Dal Terzo Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale emerge la necessità di una razionalizzazione. Ancora troppi gli sprechi.
di Paolo Antonio Magrì
Nessuna nuova notizia – ma non per questo buone notizie a dispetto del famoso proverbio – è emersa dal Convegno “Il bilancio del sistema previdenziale italiano: scenari per la previdenza complementare”, organizzato da ARCA SGR nell’ambito del Salone del Risparmio 2016. La spesa assistenziale in Italia rimane eccessiva. Lo aveva già evidenziato un rapporto dell’INPS di qualche giorno fa che registrava un gap tra pensioni previdenziali e assistenziali di oltre 4 milioni di erogazioni (qui l’articolo di LPLNews24).
A fronte di un bilancio del sistema pensionistico italiano puro (cioè quello derivante dalle uscite dello Stato e dalle entrate relative ai contributi versati) sostenibile, si riconferma una spesa assistenziale eccessiva, fuori controllo e sempre più difficile da sostenere specialmente in un’ottica di lungo periodo. In occasione dell’incontro sono state evidenziate le indicazioni emerse dal Terzo Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano, pubblicato a febbraio dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali. Lo studio ribadisce l’urgente necessità di razionalizzare gli sprechi, allo scopo di liberare risorse indispensabili per rendere più flessibile, già dal 2016, il pensionamento anticipato e così aprire nuove e maggiori chance alle giovani generazioni in cerca di occupazione.
“La razionalizzazione della spesa assistenziale andrebbe condotta in maniera oculata e ragionevole, senza andare a pesare sui soggetti in difficoltà e bisognosi. Al contrario, un’operazione di questo tipo permetterebbe di verificare le reali situazioni di necessità separandole da quelle presunte e talvolta infondate. Il risultato sarebbe una stretta sugli sprechi e la liberazione di risorse utili. A questo approccio di verifica e trasparenza andrebbe poi associata un’operazione contabile, mettendo a bilancio gli oneri degli enti locali dei quali ad oggi non si conosce la reale entità” ha affermato Alberto Brambilla,Presidente del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali.
“Il risparmio previdenziale privato – ha aggiunto Ugo Loser, Amministratore Delegato di ARCA SGR – è una priorità perché rende socialmente sostenibile la riforma della pensione pubblica e fornisce un’importante fonte di finanziamento agli investimenti funzionali alla crescita del Paese, in un contesto in cui, con sempre crescente difficoltà, il sistema bancario finanzia le imprese e lo Stato finanzia le infrastrutture. Soltanto attori efficienti e di grandi dimensioni possono gestire investimenti che richiedono elevati know how e forti presidi a costi contenuti. Quindi sarebbero auspicabili interventi legislativi con due obiettivi prioritari: incrementare la dimensione complessiva del risparmio previdenziale e ridurre il livello di frammentazione dell’industria per innalzarne il livello di efficienza. Ricordiamoci che se il sistema previdenziale pubblico, come nel mondo anglosassone, si limitasse a garantire i minimi pensionistici e se si indirizzasse il resto della parte contributiva al mercato privato, la previdenza privata potrebbe valere la metà del risparmio gestito attuale”.
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Nessuna nuova notizia – ma non per questo buone notizie a dispetto del famoso proverbio – è emersa dal Convegno “Il bilancio del sistema previdenziale italiano: scenari per la previdenza complementare”, organizzato da ARCA SGR nell’ambito del Salone del Risparmio 2016. La spesa assistenziale in Italia rimane eccessiva. Lo aveva già evidenziato un rapporto dell’INPS di qualche giorno fa che registrava un gap tra pensioni previdenziali e assistenziali di oltre 4 milioni di erogazioni (qui l’articolo di LPLNews24).
A fronte di un bilancio del sistema pensionistico italiano puro (cioè quello derivante dalle uscite dello Stato e dalle entrate relative ai contributi versati) sostenibile, si riconferma una spesa assistenziale eccessiva, fuori controllo e sempre più difficile da sostenere specialmente in un’ottica di lungo periodo. In occasione dell’incontro sono state evidenziate le indicazioni emerse dal Terzo Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano, pubblicato a febbraio dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali. Lo studio ribadisce l’urgente necessità di razionalizzare gli sprechi, allo scopo di liberare risorse indispensabili per rendere più flessibile, già dal 2016, il pensionamento anticipato e così aprire nuove e maggiori chance alle giovani generazioni in cerca di occupazione.
“La razionalizzazione della spesa assistenziale andrebbe condotta in maniera oculata e ragionevole, senza andare a pesare sui soggetti in difficoltà e bisognosi. Al contrario, un’operazione di questo tipo permetterebbe di verificare le reali situazioni di necessità separandole da quelle presunte e talvolta infondate. Il risultato sarebbe una stretta sugli sprechi e la liberazione di risorse utili. A questo approccio di verifica e trasparenza andrebbe poi associata un’operazione contabile, mettendo a bilancio gli oneri degli enti locali dei quali ad oggi non si conosce la reale entità” ha affermato Alberto Brambilla,Presidente del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali.
“Il risparmio previdenziale privato – ha aggiunto Ugo Loser, Amministratore Delegato di ARCA SGR – è una priorità perché rende socialmente sostenibile la riforma della pensione pubblica e fornisce un’importante fonte di finanziamento agli investimenti funzionali alla crescita del Paese, in un contesto in cui, con sempre crescente difficoltà, il sistema bancario finanzia le imprese e lo Stato finanzia le infrastrutture. Soltanto attori efficienti e di grandi dimensioni possono gestire investimenti che richiedono elevati know how e forti presidi a costi contenuti. Quindi sarebbero auspicabili interventi legislativi con due obiettivi prioritari: incrementare la dimensione complessiva del risparmio previdenziale e ridurre il livello di frammentazione dell’industria per innalzarne il livello di efficienza. Ricordiamoci che se il sistema previdenziale pubblico, come nel mondo anglosassone, si limitasse a garantire i minimi pensionistici e se si indirizzasse il resto della parte contributiva al mercato privato, la previdenza privata potrebbe valere la metà del risparmio gestito attuale”.
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È presente 1 commento
Bell'articolo ma non ti trovo su fb
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