Francesco, Bartolomeo, Hieronymus: l’unità dei cristiani a favore dei profughi e l’impaccio dell’Europa
Il card. Parolin ha ricevuto la lettera ufficiale di invito per papa Francesco. Il 15 aprile il pontefice, insieme con il patriarca ecumenico di Costantinopoli e l’arcivescovo ortodosso di Atene saranno a Lesbo a incontrare i profughi approdati sull’isola. “L’Europa è divenuta insignificante nei fenomeni mondiali perché ha mercificato il cristianesimo”. Il valore del cammino ecumenico per la missione comune dei cristiani nel mondo contemporaneo.
AsiaNews - Il Segretario di Stato vaticano, card. Parolin ha ricevuto martedì sera l’ambasciatore di Grecia presso la Santa Sede Alexandros Koujiou. Accompagnato dal suo consigliere Athanasios Paresoglou, l’ambasciatore ha consegnato la lettera del presidente della repubblica ellenica Prokopis Pavlopoulos con cui si ufficializza il viaggio lampo del papa Francesco a Lesbos previsto per il 15 Aprile. Sull’isola, insieme con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I e l’arcivescovo ortodosso della Grecia Hieronymus, essi abbracceranno i profughi approdati su terra greca, vittime del mondo contemporaneo, rendendo anche omaggio alle migliaia di morti e dispersi nelle acque del Mediterraneo. Sarà presente anche il primo ministro Alexis Tsipras. Al di là dei contesti cerimoniali, questo viaggio assume un ben diverso ed importante significato. Esso è uno dei primi passi concreti e fattuali della risposta dell’ecumenismo cristiano alla crisi che coinvolge il mondo di oggi. Il metropolita di Pergamo Ioannis Zizioulas ha riferito ad AsiaNews che la questione dei profughi è la punta dell’iceberg della profonda crisi che colpisce il mondo che offre un’economia globalizzata, ma estraneità e disprezzo per la dignità umana.
La visita di tre capi cristiani ai migranti e profughi – che presto dovrebbero essere rispediti nel loro Paese o in Turchia, secondo un accordo firmato da Unione europea e Turchia - è un segno di critica alla politica europea, divenuta sempre più sterile di proposte. Come ha detto tempo fa un campione dell’ecumenismo in Grecia, Gabriel Arnellos, “l’Europa è divenuta insignificante nei fenomeni mondiali perché ha mercificato il cristianesimo”.
Preparato con molta discrezione da Roma e Costantinopoli con il coinvolgimento di Atene, l’incontro costituisce un altro passo verso il comune percorso ecumenico che sta coinvolgendo in modo lento, ma concreto anche tutte le altre Chiese ortodosse, chiamate a confrontarsi dopo quasi 13 secoli, al prossimo Sinodo pan-ortodosso che verrà celebrato a Creta il 16 giugno. Tale Sinodo che non è ancora ecumenico, in quanto non sono ancora coinvolte tutte le Chiese cristiane, ma è già espressione della volontà e del desiderio del popolo Dio di coinvolgere tutti i cristiani nel comune percorso verso la piena unità sacramentale, di cui Roma e Costantinopoli sono state paladine della prima ora. Fatti concreti iniziati da Giovanni XXIII con la convocazione del Concilio Vaticano II, continuati con Paolo VI ed Athenagora a Gerusalemme (1965) con la cancellazione delle reciproche scomuniche tra cattolici ed ortodossi, vigorosamente ripresi da Francesco e Bartolomeo , con la presenza di quest’ultimo all’ insediamento di papa Bergoglio per la prima volta nella storia delle due Chiese. Il resto è storia viva: l’incontro a Gerusalemme tra Francesco e Bartolomeo nel 2014, nel ricordo del comune cammino degli ultimi 50 anni; l’invito a tutti i cristiani di rincontrarsi nel 2025 a Nicea, l ‘attuale Iznik in Turchia, per festeggiare insieme il primo Sinodo veramente ecumenico. In questo comune cammino rientra anche il recentissimo storico incontro tra Francesco e Kirill a Cuba e quello prossimo a Lesbos tra Francesco, Bartolomeo ed Hieronymus, stavolta su quella terra greca, una terra “apostolica” in quanto attraversata dagli apostoli di Gesù. Essa è anche la terra che ha visto nascere le prime discordie tra i cristiani.
