella Mannoia. “Perfetti sconosciuti” non è un film come tutti gli altri, è molto di più. La grande commedia italiana era quella che raccontava qualcosa, che insegnava raccontando con uno degli strumenti più difficili, ovvero con il sorriso e quest’ultimo film di Genovese è la dimostrazione che la vera commedia esiste ancora.
Poteva essere una serata come molte altre, ma invece, chissà, forse complice la Luna, bella e affascinante e altrettanto infida e mutevole, ma quella non è stata una serata come tutte le altre per i sette personaggi di “Perfetti Sconosciuti”.
Parliamo del tuo nuovo film in uscita nelle sale cinematografiche italiane dall’11 febbraio “Perfetti Sconosciuti”. Oltre il titolo, è molto interessante il sottotitolo, ovvero: Ognuno di noi ha tre vite. Una pubblica,una privata e una segreta. Ha davvero ragione Marquez?
Direi proprio di sì, almeno per me! Trovo che chiunque abbia una parte inconfessabile, un piccolo o grande segreto che custodisce gelosamente. Ognuno di noi ha una parte segreta, che non vuole condividere con nessuno o almeno non con chiunque, e questo avviene per i motivi più diversi, perchè non vogliamo, non possiamo, perchè socialmente è disdicevole, compromettente, e molto altro ancora. Oggi, questa parte segreta, secondo me, è custodita nei nostri cellulari, la scatola nera della nostra vita; fino a una decina di anni fa, poteva essere sepolta in qualche cassetto nascosto della nostra mente, ora non è più così. Ecco che mi sembrava molto interessante sviluppare questa tematica, ovvero parlare di un oggetto, come il cellulare, perchè ritengo riesca a raccontare molto le persone.
Com’è nata l’idea di fare questo film?
Posso dirti che lo spunto viene un fatto reale. Un amico ha avuto un incidente e gli effetti personali, tra cui il cellulare, sono stati recapitati alla compagna, la quale ben presto ha scoperto cose che non avrebbe mai immaginato, una realtà di cui era completamente all’oscuro. Da lì è nata l’idea di fare questo film; ho cercato di raccontare come oramai questi piccoli oggetti condizionino le nostre vite e come di fatto riescano a raccontare molto di noi stessi, molto di più di quanto pensiamo.
Ci racconteresti un pochino del film e soprattutto del taglio che hai scelto di dare a questo nuovo racconto per il grande schermo?
Il cellulare in realtà è un pretesto. Il film è una cena tra amici, quelli di sempre che s’incontrano in una sera di luna piena; a questo ritrovo manca una coppia storica che oramai non esiste più, si sono separati perchè lei ha trovato un messaggio che non ci sarebbe dovuto essere nel cellulare di lui. Dinnanzi a questa mancata presenza, la padrona di casa constata che probabilmente sarebbero molte le coppie che si lascerebbero se ogni rispettivo partner controllasse il contenuto del cellulare dell’altro. Lancia così una sfida, un po’ per gioco, un po’ per ripicca; non avendo segreti, ognuno dovrà mettere il proprio smartphone sul tavolo e accettare di leggere messaggi, whatsapp, ascoltare telefonate, condividendo pubblicamente tutto quello che arriva al cellulare durante tutta la durata della cena.
Hai scelto un cast di attori a dir poco straordinari, da Giuseppe Battiston ad Anna Foglietta, da Marco Giallini a Valerio Mastrandrea, passando per Edoardo Leo, Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher. Perchè proprio loro?
Posso dirti che ho pensato esattamente a loro mentre scrivevo la sceneggiatura, e non sempre capita di avere fissi nella mente gli attori mentre scrivi un film. Li ho scelti innanzitutto per la loro straordinaria capacità recitativa e per il loro forte realismo. Sono attori che hanno corde emozionali a 360 gradi, riescono cioè a far quasi morire dalle risate e, allo stesso tempo, hanno la capacità di far piangere in modo significativo. E’ un film sulle persone, il realismo e la credibilità sono tutto per la riuscita della storia, e sapevo che loro sarebbero stati una vera garanzia.
Secondo me, è un film diverso dai tuo precedenti, perchè è una commedia ma drammatica che esplora vari sentimenti. La stessa colonna sonora del film, firmata da Fiorella Mannoia, dice che “la vita che ci ricorda ancora che quando si ama non si perde mai”. E’ così?
Sì, è una commedia drammatica, esattamente come la vita, tra il pianto e il riso, spesso si vanno a soprapporre, mentre altre volte uno va a soprapporsi all’altro. “Perfetti Sconosciuti” ha tutti gli ingredienti della commedia, che non è solo riso, ma anche dramma; è un racconto di vita, sicuramente fatto con il sorriso e con l’ironia, raccontando temi profondi e anche tristi a volte.
