In Marocco è in funzione la più grande centrale eolica del continente africano. E altre saranno realizzate, anche grazie ad un consorzio con Enel Green Power. A febbraio acceso il primo lotto del più grande impianto solare termodinamico al mondo presso Ouarzazate. Obiettivo del Paese al 2020 è coprire il 42% del fabbisogno elettrico con le rinnovabili.
Qualenergia - Il Marocco, un Paese senza significative risorse energetiche fossili, procede spedito verso una sempre maggiore indipendenza energetica. Oggi dipende dall'import di energia per il 92%, ma ha obiettivi importanti già al 2020 soprattutto per il solare e l'eolico. Khadija Ezaoui è capo progetto per l’azienda Energie Eolienne du Maroc (EEM) e alla agenza di stampa Dire ha spiegato in cosa consiste lo sviluppo dei parchi eolici in un Paese che sta da tempo spingendo molto sulle installazioni di impianti a fonti rinnovabili.
Una centrale eolica molto grande è quella di Akhfennir, a 200 km da Laayoune. Poi c'è soprattutto quella di Tarfaya, attualmente il più grande impianto ad energia dal vento nel continente africano. Entrambi i parchi eolici, realizzati nell’ambito del Piano energetico nazionale lanciato nel 2010 dal sovrano del Marocco, sono già in funzione. L’azienda EEM è privata e vende energia sia ai privati che alle istituzioni pubbliche, collaborando con l’Ufficio nazionale per l’energia elettrica.
L’impianto Akhfennir con le sue 117 turbine e 200 MW di potenza produce elettricità per alimentare una città di un milione di abitanti, come ad esempio Marrakesh; Tarfaya è costituita invece da 131 turbine con una potenza di 300 MW e soddisfa un fabbisogno ancora maggiore.
La società ha recentemente vinto una gara di appalto con Enel Green Power per la costruzione di altri cinque impianti eolici in tutto il Marocco per un totale di 850 MW; andranno completati entro il 2020. Questo consorzio venderà l’energia prodotta all’interno del territorio nazionale.
È dagli anni ‘90 che il Marocco si è aperto a questo nuovo settore, accumulando esperienze e formando numerosi tecnici e operatori nel settore. È molto probabile che potrà a breve estendere le sue competenze anche in altri Paesi africani.
Ma qual è l’impatto sulle popolazioni locali? “Abbiamo fatto diversi studi per verificare eventuali ripercussioni e tutti hanno confermato che non vi è alcun rischio. Ci sono solo effetti positivi”, ha spiegato a Dire, Khadija Ezaoui.
Ad esempio l’impianto Tarfaya permette di evitare 300mila tonnellate di CO2 all’anno, l’equivalente assorbito da 150 milioni di alberi. Ha inoltre dato lavoro a circa 1000 persone, per una durata di due anni, e altre 60 sono state assunte nel momento in cui la centrale è entrata in funzione. La costruzione di Akhfennir ha richiesto 500 operai e poi 50 tecnici per il suo funzionamento. In generale, dice il responsabile dell’azienda marocchina, “viene privilegiata la manodopera locale, molta della quale ha ricevuto anche una formazione specifica”.
Sempre in tema di rinnovabili, ricordiamo che lo scorso 11 febbraio il Re del Marocco Mohammed VI ha inaugurato il primo lotto di uno di quelli che diventerà il più grande impianto solare termodinamico al mondo (Noor 1) nei pressi di Ouarzazate: 500.000 specchi su una superficie di 24 kmq, per una potenza di 160 MW in grado di fornire elettricità per i fabbisogni di 650.000 persone con uno stoccaggio notturno di alcune ore.
Per l’intero progetto vengono utilizzate tre diverse tecnologie: un sistema a concentrazione solare da 160 MW (quello in funzione), un impianto solare termodinamico a specchi parabolici da 300 MW e un impianto con collettori parabolici a cilindro per 150 MW (ci sarà anche una mega centrale fotovoltaica).
Secondo il Climate Investiment Fund, che ha finanziato il progetto con 435 milioni di dollari sui 9 miliardi complessivi, questa centrale avrà fin da subito l’effetto di far crollare fino al 44% il costo dell’energia elettrica in tutta l’Africa settentrionale.
Un altro progetto, Noor Midelt, lanciato a gennaio dalla MASEN, l’Agenzia marocchina per l’energia solare, prevede altri 400 MW di termodinamico e fotovoltaico.
Obiettivo del Marocco per il 2020 è installare almeno 2.000 MW da rinnovabili. Il Paese punta a produrre il 42% del proprio fabbisogno elettrico con fonti rinnovabili entro il 2020. Il Paese, con i suoi 34 milioni di abitanti, peraltro in aumento, ha consumi elettrici intorno ai 35 TWh/anno e una domanda che sta crescendo dal 2003 al ritmo del 6,7%.
Il ministro dell'Energia, delle miniere, dell'acqua e dell'ambiente durante un incontro economico franco-marocchino, lo scorso 11 marzo a Casablanca, ha detto che il Paese investirà 40 miliardi di dollari nel settore energetico durante i prossimi 15 anni, di cui 30 miliardi di dollari in impianti in fonti rinnovabili. Un bel biglietto da visita per un Paese che ospiterà i negoziati della COP22 sui cambiamenti climatici (Marrakesh, dal 7 al 18 novembre 2016).
