martedì, marzo 29, 2016
“Gesù ci mostra che la potenza di Dio non è distruzione, ma amore; la giustizia di Dio non è vendetta, ma misericordia”.  

Radio Vaticana - E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account @Pontifex. Parole che non possono non far pensare alla terribile strage di donne e bambini a Lahore, perpetrata dai talebani nel giorno di Pasqua. Ieri, al Regina Caeli, l’appello vibrante del Papa per la difesa della minoranza cristiana in Pakistan e la condanna dell’odio che porta solo alla distruzione. Nelle ultime ore, intanto, sfidando la paura, centinaia di cristiani e musulmani si sono radunati, per una Veglia di preghiera, all’entrata del parco giochi dove è avvenuto l’attentato.

Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza del prof. Mobeen Shahid, presidente dell’Associazione dei Pakistani Cristiani in Italia: ascolta

R. – Le parole del Santo Padre sono state accolte con grande conforto e consolazione. Il Papa ha immediatamente saputo dei fatti così terribili accaduti a Lahore e si è espresso anche ricordando le vittime della strage. Anche se la gran parte di queste sono cristiane, non dobbiamo però dimenticare che c’erano anche delle famiglie musulmane e che anche alcuni musulmani sono morti. Per cui, si è trattato essenzialmente di un attacco contro i cristiani, ma ci sono state anche vittime musulmane: non è quindi un fenomeno solo contro i cristiani, ma riguarda l’intera nazione! Purtroppo in questo momento il Paese sta pagando le conseguenze di quell’educazione che fu data, ispirata al fanatismo, contro il comunismo internazionale nella guerra contro la Russia in Afghanistan.

D. – Quando il Papa chiede “non vendetta, ma misericordia” traccia anche un percorso lungo, forse difficile, ma l’unico possibile, di educazione al dialogo, alla convivenza, per togliere quell’acqua avvelenata dove poi nuotano i pesci dell’integralismo, che uccidono alla fine tutti coloro che sono contro di loro: cristiani, musulmani, non c’è distinzione, come è successo a Lahore…

R. – Noi come cristiani, e specialmente nell’Anno del Giubileo della Misericordia, dovremmo assumere un atteggiamento di profonda fede, secondo l’esempio di Cristo che perdona. Ma purtroppo c’è il dolore delle famiglie che hanno perso i propri bambini… Proprio ora ho saputo che è morto un altro bambino che era ricoverato in ospedale. Per cui il numero dei bambini uccisi è stimato a 31, e 8 sono le donne uccise... C’è quindi chi ha perso la madre, la sorella, il figlio o la figlia: anche loro devono essere considerati. Il Presidente della Repubblica e il Primo ministro hanno anche riconosciuto l’impegno delle minoranze religiose per il fondamento del Pakistan. Ora penso che sia arrivato il momento che il Presidente e il Primo ministro ristabiliscano il Ministero federale per le minoranze, perché senza un ministero federale non solo non si possono proteggere le minoranze, ma neanche permettere a queste ultime di svilupparsi e contribuire allo sviluppo della nazione.

D. – Papa Francesco proprio ieri chiedeva uno sforzo delle autorità. Ecco, questo è un altro punto: la difficoltà del governo di far fronte a questo estremismo; e dall’altra però anche il fatto che stia ancora in piedi una legge come quella sulla blasfemia…

R. – Ieri il Primo ministro, Nawaz Sharif, nel suo appello serale alla nazione, si è espresso a proposito dell’abuso della legge sulla blasfemia. E’ stato un passo positivo per i cristiani e per le minoranze del Pakistan. Infatti, nel suo discorso, il primo ministro ha detto: “Non accetteremo illegalità in nome di Dio e del Profeta”. Ed è la prima volta che succede dopo gli ultimi tre governi. È un passo importante il fatto che un Primo ministro abbia precisato che non si può accettare illegalità. Speriamo che oltre al ristabilire il Ministero federale per le minoranze religiose del Pakistan, si possa anche istituire il comitato che possa prendere delle misure concrete, reali, effettive, per diminuire l’abuso del ricorso a questa legge, se non proprio annullarla.

D. – Una cosa che ha colpito particolarmente di questa strage è che sia avvenuta nel giorno di Pasqua, dove i cristiani in tutto il mondo festeggiavano il Cristo Risorto. Che cosa possono fare, dunque, i cristiani per la comunità cristiana del Pakistan, anche qui in Italia?

R. – Come cristiani, invito tutti a pregare per le vittime della strage, che io chiamo anche “martiri della fede”, dato che sono stati uccisi perché cristiani, e lo stesso dichiarano i talebani. Noi stasera, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, alle 20 ci uniremo nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere per pregare per le vittime. Tutti coloro che volessero essere presenti, sono invitati a pregare insieme a noi.


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