martedì, aprile 12, 2016
La visita di Papa Francesco sull’isola di Lesbo per interpellare il mondo e la coscienza globale, chiamandola a fare qualcosa per evitare tutto questo

Radiovaticana - Cresce l’attesa per la visita che Papa Francesco compirà sabato prossimo nell’isola greca di Lesbo come segno concreto di vicinanza a migranti e rifugiati la cui situazione si fa sempre più drammatica. La visita è anche un gesto forte per interpellare le coscienze degli europei e della comunità internazionale. E’ quanto sostiene il cardinale Peter Turkson, presidente del dicastero “Giustizia e Pace”, al microfono di Alessandro Gisotti. Occasione dell’intervista, un panel sull’ecologia integrale promosso dall’ambasciata Usa presso la Santa Sede al quale è intervenuto il porporato ghanese:



R. – La visita del Santo Padre sull’isola di Lesbo ricorda in un certo senso quella che fece sull’isola di Lampedusa. È un’altra isola che riceve persone costrette a fuggire dalla loro terra. Quindi, la visita sarà di nuovo un tentativo per mettere sullo schermo globale la situazione di queste persone e al tempo stesso le sue cause, per interpellare il mondo e la coscienza globale, chiamandola a fare qualcosa per evitare tutto questo. C’è una situazione di violenza, ora in questo caso da parte dell'Is, ma prima ancora con la guerra in Siria. È necessario invece che ci sia la pace, una pace che non deve essere soltanto il frutto della diplomazia ma che si basi in gran parte sull’amicizia, l’amore e la fraternità che si possono mostrare nei riguardi di queste persone.

D. – Questa visita di Papa Francesco sull’isola di Lesbo è anche per vincere quell’indifferenza che tante volte il Papa denuncia. Certe guerre, a volte, si ricordano solo quando bussano alla porta di casa nostra…

R. – Sì, l’indifferenza. Ma forse la domanda da porsi riguarda le cause di questa indifferenza! Ossia, perché questa indifferenza? La Grecia non può certamente essere indifferente, perché è il Paese dove ora si trovano queste persone. Ma le misure attuate dell’Europa... dare una grande somma di denaro alla Turchia affinché quest’ultima fermi l’arrivo di queste persone – non so – servono l’interesse di chi? Forse l’Europa ora sarà un po’ più tranquilla, ma quanto tempo durerà questa tranquillità? Perché se queste persone non riescono ad arrivare via mare, potranno trovare altre maniere. Per giungere ad una soluzione di lungo termine, invece, dobbiamo fare tutto quello che possiamo per creare una situazione di pace in questa zona. Sembra che l’Is sia potente, ma in realtà è sempre sostenuto dai soldi, ha accesso ancora al denaro, alle armi, ecc. Queste cose vengono sempre importate, comprate… Perché non chiudiamo tutto questo? Perché non poniamo fine all’interesse per comprare il petrolio ad un prezzo basso? Ci vuole un po’ di impegno, che poi è anche sacrificio. Credo che in questa visita a Lesbo tutte le telecamere del mondo seguiranno il Papa. E l’obiettivo non dovrebbe essere soltanto quello di riprendere le persone che soffrono, ma di farci pensare un po’ a quale potrebbe essere una soluzione a lungo termine, valida per porre fine a questa situazione.

D. – Il tema dell’incontro odierno è: “Ecologia Integrale”. Quindi non solo l’ecologia della Casa comune, ma anche l’ecologia umana: vediamo come queste due cose siano molto legate...

R. – La Casa comune non riguarda soltanto l’ambiente naturale, ma anche l’ambiente, come il termine usato da Papa Benedetto, “dell’essere umano”. Quindi l’ecologia integrale ci invita a riconoscere che non si può promuovere un aspetto della vita sul pianeta, trascurando l’altro. Il desiderio è invece quello di poter tenere tutto insieme. In questo senso, si può parlare anche di un’ecologia culturale e sociale, come ha fatto Papa Benedetto. Si invita l’essere umano a capire e a riconoscere che il successo della vita umana sulla terra si raggiunge attraverso tantissimi elementi.



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