Il braccio di ferro tra il colosso di Cupertino e l'FBI sembrerebbe aver trovato un vincitore.
WSI - Alla fine, ad avere la meglio su Apple e sulla sua decisione di tutelare a tutti i costi la privacy dei propri utenti, sono state le autorità federali degli Stati Uniti. L’FBI è riuscita infatti a sbloccare l’iPhone del terrorista della strage di San Bernardino, in California, senza l’aiuto di Apple, grazie all’intervento di una terza parte che non è stata ancora identificata. Era stato lo stesso dipartimento di Giustizia, una settimana fa, a rendere noto di essere stato contattato riguardo alla possibilità di sbloccare l’iPhone senza l’assistenza di Apple.
Lo scontro Apple-Fbi era diventato un vero e proprio caso, alimentando interrogativi sul confine tra tutela della privacy e della sicurezza contro il terrorismo. In un documento depositato presso il tribunale, il governo ha reso noto di “essere stato capace di accedere ai dati immagazzinati” nell’iPhone 5c utilizzato da Syed Rizwan Farook che, insieme a sua moglie, è stato autore della strage in un centro disabili a San Bernardino. Strage che ha provocato la morte di 19 persone. L’intervento di una terza parte è stato reso necessario in quanto, da sola, l’Fbi non è riuscita a sbloccare l’iPhone: al momento gli investigatori starebbero esaminando le informazioni a cui sono riusciti ad accedere. Un funzionario Usa che ha optato per l’anonimato ha preferito non fornire altre informazioni, sia sul contenuto dello smartphone che sull’intenzione delle autorità Usa di informare la stessa Apple sul metodo di hacking a cui hanno fatto ricorso.
In un comunicato Eileen Decker, legale federale a Los Angeles, ha così detto: “La nostra decisione di concludere la causa legale (che è stata lasciata cadere contro Apple) si è basata esclusivamente sul fatto che, con l’assistenza recente di una terza parte, ora possiamo sbloccare quell’iPhone senza compromettere alcuna informazione in esso contenuta. Abbiamo cercato di ordinare ad Apple di aiutarci a sbloccare il telefono al fine di rispettare l’impegno preso verso le vittime della sparatoria di San Bernardino – e non ci fermeremo fino a quando avremo studiato qualsiasi indizio investigativo legato all’orribile attacco”.
Dal canto suo, Apple ha affermato che il caso non sarebbe mai dovuto approdare al tribunale. “Continueremo ad aiutare il rispetto della legge nelle loro indagini, così come abbiamo fatto finora, e continueremo ad aumentare la sicurezza dei nostri prodotti, di pari passo con le minacce e gli attacchi sui nostri dati, che diventano più frequenti e più sofisticati”. Detto questo “Apple crede profondamente che il popolo degli Stati Uniti e di tutto il mondo meriti protezione dei propri dati, sicurezza e privacy. Sacrificare uno (di questi elementi) per un altro pone solo la gente e i paesi in una situazione di rischio maggiore”.
WSI - Alla fine, ad avere la meglio su Apple e sulla sua decisione di tutelare a tutti i costi la privacy dei propri utenti, sono state le autorità federali degli Stati Uniti. L’FBI è riuscita infatti a sbloccare l’iPhone del terrorista della strage di San Bernardino, in California, senza l’aiuto di Apple, grazie all’intervento di una terza parte che non è stata ancora identificata. Era stato lo stesso dipartimento di Giustizia, una settimana fa, a rendere noto di essere stato contattato riguardo alla possibilità di sbloccare l’iPhone senza l’assistenza di Apple.
Lo scontro Apple-Fbi era diventato un vero e proprio caso, alimentando interrogativi sul confine tra tutela della privacy e della sicurezza contro il terrorismo. In un documento depositato presso il tribunale, il governo ha reso noto di “essere stato capace di accedere ai dati immagazzinati” nell’iPhone 5c utilizzato da Syed Rizwan Farook che, insieme a sua moglie, è stato autore della strage in un centro disabili a San Bernardino. Strage che ha provocato la morte di 19 persone. L’intervento di una terza parte è stato reso necessario in quanto, da sola, l’Fbi non è riuscita a sbloccare l’iPhone: al momento gli investigatori starebbero esaminando le informazioni a cui sono riusciti ad accedere. Un funzionario Usa che ha optato per l’anonimato ha preferito non fornire altre informazioni, sia sul contenuto dello smartphone che sull’intenzione delle autorità Usa di informare la stessa Apple sul metodo di hacking a cui hanno fatto ricorso.
In un comunicato Eileen Decker, legale federale a Los Angeles, ha così detto: “La nostra decisione di concludere la causa legale (che è stata lasciata cadere contro Apple) si è basata esclusivamente sul fatto che, con l’assistenza recente di una terza parte, ora possiamo sbloccare quell’iPhone senza compromettere alcuna informazione in esso contenuta. Abbiamo cercato di ordinare ad Apple di aiutarci a sbloccare il telefono al fine di rispettare l’impegno preso verso le vittime della sparatoria di San Bernardino – e non ci fermeremo fino a quando avremo studiato qualsiasi indizio investigativo legato all’orribile attacco”.
Dal canto suo, Apple ha affermato che il caso non sarebbe mai dovuto approdare al tribunale. “Continueremo ad aiutare il rispetto della legge nelle loro indagini, così come abbiamo fatto finora, e continueremo ad aumentare la sicurezza dei nostri prodotti, di pari passo con le minacce e gli attacchi sui nostri dati, che diventano più frequenti e più sofisticati”. Detto questo “Apple crede profondamente che il popolo degli Stati Uniti e di tutto il mondo meriti protezione dei propri dati, sicurezza e privacy. Sacrificare uno (di questi elementi) per un altro pone solo la gente e i paesi in una situazione di rischio maggiore”.
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