Regista e sceneggiatore. Il cinema era il tuo sogno?
Posso dirti che ho sempre amato raccontare storie; ho scoperto solo in seguito che il cinema avrebbe potuto offrirmi questa possibilità concretamente. Non provengo da una famiglia che faceva cinema e non conoscevo nessuno che lo facesse. Sin da molto giovane, ho sempre scritto e girato brevi cortometraggi, oltre che giocare con le immagini e la fotografia; avevo sempre una piccola telecamera amatoriale che usavo anche con i miei più cari amici d’infanzia.
Tutti i tuoi film hanno sempre avuto un ottimo successo al botteghino. Come riesci a capire che una particolare storia sarà destinata a convincere il pubblico? L’emozione e il realismo quanto sono importanti per un film secondo te?
A dire il vero, non ho mai pensato di scrivere una storia riuscendo a capire se piacesse o meno al pubblico a priori, nel senso che ho sempre raccontato storie che in un modo o nell’altro mi hanno sempre emozionato. Non esiste una regola, magari esistesse! Posso solo ipotizzare che determinate storie possano incontrare il gradimento del pubblico. Ripensando ai film che ho diretto, quello che mi auguro piaccia al pubblico è il realismo, nel senso che le mie sono storie nelle quali le persone possono identificarsi. Inoltre, vorrei che tutti coloro che vedono un mio film si emozionassero, solo successivamente che si divertissero perchè una buona commedia deve avere la grande capacità di farti gioire e allo stesso tempo soffrire, deve cioè suscitare forti emozioni. Questo è il tipo di cinema che mi piace fare.
Cos’è per te il cinema? Alcuni sostengono che il cinema italiano non esista più, mentre altri che sia in atto una sorta di rinascita; tu cosa pensi?
Il cinema italiano non è finito, è presente, esiste! Ultimamente ha ripreso a vincere premi anche molto prestigiosi; probabilmente i film importanti sono in numero molto minore rispetto al passato. Secondo me, il cinema italiano all’estero sta avendo una sua conclusione tranne rarissime pellicole. Non c’è interesse per il cinema italiano fuori dai nostri confini perchè purtroppo non c’è interesse a promuoverlo. Il nostro è tuttavia un cinema che continua a vivere, perché viene da una tradizione tra le più importanti al mondo; tuttavia, non possiamo continuare a sederci sugli oscar passati, sui Fellini, sui De Sica, su quanto è bello il nostro cinema perché quello è stato e appartiene al nostro passato. Dovremmo, secondo me, vivere il nostro presente con uno sguardo verso il futuro.
Secondo te, siamo un po’ tutti “Perfetti Sconosciuti”?
Assolutamente sì! Questo film vuole far riflettere quando il perfetto sconosciuto l’abbiamo al nostro fianco, quando ci viviamo insieme, quando è il nostro partner, il migliore amico, il fratello. Nella vita siamo circondati da “Perfetti Sconosciuti”, ma la cosa di cui spesso non ci accorgiamo è che i perfetti sconosciuti sono coloro che conosciamo da molto tempo, se non addirittura da gran parte della nostra vita.
Cosa vorresti rimanesse al pubblico del tuo film?
Mi piacerebbe rimanesse una profonda riflessione su come un oggetto stia sempre più cambiando la nostra vita e su come la nostra vita realmente sia.
Quest’intervista verrà pubblicata in Resto al Sud, un quotidiano molto attento alle tematiche che riguardano il Sud, ma non soltanto della nostra Italia, ma di qualsiasi parte del mondo, di un quartiere, di una città. Normalmente quando si parla di Sud, si associa l’idea di abbandono e solitudine. Secondo te, è possibile resistere e non lasciare sole queste terre? Qual è il tuo rapporto con il Sud?
Il mio rapporto con il Sud è strettissimo perchè gran parte della mia famiglia è siciliana. Non deve essere lasciato solo per nessuna ragione al mondo! Credo che le più grandi risorse del Sud siano proprio le persone e credo che su di loro bisognerebbe puntare; credo che il vero abbandono sia quando le persone sentono che che si è andata via via perdendo la fiducia, il contatto e l’aiuto, e questo non deve mai accadere!
Dopo “Perfetti Sconosciuti”, posso chiederti quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho scritto e farò il produttore artistico di “Immaturi”, la serie; non la girerò io, le riprese cominceranno a fine marzo.
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