Bartolomeo ha più volte ha ripetuto, in piena sintonia con Francesco, che solo una Chiesa unita in senso evangelico può dare una risposta ai problemi che sconvolgono da sempre il cammino dell’esistenza umana. Il Sinodo pan-ortodosso servirà a comprendere questa sfida e a rivalutare il messaggio evangelico con lo strumento della sinodalità, espressione di reciproco rispetto e libertà in senso evangelico, al di fuori delle pressioni politiche congiunturali.
AsiaNews - Il Segretario di Stato vaticano, card. Parolin ha ricevuto martedì sera l’ambasciatore di Grecia presso la Santa Sede Alexandros Koujiou. Accompagnato dal suo consigliere Athanasios Paresoglou, l’ambasciatore ha consegnato la lettera del presidente della repubblica ellenica Prokopis Pavlopoulos con cui si ufficializza il viaggio lampo del papa Francesco a Lesbos previsto per il 15 Aprile. Sull’isola, insieme con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I e l’arcivescovo ortodosso della Grecia Hieronymus, essi abbracceranno i profughi approdati su terra greca, vittime del mondo contemporaneo, rendendo anche omaggio alle migliaia di morti e dispersi nelle acque del Mediterraneo. Sarà presente anche il primo ministro Alexis Tsipras. Al di là dei contesti cerimoniali, questo viaggio assume un ben diverso ed importante significato. Esso è uno dei primi passi concreti e fattuali della risposta dell’ecumenismo cristiano alla crisi che coinvolge il mondo di oggi. Il metropolita di Pergamo Ioannis Zizioulas ha riferito ad AsiaNews che la questione dei profughi è la punta dell’iceberg della profonda crisi che colpisce il mondo che offre un’economia globalizzata, ma estraneità e disprezzo per la dignità umana.
La visita di tre capi cristiani ai migranti e profughi – che presto dovrebbero essere rispediti nel loro Paese o in Turchia, secondo un accordo firmato da Unione europea e Turchia - è un segno di critica alla politica europea, divenuta sempre più sterile di proposte. Come ha detto tempo fa un campione dell’ecumenismo in Grecia, Gabriel Arnellos, “l’Europa è divenuta insignificante nei fenomeni mondiali perché ha mercificato il cristianesimo”.
Preparato con molta discrezione da Roma e Costantinopoli con il coinvolgimento di Atene, l’incontro costituisce un altro passo verso il comune percorso ecumenico che sta coinvolgendo in modo lento, ma concreto anche tutte le altre Chiese ortodosse, chiamate a confrontarsi dopo quasi 13 secoli, al prossimo Sinodo pan-ortodosso che verrà celebrato a Creta il 16 giugno. Tale Sinodo che non è ancora ecumenico, in quanto non sono ancora coinvolte tutte le Chiese cristiane, ma è già espressione della volontà e del desiderio del popolo Dio di coinvolgere tutti i cristiani nel comune percorso verso la piena unità sacramentale, di cui Roma e Costantinopoli sono state paladine della prima ora. Fatti concreti iniziati da Giovanni XXIII con la convocazione del Concilio Vaticano II, continuati con Paolo VI ed Athenagora a Gerusalemme (1965) con la cancellazione delle reciproche scomuniche tra cattolici ed ortodossi, vigorosamente ripresi da Francesco e Bartolomeo , con la presenza di quest’ultimo all’ insediamento di papa Bergoglio per la prima volta nella storia delle due Chiese. Il resto è storia viva: l’incontro a Gerusalemme tra Francesco e Bartolomeo nel 2014, nel ricordo del comune cammino degli ultimi 50 anni; l’invito a tutti i cristiani di rincontrarsi nel 2025 a Nicea, l ‘attuale Iznik in Turchia, per festeggiare insieme il primo Sinodo veramente ecumenico. In questo comune cammino rientra anche il recentissimo storico incontro tra Francesco e Kirill a Cuba e quello prossimo a Lesbos tra Francesco, Bartolomeo ed Hieronymus, stavolta su quella terra greca, una terra “apostolica” in quanto attraversata dagli apostoli di Gesù. Essa è anche la terra che ha visto nascere le prime discordie tra i cristiani.
Bartolomeo ha più volte ha ripetuto, in piena sintonia con Francesco, che solo una Chiesa unita in senso evangelico può dare una risposta ai problemi che sconvolgono da sempre il cammino dell’esistenza umana. Il Sinodo pan-ortodosso servirà a comprendere questa sfida e a rivalutare il messaggio evangelico con lo strumento della sinodalità, espressione di reciproco rispetto e libertà in senso evangelico, al di fuori delle pressioni politiche congiunturali.
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