mercoledì, marzo 09, 2016
Dalla mezzanotte, la Slovenia ha chiuso le frontiere a chi non è regola con i requisiti. Per i migranti, ha spiegato il ministro dell’interno di Lubiana, ci sarà una selezione in base a ragioni umanitarie e alle regole di Schengen. Francesca Sabatinelli: ascolta  

Radio Vaticana - La rotta balcanica non esiste più e chiude ai migranti, così come praticamente delineato, sebbene non decretato ufficialmente, dall’accordo raggiunto al vertice tra Ue e Turchia a Bruxelles. Di qui il ripristino di Schengen da parte della Slovenia che, alla frontiera con la Croazia, lascerà passare solo coloro con documenti validi per accedere all’area, a chi necessita di assistenza umanitaria. Anche Belgrado, seppur non membro Ue, ha quindi stabilito di comportarsi di conseguenza, adottando simili misure ai confini con Macedonia e Bulgaria. "Non possiamo consentire che la Serbia si trasformi in un campo profughi", ha detto il ministero dell'Interno a Belgrado. Simile misura da parte di Zagabria, membro dell’Ue ma non dell’area Schengen. Con la chiusura del transito, i richiedenti asilo non avranno altra scelta che rimettersi al piano d’azione messo a punto a Bruxelles da Unione europea ed Ankara, che intende cambiare le regole del gioco, ma che è messo sotto accusa da Onu e Organizzazioni non governative.

E’ stato l’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ad esprimere preoccupazione “per tutte le disposizioni che implicheranno il rientro indiscriminato di persone da un Paese all'altro". La bozza dell'accordo, ha aggiunto Grandi, "non fornisce garanzie di protezione ai rifugiati in virtù del diritto internazionale". Della presa di posizione dell’Unhcr, Fausta Speranza ha parlato con Angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale all’Università Luiss:

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