Qualenergia - Il Marocco, un Paese senza significative risorse energetiche fossili, procede spedito verso una sempre maggiore indipendenza energetica. Oggi dipende dall'import di energia per il 92%, ma ha obiettivi importanti già al 2020 soprattutto per il solare e l'eolico. Khadija Ezaoui è capo progetto per l’azienda Energie Eolienne du Maroc (EEM) e alla agenza di stampa Dire ha spiegato in cosa consiste lo sviluppo dei parchi eolici in un Paese che sta da tempo spingendo molto sulle installazioni di impianti a fonti rinnovabili.
Una centrale eolica molto grande è quella di Akhfennir, a 200 km da Laayoune. Poi c'è soprattutto quella di Tarfaya, attualmente il più grande impianto ad energia dal vento nel continente africano. Entrambi i parchi eolici, realizzati nell’ambito del Piano energetico nazionale lanciato nel 2010 dal sovrano del Marocco, sono già in funzione. L’azienda EEM è privata e vende energia sia ai privati che alle istituzioni pubbliche, collaborando con l’Ufficio nazionale per l’energia elettrica.
L’impianto Akhfennir con le sue 117 turbine e 200 MW di potenza produce elettricità per alimentare una città di un milione di abitanti, come ad esempio Marrakesh; Tarfaya è costituita invece da 131 turbine con una potenza di 300 MW e soddisfa un fabbisogno ancora maggiore.
La società ha recentemente vinto una gara di appalto con Enel Green Power per la costruzione di altri cinque impianti eolici in tutto il Marocco per un totale di 850 MW; andranno completati entro il 2020. Questo consorzio venderà l’energia prodotta all’interno del territorio nazionale.
È dagli anni ‘90 che il Marocco si è aperto a questo nuovo settore, accumulando esperienze e formando numerosi tecnici e operatori nel settore. È molto probabile che potrà a breve estendere le sue competenze anche in altri Paesi africani.
Ma qual è l’impatto sulle popolazioni locali? “Abbiamo fatto diversi studi per verificare eventuali ripercussioni e tutti hanno confermato che non vi è alcun rischio. Ci sono solo effetti positivi”, ha spiegato a Dire, Khadija Ezaoui.
Ad esempio l’impianto Tarfaya permette di evitare 300mila tonnellate di CO2 all’anno, l’equivalente assorbito da 150 milioni di alberi. Ha inoltre dato lavoro a circa 1000 persone, per una durata di due anni, e altre 60 sono state assunte nel momento in cui la centrale è entrata in funzione. La costruzione di Akhfennir ha richiesto 500 operai e poi 50 tecnici per il suo funzionamento. In generale, dice il responsabile dell’azienda marocchina, “viene privilegiata la manodopera locale, molta della quale ha ricevuto anche una formazione specifica”.
Sempre in tema di rinnovabili, ricordiamo che lo scorso 11 febbraio il Re del Marocco Mohammed VI ha inaugurato il primo lotto di uno di quelli che diventerà il più grande impianto solare termodinamico al mondo (Noor 1) nei pressi di Ouarzazate: 500.000 specchi su una superficie di 24 kmq, per una potenza di 160 MW in grado di fornire elettricità per i fabbisogni di 650.000 persone con uno stoccaggio notturno di alcune ore.
Per l’intero progetto vengono utilizzate tre diverse tecnologie: un sistema a concentrazione solare da 160 MW (quello in funzione), un impianto solare termodinamico a specchi parabolici da 300 MW e un impianto con collettori parabolici a cilindro per 150 MW (ci sarà anche una mega centrale fotovoltaica).
Secondo il Climate Investiment Fund, che ha finanziato il progetto con 435 milioni di dollari sui 9 miliardi complessivi, questa centrale avrà fin da subito l’effetto di far crollare fino al 44% il costo dell’energia elettrica in tutta l’Africa settentrionale.
Un altro progetto, Noor Midelt, lanciato a gennaio dalla MASEN, l’Agenzia marocchina per l’energia solare, prevede altri 400 MW di termodinamico e fotovoltaico.
Obiettivo del Marocco per il 2020 è installare almeno 2.000 MW da rinnovabili. Il Paese punta a produrre il 42% del proprio fabbisogno elettrico con fonti rinnovabili entro il 2020. Il Paese, con i suoi 34 milioni di abitanti, peraltro in aumento, ha consumi elettrici intorno ai 35 TWh/anno e una domanda che sta crescendo dal 2003 al ritmo del 6,7%.
Il ministro dell'Energia, delle miniere, dell'acqua e dell'ambiente durante un incontro economico franco-marocchino, lo scorso 11 marzo a Casablanca, ha detto che il Paese investirà 40 miliardi di dollari nel settore energetico durante i prossimi 15 anni, di cui 30 miliardi di dollari in impianti in fonti rinnovabili. Un bel biglietto da visita per un Paese che ospiterà i negoziati della COP22 sui cambiamenti climatici (Marrakesh, dal 7 al 18 novembre 2016).
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.