Homs (AsiaNews) - Le vittime cristiane per mano dello Stato islamico sono state uccise al tempo “dell’assedio” ad Al-Qaryatayn e nelle “settimane successive” alla presa del potere dei jihadisti. È quanto afferma ad AsiaNews p. Michel Noman, sacerdote a Homs, nella cui diocesi è inserita la cittadina da poco liberata dall’esercito siriano con il contributo dei raid aerei dell’aviazione russa. Ieri in una intervista alla Bbc, il patriarca siro-ortodosso Ignazio Aphrem II ha affermato che almeno 21 cristiani sarebbero stati uccisi dallo Stato islamico (SI) ad al-Qaryatayn (Siria centrale)
; una parte di essi sarebbe stata uccisa in un tentativo di fuga; altri trucidati per essersi rifiutati di convertirsi all’islam. Fra le vittime si conterebbero anche tre donne.
Ancora oggi, aggiunge p. Michel, vi è “un gruppo di cristiani che resta nelle mani dello Stato islamico. Sono in corso delle trattative sottobanco - prosegue - per cercare di liberarli, ma la situazione è complicata. Non è dato nemmeno sapere con certezza se siano ancora vivi, o se sono anch’essi morti”. Il sacerdote sottolinea infine che “è difficile” capire perché i jihadisti abbiano ucciso i cristiani, forse “perché si sono opposti, o per altri motivi. Con lo SI le cose sono sempre confuse”.
Al-Qaryatayn (“I due villaggi”, in arabo) sorge nel governatorato di Homs, nel centro della Siria, Paese martoriato da cinque anni di guerra civile che hanno causato 260mila morti e milioni di profughi. Ad agosto le milizie dello Stato islamico hanno conquistato l’area, causando gravissimi danni al monastero di Mar Elian, edificio millenario della tradizione cristiana, che accoglie le reliquie dell’omonimo santo martirizzato dai romani per non aver abiurato la fede.
Il monastero, abbattuto con ruspe e bulldozer dai jihadisti che hanno postato in rete le immagini dello scempio, è stato a lungo sotto la guida di p. Jacques Mourad, sacerdote della Chiesa siro-cattolica, sequestrato e detenuto per mesi dalle milizie dello SI. Nei giorni scorsi una delegazione cristiana ha visitato l’area, raccontando ad AsiaNews di una “devastazione totale” con danni ovunque, “nella chiesa, nel monastero, il centro di accoglienza” per ospiti e pellegrini.
Secondo quanto ha affermato il patriarca Ignazio Aphrem II, i 300 cristiani rimasti nella città dopo la presa di Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico, ndr] sono stati subito oggetto di abusi e violenze dei jihadisti. Quanti hanno cercato di fuggire, non hanno voluto convertirsi all’islam o sottostare alle regole del “Califfato” sono stati uccisi.
I miliziani avrebbero inoltre tentato di vendere le ragazze cristiane come “schiave”; secondo alcune fonti vi sarebbero dei cristiani dispersi, ma le speranze di ritrovarli in vita sono pressoché nulle.
Al-Qaryatayn, che un tempo contava 30mila abitanti di cui un migliaio cristiani, è stata a lungo simbolo di convivenza interreligiosa sebbene oggi sia una città fantasma, le vetrine dei negozi sono andate distrutte, gli edifici danneggiati o crollati per gli intensi combattimenti. Secondo la leggenda con l’arrivo degli arabi nella regione nel sesto secolo d.C. una delle due più importanti famiglie della città si è convertita all’islam, mentre l’altra è rimasta cristiana, con l’obiettivo di proteggersi a vicenda da attacchi esterni. Oggi l’area è considerata un nodo strategico della provincia di Homs ed è ricca di giacimenti nel sottosuolo.
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